Fondazione Foresta Onlus, uno sportello contro la violenza sulle donne

“Il problema dell’8 marzo? La festa delle donne… è ancora senza l’uomo”. È questa la posizione di partenza della Fondazione Foresta Onlus di Padova che, proprio l’8 marzo 2018, ha aperto uno sportello rivolto agli uomini per aiutarli a comprendere la violenza contro le donne, a riflettere su loro stessi e sulla loro maschilità. L’iniziativa vuole contrastare questa violenza ancora radicata nella società di oggi nella quale permangono forti discriminazioni di genere.

Femminicidio, una vittima ogni tre giorni..

Per quanto riguarda i dati, nel corso dell’ultimo decennio, l’Istat ha registrato un calo sia delle violenze fisiche o sessuali nei confronti delle donne sia della violenza psicologica, che viene molto spesso sottovalutata dalla stessa vittima, ed è costituita da insulti, minacce, ricatti e umiliazioni pubbliche. Eppure, i dati Istat del 2014 parlano ancora chiaro: in Italia quasi sette milioni di donne hanno subìto nel corso della propria vita una forma di abuso. In alcuni casi, queste situazioni sfociano nel femminicidio, che comprende non solo l’estrema violenza di genere che culmina con l’omicidio, ma anche, come spiegato dall’antropologa messicana Marcela Lagarde, altri episodi drammatici che hanno come protagoniste donne e bambine: suicidi, sofferenze fisiche e psichiche. In Italia sono più di cento le donne che, in un anno, con una media di una vittima ogni tre giorni, vengono uccise da parte di un uomo.

Sono proprio i fatti di cronaca a ricordarci fino a dove possa spingersi la violenza di un uomo verso la propria compagna. Le ultime notizie raccontano di Laura Petrolito, ragazza ventenne, accoltellata e gettata in un pozzo dal compagno ventiseienne per gelosia, secondo le sue dichiarazioni. Noemi Durini aveva sedici anni quando, lo scorso anno, il suo ragazzo, anch’egli minorenne, l’ha picchiata, accoltellata alla nuca e poi sepolta viva sotto un cumulo di pietre.

Tanti, troppi sono gli episodi che mostrano come le violenze e gli abusi siano un modo per imporre la superiorità dell’uomo, conseguenza di una visione primordiale dei rapporti umani. La base di questi abusi è da ricercare negli stereotipi di genere, nel linguaggio, nelle disuguaglianze che opprimono la nostra società.

Stereotipi, genere, linguaggio

Ancora oggi, infatti, nella società italiana, persiste un modello patriarcale che vede la figura femminile in una posizione di inferiorità rispetto all’individuo del sesso opposto e le disparità di trattamento sono ben visibili nella realtà che ci circonda. Ben difficilmente le donne riescono a raggiungere posizioni apicali all’interno del mondo lavorativo che, oltretutto, mostra un elevato gender pay gap, ossia una disparità salariale tra i due sessi, e una percentuale maggiore per quanto riguarda la disoccupazione femminile rispetto a quella maschile. Questo dovuto anche al fatto che le donne, durante la maternità, sono sempre più a rischio di perdere il lavoro. I diritti delle neo mamme sono garantiti dal D.Lgs 151/2001 che prevede il rientro delle lavoratrici al lavoro con lo stesso ruolo avuto prima della maternità. Eppure, le neomamme si possono trovare di fronte a casi di demansionamento, trasferimento o permessi negati. È necessario ricordare anche quegli episodi in cui, durante il colloquio di lavoro, alla donna vengono sottoposte domande riguardanti la presenza di figli o la volontà di averne in futuro.

 

Da tenere in considerazione, a questo proposito, gli stereotipi di genere, originari di un linguaggio sessista, che sono ancorati alla società e che contribuiscono alla creazione di diverse forme di discriminazione. Lo ha fatto presente anche Paola Cortellesi durante la cerimonia di premiazione dei David di Donatello, gli Oscar del cinema italiano, avvenuta il 21 marzo 2018. Nel corso del suo monologo, l’attrice si è soffermata sul cambio di significato che viene attribuito ad alcuni termini quando, dal maschile, vengono declinati al femminile. Si tratta di parole che cambiano, e diventano un luogo comune. Eppure, con questi luoghi comuni, ci ricorda Paola Cortellesi, un bambino maschio potrebbe iniziare a credere che le bambine siano meno importanti di lui, crescere nella convinzione che le ragazze in qualche modo siano di sua proprietà, e poi da adulto pensare sia giusto che le sue colleghe vengano pagate meno. Allora forse, non gli sembrerebbe nemmeno sbagliato offenderle, deriderle, palpeggiarle.

L’assorbimento di questi stereotipi di genere da parte dell’individuo ha proprio inizio durante i suoi primi anni di vita, partendo con l’attribuzione di specifiche doti, qualità, compiti differenti a maschio e femmina. In questo contesto, l’educazione scolastica, e in primis la famiglia, dovrebbero imparare a promuovere una decostruzione di tutti i ruoli e immaginari di genere che influenzano i giochi, le relazioni, il comportamento dei bambini. Questi stereotipi arrivano a culminare nella segregazione lavorativa, ovvero, l’associare professioni lavorative all’una o all’altra categoria, e il cercare di escludere l’accesso alle donne a determinati ambiti di carriera. Difficile è, per il genere femminile, arrivare in una posizione di potere all’interno di un’organizzazione, ancora più lo è mantenere quel ruolo, impossibile farlo senza dimostrare in continuazione il proprio talento. Questa è disparità tra uomini e donne, un enorme disequilibrio che persiste tra i due generi.

Da qui parte l’attività della Fondazione Foresta che, con psicologi e psicoterapeuti, lavora nelle scuole per diffondere comportamenti che possano evidenziare la parità nelle diversità. Quest’anno l’attività si è spinta oltre, in quanto è necessario un intervento mirato all’uomo, al ragazzo giovane, che lo aiuti a comprendere non solo queste differenze di genere, ma soprattutto che lo sproni a meditare. Nasce così lo sportello di via Gattamelata 11 di Padova, rivolto agli uomini che vogliono riflettere sulla propria maschilità. Luca Flesia, il coordinatore del gruppo degli psicologi, spiega che l’obiettivo di questa iniziativa è abbattere tutte le credenze che consolidano quel concetto di superiorità e potere del maschio che, ancora oggi, domina la società. È questa la chiave di lettura di tutti quegli episodi di violenza messi in atto da quegli uomini che non vogliono intaccare la loro autorità e che finiscono per aderire a quello che si può definire “codice di appartenenza” maschile. Sono queste tipologie di iniziative che possono aiutare almeno ad indebolire la violenza di genere, ovvero quelle attività che includono direttamente sia la possibile vittima sia l’altra parte. Questo perché è necessario eliminare, non solo la concezione di patriarcato, ma anche quell’immagine che associa il maschile alla negazione di ciò che è femminile e che innalza all’idea di “maschio dominante”.

Alice Pagani

Alice Pagani, nata a Verona il 21/06/95. Attualmente studente di Scienze Politiche, Relazioni Internazionali, Diritti Umani presso l'Università degli Studi di Padova. Da sempre lettrice accanita, amante di lingue, culture e nuovi posti da scoprire. SocialNews mi permette di coltivare la passione per la scrittura, applicando, allo stesso tempo, gli studi universitari. Cosa sono per me i diritti umani? Tutti quei diritti che spettano a ognuno in quanto essere umano presente sulla Terra, non sono ammesse discriminazioni. 

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