“Vuoi sposarti? Abiura e convertiti”

In Italia, l’unione tra persone di fede differente rappresenta un fenomeno sociale sempre più avanzato. Spesso, si cerca un compromesso culturale e religioso che non denigri la fede di uno dei due coniugi. Si parla, in un certo senso, di libertà di fede. Tuttavia, questo fenomeno porta con sé, a volte come uno stigma, una differenza di genere disequilibrata. Nel luglio scorso, il Parlamento tunisino ha firmato una legge contro la violenza sulle donne. Il fine era quello di garantire maggiore libertà, dignità ed uguaglianza tra i sessi, così come sancito dalla Costituzione. Nulla, però, era stato pensato per i matrimoni interreligiosi. Può, pertanto, accadere che la donna sia obbligata a convertirsi alla fede del marito. Accade spesso di trovare coppie che hanno mantenuto la propria fede come compromesso per continuare a perseguire i propri principi morali. È, però, altrettanto vero che queste situazioni si presentano assai difficili nei Paesi nei quali la religione prevale sulla cultura. In Tunisia, ad esempio, la situazione è critica. Fino a poco tempo fa, se una donna musulmana desiderava sposare un uomo tunisino, quest’ultimo doveva convertirsi all’Islam. La donna era obbligata ad esibire un certificato che attestava l’effettiva conversione del suo futuro marito. La rinuncia alla propria fede e la Shahādah, la dichiarazione di abbracciare la fede musulmana, dovevano avvenire di fronte al gran Muftì della Repubblica tunisina. Vigeva la stessa regola per i matrimoni contratti al di fuori del territorio nazionale: il certificato serviva per delibare l’unione in Patria. Questa norma prevede, quindi, l’abbandono della propria fede a favore di un’altra spesso non conosciuta. Si evince l’indifferenza per la libertà personale, sacrificata di fronte alla fede. L’eccessiva presenza della religione nella quotidianità rischia di compromettere l’integrazione tra diverse culture. La Tunisia si presenta come un Paese laico. Il Corano non prevale sull’ordinamento giuridico. Tuttavia, nelle sacche di emarginazione, la laicità dello Stato non è garantita. Si può, peraltro, ravvisare un’incoerenza di fondo. La religione si identifica nella fede in Dio e nell’osservanza dei precetti morali. Ma quale etica obbliga un uomo ad abbracciare una confessione diversa senza un personale percorso spirituale? È corretto abiurare solo per sposare la persona che si ama? La risposta è giunta recentemente.

In Tunisia, le donne potranno finalmente sposare un uomo di fede diversa senza che questi debba convertirsi. La legge 5 novembre 1973, n. 216, che impediva alle donne di sposare un uomo di fede diversa, è stata abrogata. È avvenuto in occasione della festa delle donne del 13 agosto scorso. Il Presidente della Repubblica, Beji Caid Essebsi, ha disposto la riforma ed il Ministro della Giustizia, Ghazi Jeribi, ha revocato il divieto, ritenuto incostituzionale. Il matrimonio interreligioso può, quindi, e finalmente, essere annotato nei registri dello stato civile.

Mohamed Maalel

Metà pugliese, metà tunisino. Classe 1993, studia Scienze della Comunicazione presso l’Università degli studi di Bari. Blogger, divoratore seriale di libri ha cercato sempre di tenersi le mani ed il cervello occupati diplomandosi in un alberghiero, acquisendo un B2 in inglese presso il Trinity College di Londra nel 2011 e partecipando ad un progetto formativo che l’ha portato due mesi a Dublino, la terra delle grandi opportunità per i piccoli sognatori . Ed è proprio a Dublino che l’amore per la scrittura ed il giornalismo è maturato, grazie alla collaborazione con il giornale italo-irlandese “Italia Stampa”. Dalla madre italiana ha imparato il significato dei sacrifici, dal padre tunisino che la guerra è puro nutrimento spinto da interessi altrui. 

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