Maternità e lavoro: lo spot di Carpisa divide l’opinione pubblica

Nelle scorse settimane i profili social di Carpisa, famoso brand napoletano di pelletteria low cost, sono stati presi d’assalto da moltissimi utenti. Infatti, l’azienda, in occasione della festa della mamma ha pubblicato un video che ha scatenato forti critiche, ma anche manifestazioni di affetto. Si può dire che il video, prodotto in collaborazione con i ragazzi di Casa Surace, ha diviso l’opinione pubblica su un tema attuale come quello delle madri lavoratrici.

Ecco una breve descrizione del video: una serie di dipendenti Carpisa vengono chiamate ad accomodarsi davanti ad una scrivania. Il signore seduto dall’altro lato si presenta come un consulente esterno del lavoro. Inizia a chiedere alle lavoratrici se ci sia qualcosa che hanno tralasciato, facendo delle non poco velate minacce di richiamo per “mancata cura nei dettagli”, “insubordinazione”, “disattenzione” e via dicendo. Le dipendenti reagiscono con confusione, altre volte con rabbia, affermando la loro passione e diligenza verso un lavoro che portano avanti tutti i giorni. A questo punto del video vengono invitati ad entrare nella stanza figli e figlie delle suddette lavoratrici. I bambini iniziano a fare richieste: chiedono di poter passare più tempo con la loro mamma, di giocare insieme, di tornare a casa da scuola insieme. Le mamme si commuovono, abbracciano i loro figli e a fine video appare la scritta “Viva la mamma!”.

Carpisa ha infatti esplicitato che l’obiettivo del video era quello di ringraziare e rendere onore a queste donne che, oltre a sobbarcarsi le responsabilità di un lavoro a tempo pieno, a casa hanno anche una famiglia e dei figli di cui prendersi cura con affetto e dedizione.

Se tanti hanno compreso l’intento dell’azienda napoletana, altri hanno accusato Carpisa di aver quasi umiliato queste donne, mettendole nella posizione di doversi sentire in colpa di lavorare togliendo tempo alla cura dei loro bambini.

Il web si è, quindi, infiammato, con diversi utenti che, sia su Facebook che su Twitter, chiedevano all’azienda se mettesse a servizio delle dipendenti un asilo aziendale, degli orari di lavoro flessibili, la possibilità di non lavorare nei festivi. L’azienda ha risposto rimarcando gli intenti del suo video e ringraziando chi, invece, aveva apprezzato l’iniziativa, categoria in cui erano comprese anche le mamme protagoniste.

Rimane una dato di fatto che l’Italia sia uno dei paesi europei in cui più neo mamme sono costrette ad abbandonare il posto di lavoro.

Basandosi su una ricerca nel quadro dei paesi  Ocse, in Italia le donne occupate sono il 48% e gran parte del lavoro a cui si dedicano non è retribuito. Il fatto è che il welfare del nostro paese è manchevole sotto questo punto di vista sia qualitativamente che quantitativamente.

L’ingresso agli asili nido è spesso proibitivo date le lunghe liste di attesa e gli alti costi. Infatti solo una bambino su quattro, in un’età compresa tra gli 0 e 4 anni, usufruisce di questo servizio e questo, appunto, può portare la madre a licenziarsi. Nel 2016 l’Ispettorato Nazionale del Lavoro ha calcolato che del 78% delle dimissioni convalidate a madri lavoratrici, ben il 40% riguarda la loro difficoltà ad unire lavoro e famiglia.

Insomma, nonostante lavorare sia ormai una necessità e la possibilità di far carriera sia un’occasione reale per ogni donna, sono sempre loro a dover risentire delle mancanze di norme specifiche e servizi. Considerando il crollo demografico in atto nel nostro paese il problema diventa ancora più rilevante, poiché una donna può liberamente scegliere di rinunciare ai figli per dedicarsi alla carriera.

Dal punto di vista dei congedi parentali si è fatto un tentativo per “parificare” le opportunità in mano a mamme e papà. La legge 28 giugno 2012 n.92  istituisce un congedo obbligatorio (un giorno) e un congedo facoltativo, alternativo al congedo di maternità della madre (due giorni), fruibili dal padre, lavoratore dipendente, anche adottivo e affidatario, entro e non oltre il quinto mese di vita del figlio. Successivamente, la Legge di Bilancio 2017 (articolo 1, comma 354) ha innalzato a quattro le giornate di congedo obbligatorio per i neo padri ripristinando inoltre quella di congedo facoltativo di cui i papà potranno godere se la mamma rinuncia a uno giorno di maternità. Un segno positivo è la crescita di richieste di “congedi parentali”. Secondo i dati Inps si è passati dall’11,0% del 2012 al 18,4% del 2016.

Purtroppo l’Italia rimane ancora un fanalino di coda rispetto agli altri paesi europei, soprattutto il Nord Europa. Probabilmente le leggi non bastano e c’è ancora un problema culturale in cui la vicinanza della madre al bambino viene considerata preponderante rispetto a quella del padre.

Infatti, una delle accuse rivolte allo spot targato Carpisa era che quest’ultimo desse una rappresentazione sbagliata e antiquata del ruolo di madre lavoratrice. Sono sempre più richieste una rappresentazione e una narrazione che siano alleate di un cambiamento culturale, sociale ed economico necessario, senza nulla togliere alle migliori intenzioni dell’azienda napoletana.

Working mother with child in business offiice. Multitasking person. Flat vector.

 

Laura Ruffato

Mi chiamo Laura, ho 21 anni, sono nata a Camposampiero (PD) nel 1996. Sono laureanda in Scienze politiche, relazioni internazionali e diritti umani all’Università di Padova, dove, appunto, ho potuto apprendere molto su una materia che mi ha sempre interessata e che dovrebbe coinvolgere più persone possibili: i diritti umani. Credo sia un tema in continuo divenire e per questo motivo sono convinta che serva raccontare la loro storia, il loro sviluppo e il loro impatto sulla società e qui, soprattutto, il giornalismo ha un ruolo fondamentale. Per questo motivo ho colto l’occasione di collaborare con SocialNews. 

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