Euroscettici ed Europeisti

David Maria Sassoli

Schulz è un vero europeista. Con lui la Commissione potrebbe attivamente cooperare con il Parlamento Europeo nell’interesse dei cittadini ed uscire dal giogo imposto dai Governi nazionali a cui Barroso l’ha sottoposta

sassoliUNA SETTIMANA SENZA EUROPA
Proviamo ad immaginare di vivere una settimana senza l’Europa, senza tutte le conquiste di sessant’anni di integrazione che, forse, diamo per scontate, ma che sono lì e, giorno dopo giorno, ci supportano nella nostra quotidianità. La mattina, al supermercato, pagheremmo un chilo di pane diverse migliaia di lire. Si, perché la lira sarebbe poco più che carta straccia. Immaginate di non poter beneficiare della libera circolazione di persone, merci e capitali, con la reintroduzione di passaporti e dazi doganali: calo delle esportazioni per le imprese che producono prodotti di qualità, aumento dei prezzi, diminuzione delle tutele. Niente fondi europei, nessuna risorsa per l’agricoltura, nessun mercato unico, nel quale ognuno si muoverebbe per conto proprio, senza cooperazione, né coordinamento, sperperando efficienza e risorse. Immaginate, per un momento, cosa significherebbe per i nostri ragazzi restare inchiodati all’interno dei nostri confini, senza quella straordinaria aria di libertà che ti concede la libera circolazione di uomini, donne e idee… Sette giorni così sarebbero sufficienti per mandare in rovina qualsiasi Paese, grande o piccolo, e far precipitare nella miseria famiglie e imprese.

LA SFIDA
Ci troviamo alla vigilia di una sfida decisiva: le prossime elezioni europee assumeranno un significato che travalica la formazione del Parlamento e della Commissione Europea. Saremo chiamati ad una scelta di campo e a decidere da che parte stiamo: vogliamo chiuderci all’interno dei nostri confini o intendiamo scommettere nel cambiamento dell’Europa? La destra e i populisti continuano a ripeterci che “è sempre colpa di Bruxelles”. È comodo: quando non si è capaci di fare qualcosa, di mantenere una promessa, di costruire il cambiamento, cosa c’è di meglio che attribuirne la colpa ad altri? Dall’altra parte ci siamo noi, quelli che vogliono un’Europa profondamente diversa per renderla più utile e democratica. Un aspetto deve essere chiaro: un’alternativa all’Europa non esiste. L’Europa è il muro che ci impedisce di scivolare nel baratro.

