Il muro della vergogna di Lima

A Lima, capitale del Perù, c’è un muro che divide uno dei quartieri più agiati da uno dei più poveri. ll primo tratto fu opera di un collegio gesuita, che si sentiva minacciato dalle baraccopoli sempre più vicine. Negli anni successivi la barriera si è estesa fino a raggiungere una lunghezza di 10 chilometri, diventando il simbolo delle disparità economiche e sociali in Perù.

Secondo l’OXFAM (Comitato di Oxford per il sollievo della carestia) il Perù è un paese con forti disuguaglianze, che non sono diminuite dopo il boom economico che ha sperimentato tra il 2003 e il 2013.; Tanto è vero che nel 2002 si trovava all’82° posto nella classificazione secondo l’indice di sviluppo umano (indice utilizzato dall’ONU per valutare la qualità della vita nei paesi membri) mentre nel 2015 si trovava all’87° posto.

Questo profondo divario è percepibile nella capitale peruviana. In questa  città è stato costruito un muro che divide uno dei quartieri più ricchi, Las Casuarinas (dove le case possono costare fino a 5 milioni di dollari) e uno dei più poveri, Pamplona Alta (rione in cui le case spesso non hanno elettricità e acqua potabile).

Il primo episodio che avvicinò queste due realtà così diverse si verificò nel 1971, quando un gruppo di duecento famiglie (provenienti da tutte le zone del Perù, in particolar modo quelle rurali) invase un terreno di proprietà dello stato nel quartiere di Pamplona Alta.

Nei mesi successivi continuarono ad arrivare persone che occuparono altre proprietà private. Alcuni di questi possedimenti si trovavano anche a ridosso del collegio Immacolata Concezione, amministrato dai Gesuiti, frequentato da figli di famiglie della classe medio-alta.

Dopo un iniziale intervento della polizia per sgomberare gli insediamenti, i proprietari terrieri ed i gesuiti chiesero allo stato di mettere in atto delle misure che salvaguardassero il loro diritto alla proprietà privata. Il governo decise di censire gli invasori, legalizzare le case nei terreni non privati e spostare nel quartiere Villa el Salvador le persone che si erano stabilite nelle proprietà private.

Gli insediamenti a Pamplona Alta, secondo il geografo Manuel de los Santos, continuarono a crescere nuovamente, fino ad arrivare a occupare, ancora una volta, terreni circostanti alla scuola Gesuita. Questo portò, nel 1985, alla costruzione di un muro di cinta che unicamente nella zona a confine con la baraccopoli presenta un’altezza di 3 metri.

Negli anni ’90 entrambi i quartieri si stavano ampliando, col risultato di trovarsi sempre più a ridosso. La dirigenza del quartiere benestante era preoccupata che le case di lamiera occupassero terreni vicino alle ville in costruzione, decretandone una diminuzione del valore economico. Pensò perciò che la soluzione fosse piantare 800 alberi al confine tra i due quartieri.  In poco tempo però la dirigenza si rese conto che non crescevano così in fretta come avrebbero sperato.

Iniziarono per questo la costruzione del muro e con esso gli scontri: il suo innalzamento avrebbe limitato l’accesso verso la Panamericana Sur (autostrada che attraversa tutto il Perù).  

Il conflitto si acuì quando iniziò la persecuzione dei leader dalle baraccopoli. Uno di loro finì in cella per otto giorni per aver mobilitato i suoi vicini contro la costruzione del muro.

Per porre fine al conflitto e legittimare la costruzione del muro i dirigenti de Las Casuarinas comprarono i terreni che vanno dalla scuola fino a Las Casuarinas Alta, obbligando la popolazione a ritirarsi.

Il muro negli anni ha raggiunto una lunghezza di 10 chilometri, protetto in alcuni tratti da filo spinato.

Cosa ne pensano i cittadini?

Le ragioni della costruzione di questo muro non sono mai state espresse, per questo cambiano a seconda della prospettiva.

Per gli abitanti di Pamplona il muro serve a tenere i differenti ceti sociali divisi, causando loro ancora più difficoltà. Tant’è vero che alcuni dei residenti di questo quartiere per raggiungere il posto di lavoro devono passare ore in autobus fermi nel traffico, mentre se la barriera non ci fosse ci impiegherebbero all’incirca 10 minuti.

Secondo gli abitanti de Las Casuarinas il muro è stato costruito per proteggersi dall’avanzamento degli insediamenti abusivi. Il distretto al di là della barriera ha effettivamente avuto uno sviluppo notevole, basti pensare che il numero di abitanti è aumentato tra il 2007 e il 2016 di 37 mila unità.

Un’altra argomentazione usata dai cittadini più ricchi è che Lima non è una città sicura e l’unico modo per proteggersi è costruire un muro. Anche questa affermazione non è del tutto falsa. Secondo il piano locale di sicurezza cittadina di Lima del 2016 il distretto di San Juan de Miraflores è uno dei più pericolosi.

Queste argomentazioni non possono di certo giustificare la costruzione di una barriera tra ricchi e poveri.

Se non si trovassero a poche centinaia di metri di distanza questi due gruppi parrebbero provenire da due luoghi completamente diversi. Anche il contatto tra gli abitanti dei due quartieri è quasi nullo, se non fosse che molte delle persone che vivono a Pamplona lavorano come domestici o giardinieri nelle ricche case dei loro vicini.

Una vita agiata contrapposta a una vita di miseria divisa solo da un muro che non fa altro che nascondere i problemi senza risolverli, e che produce segregazione sociale.

Jenny Bizzotto

Mi chiamo Jenny Bizzotto e sono nata a Bassano del Grappa il 20 giugno 1994. Ho frequentato il liceo sociale G.B. Brocchi, attualmente sto frequentando la facoltà di Scienze politiche, relazioni internazionali e diritti umani all’Università di Padova. Per me i diritti umani sono qualcosa di profondamente legato al progresso della civiltà, più essa si sviluppa più i diritti devono essere garantiti e si devono sviluppare. Scrivere per SocialNews mi permette di approfondire temi legati alla geopolitica e ai diritti umani e di condividere le informazioni con altre persone. 

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