Corea: Nord e Sud a confronto, tra test nucleari e Olimpiadi

Alle 11 di martedì 9 gennaio 2018, nel villaggio di Panmunjom sul confine tra i due Paesi, le delegazioni nord e sudcoreana si sono incontrate nel primo meeting di alto livello da oltre due anni. L’argomento del giorno ha riguardato soprattutto la partecipazione della Corea del Nord alle Olimpiadi invernali che si terranno a Pyeongchang dal 9 al 25 febbraio, ma l’evento è stato senza dubbio un’importante occasione, non soltanto simbolica, per tentare di appianare le storiche divergenze politiche e ideologiche che ormai da decenni dividono la penisola asiatica e che l’escalation del programma nucleare nordcoreano ha ulteriormente aggravato negli ultimi ventiquattro mesi.

Kim contro tutti: la Corea del Nord è una potenza nucleare

Dopo l’ennesimo test nucleare effettuato con successo il 29 novembre 2017, un comunicato diffuso dalla tv di Stato aveva annunciato trionfante che la Corea del Nord era diventata, finalmente e a tutti gli effetti, una potenza nucleare. Il missile intercontinentale Hwasong-15, il più tecnologicamente avanzato tra tutti quelli sperimentati fino ad oggi, aveva volato per 53 minuti sopra i cieli nipponici, andando a cadere nelle acque del Mar del Giappone, a 250 chilometri di distanza dalle coste della prefettura di Aomori. Pyongyang aveva applaudito allo “storico successo”, mettendo in guardia il resto del mondo: capace di raggiungere un’altitudine di oltre 4000 km, il nuovo missile balistico sarebbe in grado di colpire qualsiasi città statunitense. Washington inclusa.

Nonostante i persistenti dubbi sulle reali capacità dell’arsenale nordcoreano (possedere missili funzionanti non implica saperli anche effettivamente utilizzare per colpire il nemico, indirizzandoli verso precisi obiettivi fisici), la minaccia rappresentata da Pyongyang ha raggiunto un livello tale che risulta ormai impossibile dubitare dell’assoluta serietà degli intenti di Kim Jong Un.

Nel discorso di inizio anno, il dittatore nordcoreano ha ribadito il successo del programma nucleare intrapreso, facendo per la prima volta riferimento anche all’installazione di un “pulsante nucleare” nel suo ufficio, da cui, presumibilmente, egli stesso potrebbe procedere al lancio dei missili. Le parole di Kim Jong Un, tuttavia, fanno intendere come l’arsenale nucleare sia principalmente concepito come un “potente deterrente”, volto a prevenire che gli Stati Uniti intraprendano una guerra contro il suo regime.

Olimpiadi invernali, un’occasione di incontro e pacificazione?

Nel discorso di inizio anno, Kim Jong Un aveva affrontato anche la delicata questione delle relazioni con il Sud. I toni di apertura lasciavano intravedere importanti spazi di incontro, con particolare riferimento alle Olimpiadi invernali in programma a Pyeongchang il prossimo febbraio:

This year is significant both for the north and the south as in the north the people will greet the 70th founding anniversary of their Republic as a great, auspicious event and in the south the Winter Olympic Games will take place. In order to not only celebrate these great national events in a splendid manner but also demonstrate the dignity and spirit of the nation at home and abroad, we should improve the frozen inter-Korean relations and glorify this meaningful year as an eventful one noteworthy in the history of the nation.” (Kim Jong Un, tratto dal discorso di inizio anno)

Il 2018, ricorda Kim, oltre a essere l’anno dei Giochi Olimpici in Corea del Sud, celebra anche la ricorrenza del settantesimo anniversario dalla fondazione della Repubblica Popolare al Nord. Questi storici eventi sarebbero pertanto un’occasione importante per ricominciare a tessere un dialogo interrotto da mesi e alleviare le tensioni nella penisola. Il desiderio in tal senso ha reso possibile il già menzionato meeting del 9 gennaio, dove per la prima volta da oltre due anni le delegazioni nord e sudcoreana hanno avuto modo di sedersi attorno allo stesso tavolo a Panmunjom, conosciuto come il “Villaggio della tregua”, luogo della stipula dell’armistizio che nel 1953 pose fine alla guerra di Corea.