LA BATTAGLIA CONTRO I POPULISMI
Gli euroscettici, i populisti, gli xenofobi e i fascisti utilizzano la paura e la disperazione dei cittadini per mero calcolo elettorale. È facile spaventare le persone colpendo i loro punti deboli in un momento di crisi. Difficile, invece, è cambiare l’Europa, renderla uno strumento al servizio delle persone e delle nostre comunità. E l’Europa è utile perché nessuno può farcela da solo.
Neanche la Germania, tanto per indicare il Paese più forte, può competere nel mondo globale senza il mercato europeo. Nel mondo globalizzato, una singola Nazione europea non possiederebbe risorse, materie prime, volumi e popolazione per competere con le vecchie superpotenze economiche (Stati Uniti, Russia, Cina, Giappone) e con le economie in ascesa (India, Messico, Brasile). Da soli, ognuno per sé, saremmo destinati al declino. Insieme, invece, i Paesi europei possono farcela e potranno guardare negli occhi chiunque. Noi siamo quelli che ci mettono la faccia, quelli che si assumono le proprie responsabilità. In vent’anni di berlusconismo, ogni singolo fallimento (e ce ne sono stati tanti) è stato imputato all’Europa. Ogni volta in cui una promessa veniva disattesa, ciò avveniva perché l’Europa ce lo impediva. I nuovi populismi, poi, hanno cavalcato l’onda. Lega, prima, e Movimento 5 Stelle, dopo, si sono posti in perfetta continuità con il populismo della destra italiana. E gli alibi si sono sedimentati nell’opinione pubblica, creando un’avversione nei confronti dell’Unione Europea. Noi desideriamo ribadire con forza, invece, che gli errori, i ritardi e le ingiustizie provocati dalle politiche europee rappresentano il risultato delle scelte dei Governi. L’Europa ha agito come i Governi hanno deciso. Il mancato intervento europeo quando esplose la crisi della Grecia lo dimostra. Berlino si oppose a salvare il Governo di Atene perché il Presidente Merkel temeva le elezioni interne. Dopo anni di assurda austerity, i populisti tentano ora di incendiare la costruzione comunitaria: libera circolazione, mercato unico, competitività internazionale, solidità monetaria. Mettiamo in ordine alcuni benefici. Si pensi solamente alla realizzazione del mercato interno ed alle opportunità in termini di risparmio economico e di efficienza che ne derivano alle nostre imprese; al mercato unico per le telecomunicazioni che abbatterà i costi delle comunicazioni nei prossimi anni; alla rete transeuropea dei trasporti (della quale mi sono occupato) con investimenti per le infrastrutture che permetteranno ai cittadini europei di spostarsi con facilità e a costi ridotti; al mercato unico digitale, all’equo pagamento per le prestazioni professionali simili all’interno dell’Unione; al mercato integrato dell’energia in un momento in cui la crisi russo-ucraina ha fatto riemergere il problema del nostro approvvigionamento; alla scommessa di schema comune di ammortizzatori sociali per chi perde il lavoro; alla realizzazione di un’area di ricerca europea. Tutto ciò senza citare i fondi erogati dall’Unione alle Regioni per progetti di sviluppo. Fondi maltrattati, male utilizzati o, addirittura, caso molto diffuso, mai utilizzati. La sola realizzazione del mercato unico digitale e del mercato unico per i cittadini fanno risparmiare alle nostre tasche un equivalente di 500 miliardi di euro, che salgono a circa 800 se consideriamo tutte le politiche messe in atto dalla UE in questi anni. Proviamo a pensare a cosa significhi interrompere questi processi e ad assumersi la responsabilità di tornare indietro, sottraendo ai nostri figli e ai nostri nipoti queste opportunità, frutto di sessant’anni di integrazione, solo perché non siamo stati capaci di compiere la scelta giusta al momento giusto. Nel ‘900, l’Europa ci ha abituati alle follie, ma Italiani, Tedeschi e Francesi, insieme agli altri, hanno saputo anche curarle…

CAMBIARE IN EUROPA PER CAMBIARE L’EUROPA
Sono europeista e sono convinto che l’Unione Europea debba cambiare profondamente. Basta con l’Europa della superburocrazia, delle regole e delle percentuali inviolabili. La regola del 3%, ad esempio, non può costituire un dogma. Bisogna garantire la giusta flessibilità e permettere ai Paesi che hanno necessità di investire su crescita ed occupazione di poter farlo. Ma dobbiamo cambiare la regola, non violarla. Sostengo da sempre un ruolo nuovo per la Banca Centrale Europea: deve diventare una vera banca centrale e governare la moneta, intervenire sulla finanza speculativa, eliminare squilibri e storture.
Sostengo, oggi con ancora più forza, la necessità di procedere verso una vera integrazione politica, un passo fondamentale che renderebbe l’Europa un interlocutore sulla scena internazionale. Lavorare per un’Europa democratica significa scommettere sugli Stati Uniti d’Europa.

UN PRESIDENTE SCELTO DAI CITTADINI
Le prossime elezioni europee ci offriranno una grande possibilità: per la prima volta, i cittadini potranno indicare il nome del Presidente della Commissione Europea. Il Pd sostiene con grande convinzione Martin Schulz. Avere a capo della Commissione un uomo così sarebbe fondamentale per garantire all’Europa quella spinta comunitaria di cui abbiamo bisogno, una spinta che i dieci anni di presidenza Barroso ci hanno negato. Schulz è un vero europeista.
Con lui la Commissione potrebbe attivamente cooperare con il Parlamento Europeo nell’interesse dei cittadini ed uscire dal giogo imposto dai Governi nazionali a cui Barroso l’ha sottoposta. Siamo alla vigilia di elezioni che i populisti vogliono trasformare in un referendum sull’Europa e sulla moneta unica. Noi, invece, intendiamo costruire una nuova Europa ed è per questo che accettiamo la sfida.

David Maria Sassoli
Europarlamentare e capodelegazione del Pd all’interno del gruppo dell’alleanza progressista di socialisti e democratici. Giornalista

Rispondi