La strada delle donne verso il cambiamento in Arabia Saudita

Con il decreto “Vision2030” del Re Mohammed bin Salman, emanato nel settembre 2017, è stato abolito il divieto di guida per le donne in Arabia Saudita, ormai ultimo paese del mondo in cui vigeva questa restrizione, simbolo dell’impedimento verso la conquista dell’indipendenza femminile . La svolta è iniziata nel giugno 2018 con il rilascio delle prime patenti.

Donne al volante: l’annuncio e la caduta di un vincolo storico

La notizia non ha tardato a fare il giro del mondo: le donne saudite potranno guidare autonomamente un veicolo (sia esso macchina, moto o camion). Cade, dunque, una grande limitazione nelle loro vite. I media dello Stato di Riad hanno annunciato questa novità nel settembre del 2017 ed era giunta fino a Washington, dove era in corso un evento legato alla casa saudita. L’ambasciatore di Riad negli USA ha affermato: “ è il momento giusto per un cambiamento perché in Arabia Saudita si abbia una società giovane e dinamica.”

Mohammed Bin Salaman: l’autore della trasformazione

Con il nuovo programma politico, Mohammed Bin Salaman, principe ereditario del Re Salaman di 80 anni, ha voluto dare una ventata di innovazione ad uno dei paesi islamici più rigidi nell’applicazione della Sharia (legge sacra dell’islamismo, basata principalmente sul Corano e sulla sunna o consuetudine, che raccoglie norme di diverso carattere, fra le quali si distinguono quelle riguardanti il culto e gli obblighi rituali da quelle di natura giuridica e politica). Si può dire che sotto il comando autoritario della Dinastia Saudita è stata, negli anni, fatta rispettare la dottrina wahhabita (interpretazione fondamentalista del Corano per anni credo dominante della Penisola Arabica e dell’attuale Arabia Saudita). Le donne, in particolar modo, si sono ritrovate sempre nella condizione di essere discriminate in molti aspetti della loro vita, compresa la famiglia, l’educazione, l’occupazione, il sistema giudiziario, fino al divieto di guida. I loro spostamenti, infatti, erano determinati e vincolati dai padri, mariti, figli o fratelli. Oggi, però, possono guidare da sole senza dover ricevere preventivamente l’autorizzazione da parte di un parente maschio. Si può verificare, tuttavia, come esistano ancora delle vicende per cui le donne saudite siano ancora legate ad una sorta di “dominio” da parte degli uomini. Sono 8 le cose che non hanno ancora la possibilità di fare ovvero: non possono sposarsi senza permesso maschile, aprire un conto bancario, avere un processo equo, viaggiare autonomamente, vestirsi come desidererebbero, interagire con altri uomini, ricevere un trattamento medico e avere la custodia dei bambini nei casi di divorzio.

Nonostante ciò, le donne dell’Arabia Saudita, sono orgogliose di aver compiuto un passo così importante per la parità uomo-donna, anche se la strada da percorrere è ancora lunga.

La ragione principale, però, che ha spinto al vero cambiamento è legata da ragioni di tipo economico, come ha sostenuto l’ambasciatore di Washington, anche a causa del basso prezzo del petrolio. Fino ad oggi, infatti, gli uomini non sono riusciti a capire come, anche grazie all’intervento delle donne, esse possano essere un aiuto diretto per l’economia del paese. Attualmente, però, si nota un calo dell’oro nero e la situazione sembra essere differente: le donne dovranno sostenere la crescita del Paese che sta cercando di diventare indipendente dal greggio.

24 giugno 2018: una data da non dimenticare

Il mese di giugno per le donne saudite sarà sicuramente indimenticabile. Moltissime sono coloro che si sono iscritte ad una scuola guida per ottenere la patente. I dati sono sorprendenti: sarebbero ben 30 mila le aspiranti guidatrici di sesso femminile che dovranno sostenere l’esame. È un numero esorbitante poiché dimostra come esse siano davvero decise alla conquista di un ruolo rilevante all’interno della società.

