Può la Tunisia diventare un paese democratico?

Sono passati cinque anni dalla “Rivoluzione del Gelsomino”, che in Tunisia ha segnato la caduta del regime di Bel Ali, e che ha dato il via ad un grande processo di transizione democratica in tutto il paese. Ma la libertà democratica è un processo che richiede molti sforzi da parte di un paese piegato in due dalla disoccupazione giovanile – che ha raggiunto nel giro di pochi anni un alto tasso – e da due attacchi terroristici.

Tuttavia, negli scorsi mesi si è fatta più evidente la spinta democratica nella politica del paese, da parte soprattutto del partito Ennahda che ha giocato un ruolo di primo piano nella rivoluzione del 2011. Uscito vittorioso alle elezioni per la sua organizzazione e per essere riconosciuto come un partito della gente onesta, Ennahda, affiliato al movimento dei Fratelli Musulmani, aveva lanciato la sua campagna per una Costituzione che recepisse le indicazioni della sharia anche in Tunisia.

Il suo leader, Rāshid al-Ghannūshī, che era ritornato in patria dopo un lungo soggiorno all’estero a causa delle oppressioni di cui era oggetto il suo partito (sotto Bourghiba prima, e Ben Ali dopo), è riuscito a fare dell’esperienza politica post rivoluzionaria, un utile lezione per il suo partito. Inoltre, in una intervista rilasciata a Le Monde il 19 maggio scorso, Al – Ghannūshī ha precisato il suo pensiero affermando che bisognava abbandonare la prospettiva dell’Islam politico e andare verso una democrazia musulmana. Ennahda è un partito politico democratico, ha continuato, i cui valori sono musulmani e moderni e bisogna distinguere tra l’attività politica e l’attività religiosa. E ha aggiunto: la moschee sono un luogo in cui si riunisce il popolo e non vi è alcuna ragione di utilizzarle per le attività di un partito.

tunisia democrazia

Da ciò si evince che la religione deve essere uno strumento di unione e non di divisione, ma una visione democratica della religione musulmana ha bisogno del suo tempo per essere accolta in pieno, all’interno di un paese dove la religione rimane piedistallo della società. Con questa scelta di campo compiuta da Ennahda la Tunisia si pone nuovamente all’avanguardia del mondo arabo-islamico e islamico in generale, non rinunciando all’appartenenza all’islam, ma rendendola compatibile con la democrazia, i suoi principi e i suoi valori fondanti.

Mohamed Maalel

Metà pugliese, metà tunisino. Classe 1993, studia Scienze della Comunicazione presso l’Università degli studi di Bari. Blogger, divoratore seriale di libri ha cercato sempre di tenersi le mani ed il cervello occupati diplomandosi in un alberghiero, acquisendo un B2 in inglese presso il Trinity College di Londra nel 2011 e partecipando ad un progetto formativo che l’ha portato due mesi a Dublino, la terra delle grandi opportunità per i piccoli sognatori . Ed è proprio a Dublino che l’amore per la scrittura ed il giornalismo è maturato, grazie alla collaborazione con il giornale italo-irlandese “Italia Stampa”. Dalla madre italiana ha imparato il significato dei sacrifici, dal padre tunisino che la guerra è puro nutrimento spinto da interessi altrui. 

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