Dopo undici ore di colloqui e trattative, le due parti si sono entrambe dichiarate pronte ad affrontare i problemi per vie diplomatiche. La Corea del Nord si è impegnata a mandare un’ampia delegazione a Pyeongchang, composta di atleti (la coppia di pattinaggio di figura si è infatti qualificata per le competizioni e dovrebbe pertanto prendere parte ai Giochi), ma anche di ufficiali, reporter e spettatori. Seoul, dal canto suo, al fine di garantire la loro presenza, ha eliminato alcune sanzioni imposte nei mesi scorsi che impedivano l’ingresso dei cittadini nordcoreani nel Paese. Il comunicato congiunto rilasciato a fine giornata non ha tuttavia toccato un punto che il Sud avrebbe voluto affrontare, ovvero quello della possibilità di garantire la riunione, in vista del Capodanno lunare (16 febbraio), delle famiglie separate durante la guerra. Ciononostante, il desiderio di distensione ha reso possibile un primo, significativo passo avanti, con il ripristino della linea telefonica diretta Seoul-Pyongyang, interrotta dal 2016.

Cosa aspettarsi dalla Corea del Nord nel 2018?

La Corea del Nord pare oggi seriamente intenzionata a riallacciare rapporti amichevoli con la controparte meridionale. Nei colloqui privati seguiti all’incontro di martedì 9 gennaio, i due Paesi hanno lanciato la sorprendente iniziativa di marciare insieme, come un’unica nazione e sotto una “bandiera dell’unificazione”, durante la cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici. Ma non solo. Hanno deciso anche di creare un’unica squadra di hockey femminile che prenderà parte alle gare. Le misure, che dovranno comunque essere accettate e approvate dal Comitato Olimpico Internazionale, rappresentano un importante segnale di disgelo, dopo anni di gravissime tensioni. La comunità internazionale ha reagito favorevolmente alla riapertura del dialogo Nord-Sud.

Secondo gli esperti, dopo aver fatto ampi passi avanti nella creazione del proprio arsenale, la Corea del Nord è oggi disponibile a trattare, a patto di vedersi riconosciuto, dalle altre nazioni, lo status di potenza nucleare a tutti gli effetti. L’intento principale del dittatore era essenzialmente quello di garantire al Paese un efficace strumento di difesa, non di scatenare una guerra atomica a livello globale. Alcuni studiosi ipotizzano che nel 2018, a obiettivo raggiunto, il leader comunista potrebbe anche accettare di aderire al Trattato di non proliferazione e iniziare a concentrare maggiormente le risorse nazionali nello sviluppo economico e industriale. Se questo fosse veramente il piano di Kim, sostengono, il primo passo consisterebbe nel convincere le Nazioni Unite a revocare le pesanti sanzioni internazionali imposte durante i mesi dell’escalation nucleare e ciò sarebbe possibile solamente dimostrando al resto del mondo la propria sincera volontà di collaborare. La partecipazione alle Olimpiadi e la riapertura del dialogo con Seoul andrebbero, dunque, in questa direzione.

Risulta tuttavia difficile fare previsioni su quale strada la Corea del Nord sceglierà di percorrere nel 2018. Kim Jong Un ha dimostrato più e più volte di essere un attore imprevedibile e senza scrupoli e di avere a cuore solamente l’interesse del proprio regime. In seguito agli sviluppi di queste prime settimane di gennaio, l’ipotesi di un attacco nucleare contro gli Stati Uniti appare oggi un po’ più lontana, ma l’incubo di una terza guerra mondiale è lontano dall’essere scongiurato per sempre.

 

Alessia Biondi

Nata a Parma nel 1994 e residente a Vicenza, attualmente studio Scienze Politiche, Relazioni Internazionali e Diritti Umani all’Università di Padova e collaboro con SocialNews come parte di un progetto inerente al mio programma di studi. Da sempre appassionata di scrittura, lingue e viaggi ho tenuto per diversi anni un mio blog personale su questi temi. Mi interesso di diritti umani, storia e attualità e coltivo una grande passione per l’Estremo Oriente e le sue culture. 

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