Olio di palma. Entro il 2021 via dai biocarburanti

Fonte di energia rinnovabile o minaccia per l’incolumità delle foreste? L’olio di palma è diventato nel giro di 20 anni uno degli ingredienti più utilizzati per la produzione di prodotti dolciari, così come nella composizione di biodiesel. Ed è proprio quest’ultimo utilizzo a far discutere i membri dell’Unione Europea. Durante l’ultima assemblea, la commissione sulle energie rinnovabili ha deciso infatti di revisionare alcuni dei precedenti accordi presi sui biocarburanti tra cui l’olio di palma. Quest’ultimo dovrà sparire completamente dalla composizione dei biocarburanti entro il 2021. Obbiettivo è quello di rispettare gli obbiettivi dell’Accordo di Parigi per la lotta contro il cambiamento climatico.

L’olio di palma è infatti stato considerata una fonte di energia rinnovabile, la cui estrazione, però, causerebbe maggiori emissioni di quelle che ridurrebbe il suo impiego. Allo stesso tempo già in precedenza se ne era segnalato il prelievo come principale causa della deforestazione in Indonesia e altri paesi e quindi dei cambiamenti climatici in atto.

Credits photo: sole24ore.it

Origini dell’olio di palma

La palma da olio viene introdotta per la prima volta nel 1848 nell’isola di Giava e successivamente in Malesia. Lo scopo iniziale era quello di combattere la povertà. In seguito però diviene uno dei maggiori prodotti utilizzati nel commercio sia di alimentari che di biocarburanti. L’utilizzo eccessivo di tali prodotti è fonte di danni per l’ambiente. Per sopperire alle crescenti necessità dell’olio di palma diverse zone di foresta pluviale vengono infatti convertite alla monocoltura di tale prodotto.

Questo ha portato ad inaridire il terreno prima destinato ad altri generi alimentari. In secondo luogo, in territori come l’Indonesia e la Papua Nuova Guinea, tale processo è avvenuto incendiando alcune zone di foresta. Questo ha implicato una maggiore emissione di gas serra. Date tali premesse, è evidente che l’olio di palma non possa aiutare a ridurre le emissioni di gas serra. Motivazioni di tipo ambientale hanno perciò spinto i maggiori produttori ad eliminare tale ingrediente dai prodotti di tipo dolciario, ma non come componente per alimentare i motori delle vetture.

L’olio di palma come biocombustibile

L’olio di palma è infatti une delle principali materie prime utilizzate per la produzione di biocombustibili di prima generazione. Questi proprio per i rischi connessi per la biodiversità sono stati sostituiti almeno in parte da biocombustibili di seconda generazione (prodotti da materiali legnosi) e di terza generazione (risultato di alcuni elementi quali alghe). Ma non del tutto.

Stando a quanto testimoniato dal rapporto Oilworld promosso dalla Transport & environment, l’impiego di palma da olio per i combustibili è diventato nel giro di 8 anni almeno 38 volte maggiore di quello necessario per la produzione della Nutella.

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Per tali ragioni, la commissione europea, lo scorso 14 giugno, ha deciso di mettere uno stop all’utilizzo di questa piantagione anche nei biocombustibili. Se tale decisione sarà realmente messa in pratica da tutti gli stati membri entro il 2021, è dato ancora da vedere.

 

Maria Grazia Sanna

Nata a Sassari il 14/08/1991, attualmente studio Comunicazione pubblica e d'impresa a Bologna e scrivo per Social News cercando di trovare connubio tra teoria e pratica. Appassionata di viaggi, cultura e politiche, ricerco sempre nuovi stimoli nelle esperienze quotidiane e in quelle all'estero. Ho vissuto in Francia come tirocinante, in Belgio come studentessa Erasmus e a Londra come ragazza alla pari ma questo è solo l'inizio. 

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