Il principio di Peter, ovvero: perché il tuo capo è incompetente

Alla fine degli anni ’60, lo psicologo canadese Laurence J. Peter enunciò il seguente principio paradossale (chiamato da allora Principio di Peter): «Ogni membro di un’organizzazione gerarchica sale nei livelli della gerarchia sino a raggiungere il suo massimo livello di incompetenza»…
(dal sito di Images des Mathématiques)

Apparso originariamente il 21 luglio 2010

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Alla fine degli anni ’60, lo psicologo canadese Laurence J. Peter enunciò il seguente principio paradossale (chiamato da allora Principio di Peter):

«Ogni membro di un’organizzazione gerarchica sale nei livelli della gerarchia sino a raggiungere il suo massimo livello di incompetenza».

L’idea che c’è dietro è che le promozioni siano date ai «migliori», ma che la competenza richiesta a ogni livello sia essenzialmente indipendente (o almeno molto diversa) da quella richiesta al livello precedente. Un articolo apparso nel 2009  [1] propone uno studio computazionale di questo principio, mostrandone non solo la validità, ma anche che una delle sue conseguenze sarebbe una diminuzione dell’efficienza globale (che gli autori definiscono) della struttura.

Più precisamente gli autori studiano due modelli di trasmissione della competenza:

  • l’ipotesi del senso comune in cui un membro dell’organizzazione mantiene la sua competenza al livello precedente con una varazione casuale (al più del 10%);
  • l’ipotesi di Peter in cui la competenza dell’individuo è calcolata in maniera casuale ed è indipendente dalla sua competenza al livello gerarchico occupato prima della promozione.

In modo non sorprendente, nel caso dell’ipotesi del senso comune, l’efficenza media aumenta in modo significativo se si promuovono sempre i «migliori». Viceversa, diminuisce in modo significativo se ci si mette nel caso dell’ipotesi di Peter.

Il passo successivo nel ragionamento è molto interessante: in una struttura reale non sappiamo a priori quale delle due ipotesi si applichi. Qual è allora la migliore strategia di promozione? Viene fuori dallo studio che non è necessariamente quella che consiste nel promuovere i «migliori». Gli autori studiano per prima cosa la promozione sistematica dei «peggiori», poi la strategia della promozione casuale. La migliore strategia a livello di efficacia globale (e se non si sa in quale delle due ipotesi ci si trovi) è una strategia mista in cui si promuovono alternativamente i migliori o i peggiori con una certa percentuale p tra 0 e 1, la scelta migliore essendo p=0,47.

In conclusione, gli autori dimostrano la validità del principio di Peter, nel caso in cui l’ipotesi di Peter sia verificata, ma anche una specie di principio simmetrico, ossia che se si combina questo principio e la promozione dei peggiori, ognuno finisce per raggiungere il suo livello di competenza massimale! Inoltre le promozioni casuali garantiscono la conservazione della competenza degli individui nelle due ipotesi.

I lettori avranno osservato che dare una visione quantitativa di ciò che è la competenza è pericolosamente vicino alle valutazioni quantitative molto di moda attualmente. I lettori potranno anche chiedersi in quale misura questi risultati si applichino al mondo accademico (o alla struttura gerarchica che conoscono meglio). Per seminare un po’ più (?) di dubbi, vorrei ricordare che le promozioni attuali nel mondo accademico (ma anche in altre strutture) dal livello n al livello n+1, dipendono fortemente dal fatto che l’individuo al livello n spenda già o meno gran parte della sua attività in compiti o responsabilità che — stricto sensu — sono normalmente esercitate soltanto al livello n+1…

di Jean-Paul Allouche

Directeur de Recherche au CNRS, Université Paris-Sud, Orsay (pagina web) 

Note:
[1]  A. Pluchino, A. Rapisarda, C. Garofalo, The Peter principle revisited: a computational study, Physica A 389 (2009) 467-472.


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