Perché l’acqua è un diritto umano universale

22 marzo: giornata mondiale dell’acqua

Viene celebrata ogni anno a partire dalla sua istituzione nel corso del Summit della Terra 1992 la Giornata mondiale dell’acqua. In quell’occasione, si svolse la prima conferenza mondiale dei capi di Stato sull’ambiente e, in quell’occasione, la scarsità crescente di acqua fu uno dei temi principali.

L’obiettivo della sua instaurazione è di spingere gli Stati a prendere le misure necessarie ad affrontare la crisi idrica per un miglioramento della qualità delle acque in tutto il mondo.

Oggi, oltre 663 milioni di persone non hanno accesso ad acqua potabile vicino alla loro abitazione e sono costrette a camminare ore e ore per raggiungere le fonti lontane.

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Il riconoscimento ufficiale del diritto all’acqua

Il 28 luglio 2010 l’accesso all’acqua potabile entra, a tutti gli effetti, nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948. Con la risoluzione 64/292, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite riconosce l’acqua potabile e i servizi igienico-sanitari come un diritto umano universale ed  essenziale per il pieno godimento della vita e di tutti gli altri diritti fondamentali della persona.  Invita gli Stati e le organizzazioni internazionali a fornire ai Paesi in via di sviluppo le risorse e le competenze per garantire acqua potabile sicura, accessibile e conveniente e servizi igienico-sanitari a tutti.

All’epoca, l’Assemblea prese atto del fatto che circa 884 milioni di persone nel mondo non disponessero di acqua potabile e che più di 2,6 miliardi di persone, soprattutto bambini, non avessero accesso ai servizi sanitari di base.

Gli Stati manifestarono la volontà di rispettare gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio che prevedevano anche di dimezzare, entro il 2015, la quantità di persone senza un accesso sostenibile all’acqua potabile. Un risultato che è stato effettivamente raggiunto, addirittura in anticipo rispetto alla scadenza, secondo quanto affermato da UNICEF e OMS.

I dati dimostrano come, dal 1990 ad oggi, più di 2 miliardi di persone abbiano ottenuto per la prima volta l’accesso a  fonti idriche adeguate, come impianti idrici muniti di tubature in abitazioni o luoghi pubblici, serbatoi e cisterne, pozzi adeguati, sorgenti naturali poste sotto controllo.

Tuttavia, la scarsità d’acqua colpisce ancora più del 40% della popolazione globale, una percentuale di cui si prevede un aumento. L’ultima Agenda ONU per lo Sviluppo Sostenibile vuole, a questo proposito, garantire l’accesso universale ed equo all’acqua potabile entro il 2030.

Esistono anche degli organi specifici che si occupano di promuovere direttamente l’accesso per tutti all’acqua potabile. Tra questi si può ritrovare il Consiglio mondiale sull’acqua che, ogni tre anni, organizza un Forum globale per riunire governi nazionali, locali e ONG.  

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Acqua, economia e lavoro

Ogni anno le Nazioni Unite pubblicano il Rapporto sullo sviluppo delle risorse idriche mondiali. In particolare, quello dello scorso anno ha dimostrato come una gestione insostenibile dell’acqua possa creare danni sia alla società che ai sistemi economici, rendendo inutili i risultati raggiunti in termini di riduzione della povertà e di creazione di posizioni lavorative. I dati mostrano che il 78% dei posti di lavoro in cui è occupata la forza lavoro mondiale dipende dall’acqua. Questo significa che investire nelle risorse idriche significa investire nel lavoro, con conseguente crescita dell’economia e del reddito nazionale.  

Il problema della contaminazione e della raccolta

Certo è anche però che l’acqua è condizione necessaria per la sopravvivenza umana. Secondo l’UNICEF, a livello globale sono circa 160 milioni i bambini sotto i 5 anni che vivono in aree ad alto rischio di siccità. Se l’acqua scarseggia, si fa ricorso a fonti non sicure e contaminate. La mancanza di servizi igienici adeguati provoca la diffusione di feci nell’ambiente. La conseguenza più diretta è l’aumento di malattie legate all’acqua impura, come colera, malaria o diarrea. I bambini, proprio per la loro fragilità, sono i soggetti più vulnerabili ad essere colpiti dai virus.

Per citare alcuni dati, il 16% della mortalità infantile globale è provocata dalla diarrea e sono 400 milioni i bambini in età scolare che ogni anno si ammalano a causa di parassiti intestinali, con possibili conseguenze sullo sviluppo cognitivo.

 

Sanjay Wijesereka, il responsabile per i programmi Acqua e Igiene dell’UNICEF, ha dichiarato che, in mancanza di acqua, sono le donne e le bambine a pagare il prezzo più alto, in termini di fatica, tempo e opportunità perse. Si ritrovano infatti a spendere 200 milioni di ore per raccogliere acqua, un’attività non riconosciuta come lavoro e nemmeno retribuita. Riguardo ai più piccoli, la raccolta sottrae tempo prezioso da dedicare alla scuola, e dal momento che che essa viene trasportata e poi anche conservata si aumenta il rischio di contaminazione nonostante provenga da fonti sicure.

Le maggiori criticità sono riscontrate in Africa Subsahariana e in alcune regioni dell’Asia, come Cina e India, dove alla sovrappopolazione si aggiungono i problemi inerenti a inquinamento e cambiamento climatico.

Maria Nara, la direttrice del Dipartimento per la salute pubblica dell’OMS ha spiegato che ogni investimento posto in essere per rimuovere i rischi ambientali si tradurrà in giganteschi effetti positivi per la salute.

Più di 800 bambini muoiono ogni giorno a causa dell’acqua contaminata. Solamente quando tutti potranno disporre di servizi idrici sicuri, sarà possibile auspicare all’eliminazione di tutte le morti evitabili al di sotto dei 5 anni,  obiettivo che compare nell’Agenda ONU 2030.

L’ammissione internazionale del diritto umano all’acqua non ha portato fino ad ora, nonostante i passi compiuti nella distribuzione, nessun cambiamento epocale, rimanendo un mero riconoscimento formale sulla Carta. È necessario che gli Stati si adoperino per la sua effettiva entrata in vigore in modo che tutti possano adoperarne perché l’acqua è stata proclamata patrimonio dell’umanità, senza di lei non esiste vita.
Alice Pagani

Alice Pagani

Alice Pagani, nata a Verona il 21/06/95. Attualmente studente di Scienze Politiche, Relazioni Internazionali, Diritti Umani presso l'Università degli Studi di Padova. Da sempre lettrice accanita, amante di lingue, culture e nuovi posti da scoprire. SocialNews mi permette di coltivare la passione per la scrittura, applicando, allo stesso tempo, gli studi universitari. Cosa sono per me i diritti umani? Tutti quei diritti che spettano a ognuno in quanto essere umano presente sulla Terra, non sono ammesse discriminazioni. 

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