La storia di Islam, cittadino egiziano che attende lo ius soli

“Sono cittadino egiziano, ma mi sento italiano. Vivo da 18 anni a Bologna dove mi sento libero e a casa”. A parlare è Islam, uno studente 26enne di origine egiziana iscritto alla facoltà di Farmacia dell’Università di Bologna e figlio di Mahdy, imam della moschea principale della città, in via Pallavicini. Islam non vorrebbe solo sentirsi italiano, vorrebbe esserlo. Aspetta con ansia che venga ridiscussa in Senato la legge sulla cittadinanza fortemente voluta dal governo Gentiloni e che lo farebbe diventare cittadino italiano. In particolare la normativa in discussione in Parlamento introduce, con lo “ius culturae”, la cittadinanza per i ragazzi nati all’estero ma arrivati in Italia entro i 12 anni a patto che abbiano frequentato le scuole italiane per almeno 5 anni e superato almeno un ciclo scolastico. Ed è proprio il caso di Islam. “Sto studiando in Italia fin dalle elementari”, spiega. “I miei genitori sono entrambi egiziani, ma io sono stato sempre qui a Bologna. Se vado in Egitto mi sento un turista”. La legge ferma al Senato gli faciliterebbe la vita. Non solo per la possibilità di avere un passaporto italiano che gli permetterebbe di viaggiare per studio in Europa, ma anche per un aspetto sociale e politico.

L’aspirante farmacista a Bologna ci tiene a specificare che non si sente politicamente orientato a sinistra e fino a non molto tempo fa simpatizzava per il Movimento Cinque Stelle del quale poi ne è rimasto deluso. Il giorno del suo distacco ideologico dai pentastellati è il 14 giugno quando il Movimento si schierò nel non votare al Senato la normativa che gli avrebbe dato la possibilità di essere cittadino Italiano anche sulla carta. “Il No da parte della Lega di Salvini c’era da aspettarselo, ma non dai Cinque Stelle”, racconta il 26enne.

Islam vorrebbe votare in Italia. “Mi sento integrato nella società e nella politica italiana, non in quella egiziana. Sono stato sempre un cittadino attivo qui a Bologna e sono stato responsabile dell’associazione dei giovani musulmani d’Italia. Adesso collaboro con la comunità islamica di Bologna”, racconta il 26enne. Lo studente egiziano ha fatto anche parte del Movimento “Italiani senza cittadinanza” che si impegna da anni a informare su quanto succede nella discussione sullo ius soli. Islam non vorrebbe più gli ostacoli che la burocrazia italiana gli pone davanti. All’Università di Bologna deve ogni volta rinnovare il permesso di soggiorno annuale per poter sostenere o verbalizzare un esame.

Il futuro farmacista si sente già italiano, conosce bene la storia d’Italia e la storia di Bologna. “Se entrasse in vigore avrei maggiore responsabilizzazione dal punto di vista della scelta politica. La cosa che mi sconcerta è il fatto che viene dibattuta come questione ideologica e non come una questione morale. La cittadinanza non deve essere un premio, ma un diritto. Ed è lo Stato che dovrebbe garantirlo”, dice Islam. Nonostante lo studente sappia parlare italiano e abbia studiato nel nostro Paese per tutta la vita viene considerato come un extracomunitario che deve ancora integrarsi. “È una situazione imbarazzante. Devo sempre spiegare che ‘sono bolognese’. Mancano solo le carte per dimostrarlo”, conclude Islam.

Tommaso Felicetti

Tommaso Felicetti, 37enne materano compie il suo lavoro di giornalista con lo sguardo Rastafari: “Equal rights and justice for all", uguali diritti e giustizia per tutti. L’informazione non deve dare solo notizie, ma anche esempi per i cittadini. Parlare di diritti umani calpestati, subiti o ottenuti può rappresentare un’arma contro quegli uomini che non rispettano i diritti altrui. 

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