Sciarpe dell’Amore: un filo sottile che lega @uxilia e la Tunisia

di Gabriele Lagonigro

Una trentina di donne di Djerba hanno trovato lavoro grazie alle iniziative della nostra associazione.

Auxilia sciarpe Djerba 2Un filo che lega popoli, culture e tradizioni nel nome della solidarietà. E non solo metaforicamente. Il trait d’union fra Italia e Tunisia, fra @uxilia e le infinite problematiche del Maghreb, si è concretizzato e consolidato quest’estate grazie al coordinamento di Marta Vuch, che in questi due mesi ha gestito fra Tunisi e Djerba le cosiddette “sciarpe dell’amore”.
Il progetto è presto spiegato: attraverso l’esperienza, la volontà e la caparbietà di una trentina di donne dell’isola mediterranea, e sotto l’egida della coordinatrice degli interventi umanitari e delle emergenze di @uxilia, è stata creata una rete solidale di lavoro, che impegna giovani e meno giovani, mogli, nonne, bisnonne e nipoti, in un Paese in cui l’impiego femminile è tutt’altro che incentivato. Si lavora in casa, nei cortili, molto spesso di sera, soprattutto d’estate, quando il caldo è opprimente, insopportabile. Si tesse, si annoda, si creano sciarpe e foulard che poi vengono portati in Italia e venduti in beneficenza ai banchetti di @uxilia. Il ricavato serve per finanziare i progetti umanitari della nostra associazione, ma anche – e soprattutto – per garantire un’esistenza decorosa e quanto più autosufficiente alle donne di Djerba che collaborano a questa iniziativa.
“L’idea del filo invisibile che raggiunge nazioni sperduti, oltrepassa confini, entra persino neiAuxilia sciarpe Djerba 1 paesi in guerra – spiega Marta Vuch – porta speranza ed un aiuto tangibile alle persone che ci lavorano. In questi mesi abbiamo percorso molta strada ma non ci fermiamo certo qui. Vogliamo implementare ulteriormente questo nostro progetto, aiutando in questo modo tutte quelle donne che vogliono lavorare per guadagnarsi la vita. Il progetto è destinato a tutti e nella sua semplicità riprende un lavoro legato alla tradizione femminile, il lavoro all’uncinetto, che si può fare in casa, ovunque”. La coordinatrice triestina racconta la sua estate tunisina. “In questi mesi ho visitato le donne che svolgono questa attività. Abbiamo costruito una rete che coinvolge una trentina di persone. Lavoriamo, garantiamo un minimo di stabilità economica, ma diamo grande importanza anche all’aspetto sociale. Ci riuniamo, parliamo, ascoltiamo le storie. Chiunque ha qualcosa da dire, basta saper ascoltare”.
Feriel, per esempio, con il ricavato delle sciarpe ha preparato la dote per suo figlio che si sposerà l’anno prossimo. Il marito, pescatore, non aveva i mezzi per il matrimonio. Le giovani Inshraf o Sabrine cuciono per guadagnarsi i soldi per continuare a studiare. Nonna Soad, con i dinari del suo lavoro, ha acquistato i tappeti per la moschea. E poi c’è Aisha, rimasta vedova, e Sondos, che utlizzerà i guadagni per curarsi dal diabete.
“Abbiamo realizzato anche le sciarpe estive. A Djerba il cotone colorato non esiste ma non ci siamo persi d’animo. Lo abbiamo trovato a Tunisi – racconta ancora Marta Vuch – e grazie a un autista che fa la spola fra la Capitale e la nostra isola ce lo facciamo consegnare nel suk. Basta un po’ di iniziativa e si risolve tutto”.

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