Renzi ha vinto, ma nessuno se n’è accorto

Il presidente della Repubblica Sergio Matterella con il premier Matteo Renzi a piazza Venezia, Roma 3 febbraio 2015. ANSA/ALESSANDRO DI MEO

Il presidente della Repubblica Sergio Matterella con il premier Matteo Renzi a piazza Venezia, Roma 3 febbraio 2015.
ANSA/ALESSANDRO DI MEO

Matteo Renzi ha dimostrato una capacità realizzativa eccezionale, da un parlamento senza un grande consenso politico è riuscito ad ottenere riforme che si aspettavano da decenni ma che nessuno era mai riuscito o aveva voluto ottenere. In meno di tre anni ha riformato l’assetto politico e istituzionale, ringiovanendo la classe dirigente. Ha ridotto il cuneo fiscale, le imposte sulle prime case e abolito Equitalia. Ha riformato il mercato del lavoro e la pubblica amministrazione, realizzato la riforma pensionistica aumentando i trattamenti più bassi fino a 500 euro. Per la scuola ha assunto migliaia di nuovi docenti. Ha permesso le unioni civili, la riforma dell’Irpef nel segno del Fattore Famiglia, il bonus bebè e quello ai diciottenni.

Ma tutto questo non basta, sull’onda del 40% dei voti degli italiani al referendum costituzionale, 12 milioni di voti ottenuti “ad personam”, se volesse sarebbe in grado di farsi un partito personale. E’ il leader più carismatico del momento, c’è una gran fetta d’Italia che si rivede in lui, che ha apprezzato il suo Governo del fare e le sue politiche europee anti austerity. Molti italiani non si riconoscono nella vecchia politica, non vogliono affidare il proprio Paese nelle mani dei possessori della “post verità”. D’Alema, Grillo, Salvini, Meloni, Brunetta e Berlusconi hanno ottenuto si il 60 per cento, ma con una coalizione talmente diversificata che diventa inconsistente. Il “Fronte del NO” ha attaccato il premier politicamente, è formato da numerose personalità unite per per motivi diversi ma che insieme mai potranno correre ad una consultazione politica. Una “maggioranza” basata su populismo, urla, incitamento a violenza e razzismo, soprattutto amplificata dalle finte realtà dei “Social” dove si trovano frasi come: “Boldrini troia adesso vai a casa e spero ti violentino due negri”.

Renzi ha si sbagliato nel personalizzare il voto referendario, ha perso il referendum, ma ora ha capito chi è con lui e chi di lui ha paura. Ora il Pd è sotto shock, molti vogliono la resa dei conti ma altrettanti sono i fidati dell’ex premier. D certo parlamentari e ministri s’interrogano sul futuro. Si ora quello che abbiamo di fronte mette i brividi. All’orizzonte, la legge elettorale da realizzare, una legge di bilancio da chiudere, il decreto sul terremoto che deve ancora avere il via libera della Camera, la crisi del Monte dei Paschi che potrebbe riaprirsi, la minaccia di nuova tempesta dello spread. Ma non solo, molte delle riforme iniziate sono da completare, mancano per esempio le regole per la formazione e il reclutamento degli insegnanti. Il tutto, senza maggioranze, senza una classe dirigente pronta a prendere il posto di Renzi. Chi ha votato No si è posto queste domande? 

Il presidente Mattarella ora dovrà prendere in mano la situazione. Per ora ha «congelato» le dimissioni di Renzi fino al varo della manovra economica che dovrebbe concludersi al Senato venerdì. Il Partito democratico ha la maggioranza assoluta dei deputati e l’ipotesi più forte è quella di un Governo Gentiloni, fidato di Renzi, per seguire il percorso della legge di stabilità e i provvedimenti relativi alle banche e per trovare un accordo per cambiare l’Italicum. Il sistema elettorale italiano al momento è caotico e incoerente: ci sono due leggi elettorali completamente diverse, una per la Camera e una per il Senato. Vincendo il NO le due camere rimangono uguali, quindi la Corte Costituzionale si deve pronunciare su come procedere per una nuova legge elettorale, questo avverrà presumibilmente a febbraio.

Le urne del 4 dicembre hanno restituito comunque due risultati positivi. In Austria è stato eletto un europeista. Marine Le Pen non siederà all’Eliseo e Angela Merkel sarà ancora cancelliere. L’antieuropeismo populista non farà breccia. Ci rendiamo conto tutti che da soli i singoli stati dell’Unione sono spacciati sotto le forze migratorie, finanziarie e militari che hanno accerchiato l’Europa. Si siamo sotto assedio e chi invoca la Brexit ricerca solo la gratificazione del proprio IO e non il benessere del popolo, anzi lo calpesta. Il secondo dato, relativo all’Italia, è l’affluenza alle urne. La voglia di partecipare e votare può essere un terreno fertile per sviluppare una ottima democrazia. Bisogna ora riuscire a comunicare in maniera corretta i programmi politici e non infondere agli italiani la disinformazione che fino ad ora ha disorientato le masse.

Abbiamo sprecato un sacco di tempo ed ora è tempo di uscire dalla mediocrità. Mediocrità voluta perchè fa gioco ai manipolatori, a chi non ha concretezza ma solo slogan. Dobbiamo risvegliarci con un nuovo rinascimento, permettere agli italiani, che da sempre sono eccelsi nelle scienze e nelle arti, di creare per il bene dell’umanità, e di poterlo fare in Italia però e non solo all’estero. Dobbiamo fare in modo che i giovani che non hanno creduto in questo referendum possano credere nell’Italia. E di questo le forze politiche, Partito Democratico in testa, devono rendere conto.

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