L’hate speech viola i (anche) tuoi diritti

L’hate speech, o discorso di incitamento all’odio, indica «un genere di parole e discorsi che hanno lo scopo di esprimere odio e intolleranza verso una persona o un gruppo (razziale, etnico, religioso, di genere o orientamento sessuale)».

Sempre più spesso si sente parlare di questo fenomeno, in particolare on-line e sui social network, il quale si pone al giorno d’oggi come manifestazione palese dei cambiamenti che coinvolgono e, in alcuni casi, sconvolgono la società italiana e soprattutto europea, poiché spesso il discorso di incitamento all’odio viene utilizzato nei confronti di migranti, rifugiati e minoranze, di quelle categorie deboli e incapaci di reagire “a tono”.

Il tema della diffusione dell’hate speech e il suo contrasto sono all’attenzione dell’opinione pubblica e della realtà istituzionale ormai da qualche tempo, ma la grave crisi umanitaria che sta investendo il continente ha evidenziato sempre di più la gravità del fenomeno stesso, stimolando l’azione di molte istituzioni nazionali e internazionali e soprattutto la società civile che, con una grande varietà di campagne e manifestazioni sta lottando contro la diffusione dei sentimenti di odio e intolleranza.

Quella in questione è una “corrente” difficile da controllare, da combattere e da provare: è possibile trovare odio nei commenti sul web, nel linguaggio giornalistico, nella propaganda politica, e ancora diffamazione e disprezzo in un servizio televisivo, in un’aula scolastica o nella campagna elettorale del candidato sindaco del nostro paese. L’attenzione che gli ordinamenti contemporanei dedicano al profilo dell’uguaglianza pone in una luce molto negativa l’incitamento all’odio e in particolare all’odio razziale, dipingendo questo non solo come possibile causa di violenze e disordini, ma anche come causa di inferiorità perdurante in cui riversano costantemente determinati gruppi.

L’esigenza di riscattare queste categorie, rendendo improponibili il pregiudizio e la discriminazione, diventa un obiettivo fondamentale e attraverso questo combattere il discorso d’odio è possibile.

articolo 1 dichiarazione universale dei diritti dell'uomo

È il Consiglio d’Europa, organizzazione internazionale di protezione e promozione dei diritti umani a livello regionale, attraverso la Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza, ad adottare una politica specifica sul tema dell’hate speech. In questo documento la Commissione elenca una serie di iniziative e misure che i Governi degli Stati membri dell’organizzazione sono invitati ad adottare per combattere questo fenomeno.Si invitano gli Stati ad adottare un approccio “vigoroso” per aumentare la consapevolezza pubblica sull’importanza di rispettare il pluralismo e sui pericoli derivanti dall’incitamento all’odio, nonché per dimostrare la falsità delle basi su cui questo si fonda e si stabilizza.

La campagna «No Hate speech Movement» è un esempio dell’attività forte e determinata che il Consiglio d’Europa sta mettendo in atto contro il suddetto fenomeno, risaltando in particolare come questo non rispetti i principi e gli impegni contro il razzismo e la discriminazione enunciati in diverse Convenzioni e Patti – un esempio è l’Art.20 del Patto internazionale sui diritti civili e politici, o l’Art. 4 della Convenzione internazionale sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale che stabilisce che debba essere dichiarata illegale ogni attività di propaganda che inciti alla discriminazione o che la incoraggi.

no hate speech movement

Anche l’Italia ha aderito all’attività del Consiglio d’Europa e il progetto italiano mira a «combattere il razzismo e la discriminazione nella loro espressione online dotando i giovani e le organizzazioni giovanili delle competenze necessarie a riconoscere e agire contro tali violazioni dei diritti umani».

Il discorso di incitamento all’odio, infatti, interessa i diritti umani e la loro violazione sotto diversi aspetti.

Questo provoca conseguenze come l’alienazione sociale, l’emarginazione, e danni alla dignità personale di individui spesso già in situazione di vulnerabilità.

Nei casi più estremi l’hate speech può ridursi in violenze e danni fisici, o addirittura nei cosiddetti crimini d’odio.

L’educazione ai diritti umani è perciò fondamentale in questo contesto, in quanto si fornisce uno strumento di lotta e contrasto, incoraggiando la partecipazione attiva e un linguaggio empatico nel rispetto della dignità di tutti.

In una situazione simile risulta pertanto fondamentale contrastare il razzismo, la discriminazione e la disinformazione attraverso l’educazione ai diritti umani e soprattutto al linguaggio umano, poiché le parole sono importanti, le parole hanno un potere enorme.

«Tutti possono prendere posizione contro la disumanizzazione, agendo a livello locale per riconoscere la dignità e i diritti uguali e inalienabili di tutti»

(Amnesty International)

 

Anna Toniolo

Anna Toniolo, nata a Mirano (VE) il 1/marzo/1994. Studentessa al terzo anno di Scienze Politiche, Relazioni internazionali e Diritti Umani all’Università degli Studi di Padova. Viaggiatrice e curiosa incallita, giornalista in erba per passione, combatto per la verità e la giustizia per vocazione. Su SocialNews alimento la mia passione per il giornalismo e la scrittura, alimentando la mia attitudine verso la giustizia e facendo del mio meglio per trasmetterla a chi legge. Cosa sono per me i diritti umani? Sono il filo rosso che unisce ogni essere umano, sono ciò che ci dovrebbe sempre ricordare che, anche se diversi, siamo tutti uguali. Bandite le discriminazioni. 

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