Il viaggio di Sultan, dall’Afghanistan fino al cuore delle nonne di Gorizia

Mahmoud Sultan, ha 41 anni e viene dall’Afganistan. Sultan è il volto dell’accoglienza diffusa in Italia e in Friuli Venezia Giulia. Rifiutato da Germania e Svezia è stato costretto a tornare in Italia.

Fonte: sconfinare.net

Ma partiamo dall’inizio. Sultan, con una carriera alle spalle di 6 anni da interprete, si scontra con i talebani proprio a causa del lavoro che faceva e non gli rimane altra scelta che partire dal suo Paese in cerca di una tranquillità che purtroppo nella terra natìa non gli era più concesso. Nel novembre del 2015 decide di partire per un viaggio lungo, un viaggio verso la speranza. In un mese attraversa a piedi e in auto, grazie a passaggi improvvisati, Iran e Turchia, poi si imbarca per la Grecia e attraversa il Mar Egeo, e da lì risale verso il centro dell’Europa secondo quella che viene definita rotta balcanica fino ad arrivare in Austria, Germania e infine Svezia. L’obiettivo era fermarsi in Germania o Svezia, ma avendo espletato il riconoscimento di frontiera presso Gorizia viene rispedito in Italia.

A Gorizia non sa dove stare e assieme ad altri ragazzi come lui raggiunge la “Jungle“, termine usato dai migranti locali per indicare il boschetto sulle sponde delle rive dell’Isonzo. Il fiume smeraldo, quel fiume sacro alla patria e che ha visto ben 11 battaglie per la difesa del confine durante gli anni della Grande Guerra. Fiume che purtroppo nel passato si è portato via la vita di un giovane immigrato come Sultan che viveva lungo la riva: una piena se l’è portato via.
Sultan, però, è fortunato rispetto ai compagni perché rimane nella “Jungle” solo 12 giorni, le autorità locali decidono di far evacuare il posto e di ricollocare tutti i richiedenti asilo. Sultan viene mandato a Cormons, un piccolo centro dell’Isontino a 15 minuti di strada da Gorizia sulla via per Udine. Cormons conta circa 7400 abitanti, paese di gente riservata e lavoratrice, rinomata per i vigneti e il “Vino della Pace”. La sistemazione a Cormons avviene proprio per includere Sultan all’interno del progetto di accoglienza diffusa che prevede di distribuire sul territorio nazionale i richiedenti asilo e non lasciarli segregati in grandi centri. Questo progetto permette loro di avere contatti con la comunità e, allo stesso tempo, consente ai nativi di conoscere questi ragazzi e le loro storie, magari superando certe diffidenze e credenze ormai consolidate. Sultan e gli altri ragazzi che condividono l’appartamento a Cormons con lui, sono seguiti, aiutati e supportati dagli operatori del ICS di Trieste che da più di 20 anni lavora nel settore.

 

piazza cormons turismo fvg

La piazza di Cormons Fonte: Turismo FVG.it

A Sultan piace Cormons, la definisce una città bella e dove si vive tranquillamente. Da due mesi frequenta dei corsi di italiano per stranieri con le idee ben chiare: ottenere l’attestazione di livello A2. Nel contempo ha svolto degli altri corsi presso la CRI – Croce Rossa Italiana locale a cui ha fatto una importante promessa: quando avrà ottenuto il livello linguistico necessario, andrà a operare per loro. Ma Sultan è un vero e proprio stacanovista, perché da qualche tempo ha iniziato parallelamente all’italiano, anche un corso sponsorizzato dal progetto Pipol di front office/segreteria tanto per non farsi mancare nulla e a dimostrazione della volontà di rimanere e costruirsi un futuro qui in Italia. Infatti alla domanda: che cosa vuoi fare nel tuo futuro? Sultan risponde: “Voglio imparare l’italiano, bene, per cercare lavoro e un giorno far venire la mia famiglia qui assieme a me”.

Ad onor del vero, bisogna anche dire che Sultan non solo riceve qualcosa dall’Italia e da Cormons che lo ospita, ma da il suo contributo, forse più di molti italiani. Oltre alle giornate ecologiche di pulizia degli ambienti urbani, Sultan è ormai ospite fisso, una sorta di nipote/volontario, della casa di riposo del comune. Chiama “nonne” le sue amiche e loro, se non lo vedono, chiedono di lui, gli fanno i regali e si fanno scarrozzare per la struttura e il parco dal giovane e sorridente ragazzo col nome straniero.
La forza dell’accoglienza diffusa, se curata nel dettaglio e seguita come si deve, è la capacità di ricreare un ambiente di normalità e di fornire per un periodo le basi da cui potersi costruire una vita in un Paese completamente sconosciuto e dove tutti parlano una lingua difficile e che non si conosce.
Sultan c’è qualcosa che vuoi dire? “Sì, per me la cosa più importante è Pace”.

 

Michel Mucci
Collaboratore di SocialNews

Michel Mucci

Nato nel 1985 a Gorizia contesto questo pluri culturale e linguistico. Laureato nella facoltà di lingue e letterature straniere dell’Università di Udine in relazioni pubbliche. Da 10 anni attivo nel mondo del volontariato locale e impegnato socialmente e politicamente. Passato da ufficio stampa per eventi e in diversi enti pubblici, ora opera all’interno di una company come responsabile recluting e gestione risorse umane. 

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