Vado anch’io – L’opinione di Davide Giacalone

 

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Il presidente del Consiglio Matteo Renzi con il ministro per le Riforme e Rapporti col Parlamento Maria Elena Boschi durante la conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri, Palazzo Chigi, Roma, 31 marzo 2014. ANSA/ETTORE FERRARI

“Vado anch’io” è la canzone in voga nel coro governativo, eco ritorta di quella che rese famoso Enzo Jannacci: “vengo anch’io”. In quel caso, però, s’ebbe la saggezza d’aggiungere: “no, tu no”. Anche il ministro Boschi ha voluto farci sapere che, nel caso dovessero vincere i “No”, al referendum confermativo autunnale, andrà a casa. Dubitando sia così forte il richiamo del focolare, ne deduco che si vuol dar fuoco alla campagna referendaria. La pira, però, può sfuggire di mano.

Ciascuno di noi ha avuto modo d’illustrare i propri propositi, in vista di quella scadenza. Ci torneremo, perché c’è tempo. Se qualcuno troverà modo di cambiare idea lo segnalerà. Senza problemi, perché questo è il bello del dibattito, se condotto su temi specifici e con argomentazioni razionali. Ma se i promotori della riforma costituzionale, se Renzi e Boschi continuano a battere monotonamente su un solo tasto, se continuano ad avvertirci dell’imminente sciagura, consistente nel loro rientro alla magione, non ci si stupisca se qualcuno la vede come un’opportunità e coglie il trasloco al balzo.

E’ un fatto di serietà, affermano, se le proposte che facciamo non passano che ci stiamo a fare? Ricordo che s’approssimarono al loro primo Natale diffondendo il testo di un importante decreto attuativo, in materia fiscale. Al frizzare delle polemiche se lo rimangiarono al volo, pubblicamente, con precedenza sul panettone. Eppure le case restarono vacanti e le poltrone occupate. Questioni di diversa rilevanza? Può darsi, ma resta l’impressione che la differenza stia, più che altro, nel premio che si pensa di conquistare, vincendo lo scontro. Sul terreno fiscale l’interesse era generale, ora è assai politico e di parte. Messa così, però, questa è la miccia capace d’innescare un rogo poco attinente alla materia sottoposta al giudizio popolare. Una tattica che comporterà, comunque vada, un successivo procedere sui carboni ardenti.

A noi il confronto piace, anche quando diventa scontro puntuto. Il supplizio, però, non ci entusiasma affatto.

Pubblicato da Libero

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