Diritto d’asilo

di Massimiliano Fanni Canelles

Per la prima volta dalla Seconda Guerra Mondiale, il numero di rifugiati oggi al mondo ha superato i 50 milioni. Secondo i dati diffusi in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato dall’Alto Commissariato ONU per i rifugiati (UNHCR) il numero di sfollati, richiedenti asilo e rifugiati alla fine del 2013 aveva raggiunto la non lusinghiera vetta dei 51,2 milioni. Rispetto alla fine del 2012, sono state sei milioni le persone in più che sono state costrette a scappare dal proprio Paese d’origine, un aumento determinato principalmente dalla persistenza della crisi siriana e da alcune situazioni di esodo forzato in Africa, particolarmente gravi in Sud Sudan e nella Repubblica Centrafricana. Questo dato è particolarmente drammatico per l’intera società civile internazionale se si considera attentamente cosa implica il concetto stesso di rifugiato. Infatti il diritto d’asilo e il conseguente status di rifugiato si sono affermati come parte del catalogo dei diritti umani a partire dalla Seconda Guerra Mondiale con l’obiettivo di evitare che una tale atrocità disumana si ripetesse. Definito nella Convenzione di Ginevra del 1951, il rifugiato è colui il quale teme ragionevolmente di essere perseguitato dal Paese del quale è cittadino per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un gruppo sociale o per le sue opinioni politiche. Questi cinquanta milioni di individui hanno subito, uno per uno, una forma di violenza, uno per uno rischiano la vita a restare nella propria casa, uno per uno meritano tutto il nostro rispetto, la nostra protezione, il nostro aiuto.
Spesso, quando si parla di immigrazione, la confusione e i dubbi prevalgono, la disinformazione conduce ad un’interpretazione nebulosa dell’intero fenomeno che ha come diretta conseguenza una stigmatizzazione dei rifugiati. Immigrato e rifugiato sono delle figure distinte e non sono assimilabili. Lo status di rifugiato garantisce alla persona la protezione sotto l’egida della legislazione nazionale ed attraverso gli accordi internazionali di restare bloccati nel primo Paese dove riescono faticosamente ad arrivare, spesso non potendo ricongiungersi alla propria famiglia, ma nello stesso Paese non riescono ad integrarsi poiché la loro peculiare condizione non è nota, se non agli addetti del settore. È fondamentale, quindi, raccontare le storie dei rifugiati che ci sono in Italia, ospitati dai CARA o dai centri dello SPRAR, condividere le loro esperienze, indagare le condizioni in cui sono costretti a vivere. Proprio con questo scopo è nato il progetto “Voci migranti”, un’attività di @uxilia Onlus in collaborazione con il Collegio Internazionale del Mondo Unito di Duino (TS): “Voci Migranti” è una newsletter che ha la finalità di diffondere il più possibile informazioni raccolte direttamente nel CARA di Gradisca d’Isonzo (GO). Questo l’obiettivo anche di questo numero di SocialNews interamente dedicato ai rifugiati e al diritto d’asilo perché senza un’informazione capace di sfatare pregiudizi e falsi miti è impossibile mutare il clima di diffidenza ed intolleranza determinato da limiti di conoscenza nel quale i rifugiati si trovano.
Un clima che danneggia profondamente la loro vita, ma che riguarda tutti direttamente in quanto individui, in quanto umani.

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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