La Brexit le motivazioni. Una vittoria per l’ISIS?

brexit isis referendum“Maledizione, un brutto giorno per l’Europa”, twitta Sigmar Gabriel, vice-cancelliere tedesco. I cittadini britannici hanno scelto la Brexit ed è tempo di forti inquietudini, in un’Unione che, con il primo divorzio di uno dei suoi partner si ritrova ora spezzata: è una crisi stavolta davvero senza precedenti, e che potrebbe rivelarsi rovinosa.

Quali le cause di questo tracollo che compare all’orizzonte? Paura dell’immigrazione, riconquista del primato nazionale, esaltazione della propria storia imperiale per quanto riguarda gli inglesi. L’origine delle scetticismo verso l’Unione Europea risale però a ben prima della crisi finanziaria ed economica del 2008. In pochi ricordano che nel 2005, Francia e Olanda bocciarono a maggioranza i Trattati di Lisbona, ovvero la costituzione europea. Negli ultimi anni gli alti livelli di disoccupazione, il crollo degli standard di vita hanno progressivamente innalzato il livello dell’euro-scetticismo e le diverse performance degli stati dell’Unione hanno provocato la necessità di sottoporre chi inadempiente ad una impopolare austerità fiscale.

Quella del popolo inglese è stata comunque una decisone poco ragionata. Con la Brexit la Gran Bretagna ha perso anche il Commonwealth, l’India, l’Australia e il Canada prendono le distanze dalla mamma Inghilterra. L’immediato crollo della sterlina potrebbe essere solo l’avvisaglia di un generale impoverimento del paese. Le università britanniche perderanno i finanziamenti europei alla ricerca e fra diminuzione del Pil, crescita della disoccupazione, aumento del costo della vita, fuga dalla City e sentimenti europeisti della Scozia e dell’Irlanda il Regno potrebbe implodere su se stesso.

Ci vorranno anni – facendo riferimento all’articolo 50 del Trattato di Lisbona – perché l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea si concretizzi. Nel frattempo, possiamo aspettarci tensione e confusione e contrasti, accuse reciproche. D’altro canto l’Europa deve star molto attenta ad evitare che altri Paesi euroscettici siano tentati dall’esempio inglese. L’effetto domino è una minaccia concreta e drammatica all’Unione Europea.

Ma leggiamo gli avvenimenti recenti da un’altra ottica. Quella di un Paese, l’Unione Europea vicino e ai confini di una guerra civile in tutto il mondo arabo. In realtà la Brexit potrebbe essere anche il primo grande risultato dell’azione terroristica dell’Isis e più in generale dell’estremismo islamico. Gli attentati suicidi che hanno colpito la capitale europea Bruxelles, Parigi ma non solo anche la periferia dell’Europa come la Turchia hanno raggiunto il loro scopo. Ad Istanbul tre kamikaze in aeroporto hanno colpito a morte decine di persone e almeno un centinaio di feriti.

La strategia del terrore dell’Isis sta vincendo distruggendo dall’interno quell’Europa che poteva essere il baluardo difensivo dei diritti civili.

I cittadini europei non si sentono più sicuri e si arroccano nelle proprie nazioni chiedendo di innalzare muri e facendo il gioco degli strateghi dello Stato Islamico, di Al- Qaida ecc. I sentimenti nazionalisti, di estremismo e ghettizzazione quindi trovano terreno fertile e la paura del diverso disuniscono il popolo europeo rendendolo debole. Una debolezza trasversale che percorre le molteplici fratture, interne ed esterne, che il voto sulla Brexit ha fatto emergere.

Il terrorismo ha creato il clima di paura e di sospetto. Politici senza scrupoli hanno cavalcato questo malessere per fini elettorali e di potere politico personale. Il mondo globalizzato e la persistenza della crisi economica fanno il resto. Il risultato è che le persone si chiudono nei propri recinti e l’Europa si disunisce e soccombe.

Se vogliamo evitare un nuovo conflitto europeo ben più ampio e più drammatico dobbiamo contrastare gli estremismi e i nazionalismi e difendere l’Unione Europea in modo da combattere in primis la guerra culturale e sociale in corso, ricomporre le fratture e abbattere i muri. 

La crisi della Brexit è l’occasione per ripensare l’Europa e scrivere un futuro diverso. Dobbiamo rimettere l’Europa al servizio dei suoi cittadini, rilanciarne i valori, ricostruirne identità e obiettivi per dare risposte alle crisi che affrontiamo, da quella economica a quella ambientale, sociale, migratoria, terroristica.

 

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