Repubblica Democratica del Congo: tante opportunità per l’imprenditoria italiana

La Repubblica Democratica del Congo – RDC – è il terzo Paese africano per popolazione e dispone di rilevantissime ricchezze minerarie, di un gigantesco patrimonio forestale (possiede la seconda foresta pluviale al mondo), di un non meno poderoso potenziale idroelettrico e di immense possibilità per l’agricoltura. Il Paese è il terzo produttore mondiale di diamanti in volume, anche se non in valore, poiché la maggior parte della produzione è destinata ad utilizzi industriali e non alla gioielleria. Da sempre il diversificato settore minerario (rame, cobalto, diamanti, oro, zinco) e quello dell’estrazione petrolifera concorrono in misura considerevole alla formazione del prodotto interno lordo. Nonostante l’abbondanza di risorse naturali, però, l’economia del Paese è crollata negli ultimi decenni a causa della pessima gestione e dei perenni conflitti.

Le molteplici risorse naturali di cui dispone, ben utilizzate, avrebbero potuto fare di questo Paese una potenza economica su scala continentale. Eppure, la Repubblica Democratica del Congo rappresenta, forse, l’esempio di malgoverno, scelte errate e sfruttamento improduttivo più macroscopico di tutta l’Africa. L’impatto della lunga guerra civile è stato disastroso, con effetti particolarmente deleteri sulla distruzione delle infrastrutture e sull’indebolimento delle istituzioni di mercato, con perdita pressoché totale dei beni di singoli e imprese. L’economia, la seconda più industrializzata del Continente, dopo quella del Sud Africa, ha subìto un processo di profonda trasformazione, con conseguente crollo di esportazioni e attività a valore aggiunto. Gli anni ‘90 hanno visto conclamarsi il collasso economico del Paese, a causa, soprattutto, di politiche macroeconomiche errate, instabilità politica e guerre che hanno limitato l’offerta. Potere d’acquisto e reddito disponibile delle famiglie sono stati terribilmente erosi dall’iperinflazione. Insomma, nonostante le potenzialità, si deve constatare che, dall’indipendenza ad oggi, la Repubblica Democratica del Congo ha dilapidato un patrimonio colossale (bissando quanto già accaduto in epoca coloniale) senza che siano migliorate le condizioni di vita della popolazione, e senza aver creato un’autentica possibilità di affrancamento economico del Paese dall’influenza estera. Tutte le attività principali, a cominciare da quelle estrattive, sono ancora in mani straniere, perlopiù di potentissime multinazionali.

In questo quadro generale si inseriscono le possibilità di relazione economica imprenditoriale ed industriale dell’Italia con la RDC. Negli anni passati, le istituzioni locali hanno espresso ufficialmente il pieno “gradimento” per tali relazioni con la nostra Nazione, invitando esplicitamente l’industria e l’impresa del Belpaese ad avviare attività sul proprio territorio, sottolineando che “…il grado di distruzione del Congo è tale e i mezzi necessari alla sua ricostruzione talmente limitati che l’offerta sarà sempre inferiore alla domanda in qualunque campo – turistico, agricolo, agro-alimentare, minerario, energetico, edilizio, nonché in quello dello sfruttamento dei giacimenti petroliferi”. In effetti, nel tempo sono state (e sono) presenti nella Repubblica Democratica del Congo diverse attività avviate da alcuni gruppi industriali italiani. Fra questi, la SOCIR, impegnata nella raffinazione del petrolio a Moanda, la Siderurgia di Maluku, un’impresa che si occupa della trasformazione dell’acciaio, la Lltenco Marbrezza, attiva nel trattamento dei marmi, la Merzario, specializzata nel campo dei trasporti, l’Astaldi, che si occupa della costruzione della diga di Inga e delle strade, la Sadelmi Cogepi, l’impresa che ha assicurato con la SNEL il cablaggio delle linee elettriche, l’Iz Tours, impresa turistica (gestisce il Parco di Virunga e la tenuta della Ruindi), la ITALCON, fondata dal Gruppo Cestari ed impegnata in alcuni grandi progetti, come il parco eolico per l’elettrificazione della città di Inongo, Provincia del Bandundu, e la ristrutturazione dell’aeroporto internazionale di N’djili a Kinshasa.

