PER GARANTIRE UN FUTURO SOSTENIBILE ANCHE INTERNET DEVE TINGERSI DI VERDE

Incaricato di saziare la fame mondiale per messaggi, foto e video streaming, supportare servizi finanziari, trasporti e comunicazioni, Internet è il fulcro della moderna economia globale, ma anche il massimo consumatore mondiale di energia elettrica. Per evitare devastanti impatti sul cambiamento climatico, la transizione verso politiche energetiche basate su fonti rinnovabili sta diventando un must per i leader mondiali nel settore dell’Information Technology.

Inconcepibile nel 2018 immaginare un mondo ed una vita quotidiana senza la presenza del World Wide Web, la rete che ha trasformato il pianeta in un villaggio globale costantemente connesso. Ma se i benefici apportati dall’avvento di Internet sono sotto gli occhi di tutti, lo sono meno i suoi effetti collaterali, specie quelli legati all’impatto ambientale.

La crescente fame di dati è tra le principali responsabili del consumo di energia elettrica mondiale, spesso alimentata da fonti fossili quali carbone, petrolio, gas. Il settore dell’Information Technology consuma, infatti, più del 12% della domanda globale di elettricità, con una previsione di crescita annua del 4% fino al 2030. Data Center, reti di comunicazione, dispositivi per gli utenti: queste le aree principali di fabbisogno energetico del sistema Internet. Se PC e dispositivi elettronici diminuiscono il loro impatto ambientale, i data center, le sedi di migliaia di server che memorizzano e consegnano i nostri messaggi, le foto e i video dei nostri tablet e telefoni, consumano un’energia pari a quella di città di medie dimensioni. Più e-mail inviamo e archiviamo, più televisione e musica trasmettiamo, più documenti modifichiamo, maggiore è la proliferazione di server e antenne necessari per soddisfare le richieste mondiali. Si stima che, entro il 2025, le tecnologie legate alla comunicazione globale saranno responsabili della produzione di più emissioni di carbonio rispetto a qualsiasi altro Paese nel globo. Vista la crescente dipendenza mondiale da queste fabbriche dell’economia digitale, è necessario liberare la produzione tecnologica dal carbone e da altri combustibili fossili tingendola di energia green per tutelare la salute dell’ecosistema.

E’ il rapporto di Greenpeace Usa del 2017 “Clicking clean: who is winning the race to build a green internet” (“Cliccare pulito: chi sta vincendo la gara per dar vita ad un internet verde”) a gettare luce sullo stato delle politiche green applicate dai leader mondiali nel settore dell’Information Technology. Si tratta di un’analisi comparativa delle prestazioni energetiche delle principali compagnie presenti sulla piattaforma digitale finalizzata a svelare quelle virtuose che si alimentano con energia rinnovabile e quelle che fanno ancora uso di obsolete fonti fossili. Nel 2017, a guidare la corsa al “click pulito” i colossi digitali Switch, Facebook, Apple e Google, che da quattro anni hanno deciso di fondare il loro consumo energetico su energie rinnovabili stimolando, a ruota, la conversione green di almeno una ventina di data center e società globali di cloud (spazio di archiviazione personale di file).

Un abbassamento dei costi delle energie rinnovabili unita ad una sempre più diffusa sensibilità verso la questione del “climate change” sta portando un numero elevato di aziende nel settore IT ad ingaggiare una vera e propria gara per raggiungere performance energetiche 100% rinnovabili.

Un calo vertiginoso nell’adozione di politiche green si registra in Asia Orientale, soprattutto in Cina, Taiwan e Corea del Sud. Un mercato in continua ed inarrestabile espansione nel settore vede giganti tecnologici come Tencent, Baidu, Alibaba e Naver ancora in ritardo nell’utilizzo di energie green per mancanza di forniture nella regione, gap che fa del Sud-est asiatico il principale produttore di anidride carbonica del mondo. Secondo il rapporto, l’unico passo avanti sulla strada delle rinnovabili è stato compiuto in Corea del Sud: il governo provinciale di Gangwon ha annunciato un piano per la costruzione di un complesso di data center nel capoluogo Chuncheon la cui performance energetica sarà affidata ad un sistema che combinerà energia solare e idroelettrica. Multinazionali coreane quali Samsung, SDS e Kakao, stanno, inoltre, compiendo timidi, ma non ancora soddisfacenti, avanzamenti verso l’accesso a fonti rinnovabili.

Un enorme fattore di richiesta di dati è lo streaming video, a tal punto che, nel 2020, occuperà l’80% del traffico totale da parte degli utenti. Bocciato dal rapporto Greenpeace Netflix, il colosso in vertiginosa espansione nel settore: non fornisce dati pubblici sul consumo d’energia e non ha ancora assunto alcun impegno per la transizione dalle fonti fossili a quelle rinnovabili. E’ leader dell’intrattenimento in tempo reale in Nord e Sud America, Europa e adesso anche in Asia, regione tutt’altro che green, nella quale rappresenta il 47% del traffico totale. Nel campo della messaggistica, in cima alla classifica dei più virtuosi, oltre al già citato Facebook, troviamo Messenger, Google Hangouts, iMessage, Whatsapp e Instagram. Per quanto riguarda il campo del music/audio streaming, promossi a pieni voti iTunes e YouTube, bocciati Spotify e Soundcloud.
Far pressione sulle aziende meno efficienti affinché perseguano politiche energetiche in un’ottica 100% rinnovabile è la nuova sfida condotta da Greenpeace. Prossimo passo, spingere Netflix a tingersi di verde: su www.clickclean.org una nuova petizione on-line che non aspetta altro che un click.


Federica Governanti

Classe 1987. Palermitana di nascita, cosmopolita nel sangue e ambientalista nell’animo. Alla passione per i diritti umani e le discipline politologiche devo la mia laurea in Relazioni Internazionali, alla curiosità per la cultura a tutto tondo, i miei interessi che spaziano dalla musica alla poesia, dal cinema alla letteratura specie di viaggio. D’indole sognatrice e idealista, ho sposato l’utopia e indosso una fede laica per le cose impossibili. 

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