Italia, paese a sovranità limitata

Dipendiamo dalle fonti energetiche più costose e c’impoveriamo più degli altri, perché
acquistiamo l’85 % dell’energia che usiamo. L’ecologismo ci ha regalato leader politici incapaci anche solo di far funzionare la raccolta della spazzatura.

Due dati servono a capire il nostro problema: 1. i Paesi europei producono il 62% della propria elettricità usando carbone e nucleare, noi produciamo il 62% della nostra usando petrolio e gas; 2. compriamo fuori dai confini l’85% dell’energia che consumiamo, ed importiamo anche il 18% dell’energia elettrica, prodotta per la gran parte da centrali nucleari. Praticamente siamo un Paese senza energia, quindi a sovranità limitata.

Si dirà che è colpa della natura, della scarsezza di materie prime o della storia. Invece è colpa della politica e della demagogia, alimentata dai mezzi di comunicazione. Per vili e/o venduti, nella percentuale che ciascuno può immaginare. L’Italia era all’avanguardia nel settore della sicurezza nucleare, poteva avere ambizioni non inferiori a quelle della Francia. Smantellammo tutto, in nome di un ecologismo che ci ha regalato leader politici incapaci anche solo di far funzionare la raccolta della spazzatura. Si convocarono tre referendum masochisti, nel cui risultato si volle leggere l’impossibilità di proseguire il programma nucleare. Non era così, ma quello si volle, precipitando indietro il nostro sistema produttivo e la nostra ricerca scientifica. Vedo che, oggi, ci sono diversi “pentiti” che sgomitano sulla scena per trovare visibilità. Esibizionisti del luogo comune, ieri come oggi. In Italia si premia tutto, tranne la coerenza e la capacità di far previsioni esatte.

Visto che dipendiamo dalle fonti più costose, c’impoveriamo più degli altri, perdendo sempre più in competitività. Inutile prendersela con la speculazione. Quel che serve è affrancarci da una debolezza strutturale. Almeno, si dirà, l’avere rinunciato al nucleare, il dover acquistare petrolio e gas, che costano in denaro ed anche in influenza politica, ci ha spinti a correre più degli altri nello sviluppo delle fonti rinnovabili. Nemmeno, siamo rimasti indietro anche lì. Condizionati da un ambientalismo strumentale, destinato a proteggere solo l’ambiente privilegiato di dirigenti inutili ed oziosamente parolai, abbiamo detto di no a quasi tutto. E neanche sappiamo reagire all’altro condizionamento, quello dei pensieri monolitici e settari, per cui se sei nuclearista (io lo sono, si è capito?) devi ridere delle fonti rinnovabili, perché ininfluenti, se sei per il solare devi inorridire per il carbone e così via. Invece, quelle fonti devono convivere, cercando di trarre da ciascuna il più possibile e puntando, nel medio periodo, a ridurre la subalternità che ci affligge.

C’è di buono che si è ripreso a parlarne, dopo anni in cui il problema era stato rimosso. Ma ancora sembra non si possa indicare un nodo fondamentale: l’approvvigionamento energetico è un interesse strategico nazionale, non può essere subordinato ad alcun localismo campanilistico, non può neanche subire la retorica federalista. La riforma costituzionale del 2001 lo inserì fra gli interessi regionali, segno di rara sconclusionatezza ed incoscienza. Da lì si deve tornare indietro, velocemente. Semmai si deve guardare ad una integrazione federale, ma verso l’alto, verso l’Europa. Noi italiani saremmo i primi ad avere interesse a fare del tema energetico un comune problema europeo. Lo è già, naturalmente, ma ciascun Paese lo affronta come crede e riesce, senza una politica comune che non sia quella dei vincoli all’emissione dei gas serra, a sua volta derivata da accordi mondiali. Il che, inutile sottolinearlo, ulteriormente ci danneggia, visto che usiamo quasi solo combustibili fossili.

Tornare al nucleare, promuovere la crescita delle fonti rinnovabili (che significa eolico e solare, perché quella idroelettrica è ampiamente sfruttata), costruire i rigassificatori per non dipendere pericolosamente dal gas dell’est, anticipare l’uso dei biocarburanti (anche qui eravamo avanti e siamo scivolati indietro). Questi sono i punti fermi di un programma energetico che guardi al futuro, non solo come al tempo i cui si scontano gli errori, gravi, del passato.

Davide Giacalone
Direttore dei periodici “la ragione” e “smoking”, già capo
Della segreteria del presidente del consiglio dei ministri

 

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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