Purtroppo, alcune di queste imprese hanno conosciuto un forte rallentamento a causa delle conseguenze della guerra. Per risollevarsi, la RDC ha bisogno di investitori nazionali e stranieri. E, per attirarne numerosi, sono state avviate strategie destinate a migliorare la qualità dell’accoglimento degli “investors” e ad assicurare l’analisi delle loro pratiche di deposito al catasto minerario e all’Agenzia Nazionale per la Promozione degli Investimenti, fino alla loro approvazione presso i Ministeri. Agli investitori stranieri, inoltre, vengono offerti diversi vantaggi fiscali, parafiscali e doganali previsti nel Codice degli investimenti. I diritti di proprietà acquisiti dagli investitori sono garantiti dalla Costituzione e non possono diventare oggetto di esproprio o nazionalizzazione, a meno di modifiche costituzionali.

L’offerta italiana, nel comparto dei beni di consumo e dei beni di investimento, gode di un’ottima immagine di qualità presso consumatori e imprenditori della RDC. Parallelamente al graduale miglioramento della situazione economica e all’afflusso di investimenti e risorse finanziarie dall’estero, la domanda congolese per merci italiane pare aumentare in misura considerevole. In particolare, i settori produttivi che sembrano offrire le migliori opportunità per le imprese italiane sono quelli delle attrezzature per l’industria mineraria, attrezzature e materiali da costruzione, macchinari agricoli e forestali, conserve alimentari, mezzi di trasporto e veicoli commerciali, prodotti chimici e farmaceutici, impianti di telecomunicazione e apparecchiature, attrezzature per la refrigerazione, condizionatori d’aria, attrezzature per la generazione e la distribuzione di energia elettrica, attrezzature medico-ospedaliere. Opportunità di cooperazione tecnologica ci sono per la grande diga sul fiume Congo e per la costruzione e la manutenzione di grandi centrali idroelettriche e linee elettriche, nel campo della difesa e del monitoraggio del territorio, della difesa ambientale, della ricerca farmacologica, dell’esplorazione, dell’estrazione e della lavorazione dei minerali, nella costruzione di industrie siderurgiche, nel miglioramento della rete di distribuzione di acqua potabile in tutto il Paese, nella costruzione di oleodotti.

Anche il settore bancario congolese offre molte opportunità. E’ possibile, infatti, aprire facilmente sportelli bancari nel Paese. Il settore assicurativo resta sfruttato in maniera modesta, anche se non vanno sottovalutate possibilità di investimento. Il campo delle infrastrutture offre ottime opportunità per la costruzione di importanti arterie stradali, aeroporti, linee ferroviarie, nonché per la realizzazione di porti fluviali e per il dragaggio del fiume Congo. Infine, immense opportunità di investimento e partnership vengono dal comparto delle telecomunicazioni, nel quale vi è grande richiesta di installazione di trasmettitori-ricevitori a onde corte per coprire l’intero Paese. Un immenso business riguarda la realizzazione della rete telefonica via cavo su tutto il territorio nazionale. Anche il settore delle costruzioni offre opportunità praticamente infinite per le imprese italiane, considerato che in tutta la RDC c’è bisogno di forte riabilitazione e ammodernamento di quasi tutte le strutture esistenti (comprese scuole e ospedali) e della creazione di alloggi per turisti e insediamenti residenziali per le esigenze di una popolazione in continua crescita.

Per favorire gli investimenti italiani, e internazionali in genere, la RDC ha varato, all’inizio del nuovo secolo, il “Code des Investissement”, con la creazione dell’ANAPI (o NAIP, National Agency for Investment Promotion), l’agenzia pubblica incaricata di promuoverli nella RDC, approvare nuovi progetti di investimento, amministrare le agevolazioni previste, fornire una serie di servizi di supporto agli investitori e rimuovere le barriere amministrativo-burocratiche che li ostacolano. Tuttavia, per gli investitori stranieri permangono numerosi problemi derivanti dalla mancanza di certezza nel sistema normativo e fiscale e dalla complessità della prassi legale e amministrativa. La maggior parte delle barriere commerciali nella RDC nasce da normative complicate, spesso non codificate, dalla proliferazione di agenzie amministrative con autorità legale in materia commerciale e dalla loro frequente mancanza di professionalità e di controllo. L’applicazione delle norme varia all’interno del Paese e subisce modifiche discrezionali a livello locale. Esiste, inoltre, un ampio settore informale dell’economia, caratterizzato da transazioni occulte, collusioni con funzionari corrotti e diffusi fenomeni di evasione e frode fiscale ed elusione normativa. Qualsiasi imprenditore si avvicini alla realtà della Repubblica Democratica del Congo deve affrontare l’abissale contrasto tra le enormi potenzialità del Paese e la mancanza di solidità nelle istituzioni di governo dell’economia e di pratiche di affari virtuose, indispensabili per trasformare queste potenzialità in opportunità concrete.

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