Nonostante le diverse opinioni contrarie a questo decreto da parte della minoranza sciita e dei religiosi sunniti ultraconservatori che, per decenni hanno avuto l’ultima parola su ogni decisione, mai si sarebbe pensato che il consiglio ministeriale avrebbe trasformato un’azione “haram” (cioè proibita dalla legge islamica) in “halal” (concessa). Già negli anni ’90 era nata una campagna “Women2Drive” (movimento sociale delle donne saudite che chiedeva il diritto al conseguimento della patente) per cui esse dovevano mettersi alla guida in segno di protesta, situazione che si è intensificata sempre più nel 2011 con la Primavera Araba.

Il futuro delle donne in Arabia Saudita

Le donne, oltre a guidare auto private, potranno guidare anche i taxi e gli autobus. Una novità estremamente significativa. Le neo-patentate potranno condurre autobus universitari e adibiti al trasporto pubblico.

Le società di trasporto in Arabia Saudita hanno dichiarato di assumere donne fino al 20% del totale del personale creando circa 200.000 posti di lavoro.

Le imprese interessate, dunque, al cambiamento sono le società di servizio di trasporto e i taxi Uber e Careem. In particolar modo, la Careem ha affermato che assumerà circa 100.000 donne saudite, impiegate nel servizio.

“Nulla è impossibile”

Assel Al-Hamad, Sarah Nassif e Manal al-Sharif sono alcuni degli esempi di come i sogni si possano realizzare, anche per coloro che non ne avevano materialmente la possibilità.

Assel Al-Hamad ha coronato il suo più grande desiderio: ha guidato una Lotus del 2012, prima del gran premio di Francia, con cui Kimi Raikkonen vinse il gran premio di Abu Dhabi. La giovane ragazza è riuscita a realizzare il suo desiderio nel giorno in cui si è dato il via alle donne per poter guidare. È stato da sempre il suo sogno nel cassetto fin da piccola. “Guidare un’auto della Formula 1 va oltre i miei sogni”, ha affermato la giovane ragazza, che è entrata anche nella Federazione motoristica dell’Arabia Saudita. Assel sostiene che “nessuno ti può influenzare e nulla è impossibile”, un messaggio di incoraggiamento per tutti e, specialmente, tutte coloro perché se veramente si crede in qualcosa è giusto lottare per riuscire a raggiungere il proprio obiettivo.

Sarah Nassif, da molto tempo attivista sul fronte dei diritti delle donne, ha affermato alla BBC di essere “davvero entusiasta”. “Comprerò l’automobile dei miei sogni, una Mustang decapottabile e sarà nera e gialla!”.

Manal al-Sharif, promotrice della campagna “Women2Drive” ha confermato che “l’Arabia Saudita non sarà mai più la stessa”.

Infine, personaggi di spicco del mondo politico come il presidente degli USA Donald Trump e il segretario delle Nazioni Unite Antonio Guterres hanno rilasciato commenti e parole di approvazione di fronte a questa apertura del paese islamico. Il presidente americano l’ha definita “un passo positivo” mentre il segretario Guterres ha twittato parlando di “una svolta importante verso la direzione giusta”.

 

Melissa Guidolin

Sono Melissa Guidolin e ho 21 anni. Sono diplomata in "Tecnico dei Servizi Sociali" all'istituto "G.A. Remondini" di Bassano del Grappa. Frequento tutt'ora "Scienze Politiche,Relazioni Internazionali e Diritti Umani" all'Università degli Studi di Padova. Da sempre sono appassionata di bambini, anziani e persone con disabilità e ne difendo fermamente i loro diritti. Per me, i diritti umani potrebbero essere associati alla parola libertà e la loro garanzia è possibile specialmente in sistemi democratici. Sarebbe giusto che in tutti i paesi del mondo ci fosse l'opportunità per le persone di usufruire dei diritti di cui sono titolari ma che per svariati motivi, soprattutto politici, non possono godere fino in fondo. Questa esperienza a SocialNews sono sicura migliorerà molto il mio modo di scrivere. Tratterò sicuramente temi che mi appassionano e per cui studio, cercando di ampliare le mie conoscenze in merito all'attività di ricerca. 

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