“Bruce Lee” e i giovani abitanti delle fogne di Bucarest

Per le strade attorno alla Gara de Nord di Bucarest può capitare di incontrare un uomo corpulento che si aggira con l’aria di chi ha un certo potere. Si fa chiamare “Bruce Lee”, come l’attore, e anche lui è diventato famoso, ma per un motivo completamente diverso.

Tutti i giornalisti, o registi, che hanno voluto visitare le fogne per raccontare il mondo che vi si nasconde, al momento di chiedere se potevano scendere a vedere, ricevevano infatti la stessa risposta: “trova Bruce Lee”. “Bruce Lee” è il soprannome con cui è chiamato un ex pugile di strada considerato dalle persone che abitano nelle fogne come un “padre”. È, in definitiva, colui che controlla e gestisce tutti gli aspetti di questo mondo. Si occupa di rifornire le persone di droghe, cibo, vestiti e oggetti di uso quotidiano, compresi televisori, microonde e alberi di Natale. Ha creato gli allacciamenti per avere l’elettricità e la connessione internet, e garantisce la protezione della sua “famiglia” grazie ad accordi con gang criminali, forze dell’ordine e organizzazioni caritatevoli. Ha scritto le regole di condotta per la vita nelle fogne della Gara de Nord, un decalogo che comprende precetti come il divieto di risse o di consumare alcool nelle fogne. Molto probabilmente, può vantare di un patrimonio per nulla indifferente, visto che potrebbe permettersi l’acquisto di un hotel nelle vicinanze della stazione, ma la mancanza di documenti validi glielo impedisce.

Quest’uomo è diventato quindi, suo malgrado, il “re delle fogne” e dei suoi abitanti, finendo per gestire e organizzare una comunità tutt’altro che recente.

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Vita nelle fogne per sfuggire alla povertà

La vita nelle fogne di Bucarest è un fenomeno tutt’altro che nuovo dal momento che ha avuto inizio ai tempi delle politiche familiari del leader comunista Ceaușescu. Queste infatti diedero inizio ad un fenomeno che perdura ancora adesso, nonostante la dittatura sia finita già nel 1989. I motivi che spingono alla vita nella fogna sono più o meno sempre gli stessi e sono spesso legati alla povertà o a situazioni familiari difficili, oppure può capitare di nascerci direttamente dentro se i genitori appartengono già a questo mondo. È sicuramente una vita difficile e pericolosa, ma che, in un certo senso, è apparentemente più protetta rispetto a quella della strada visto l’insieme di regole, e la gerarchia, che regolano efficacemente la convivenza sotto il livello stradale.

Le fogne di Bucarest offrono un’accoglienza, se così si può chiamare, diversa perché sono costruite in un altro modo rispetto a quelle a cui siamo abituati: infatti, grazie ad un ingente progetto del governo di Ceaușescu, l’impianto fognario della città è stato ampliato e ricostruito in modo da garantire anche un altro servizio, oltre a quello per cui erano state create, ovvero garantire un riscaldamento per i palazzi della città. Le tubature, che si snodano nei cunicoli, hanno temperature altissime che diventano vitali per chi nelle fogne ci vive, soprattutto viste le temperature degli inverni romeni.

Le vite degli abitanti delle fogne sono state spesso raccontate e mostrate da documentari e telegiornali che cercavano di dare visibilità a questo fenomeno, tra questi ce n’è anche uno girato dal regista italiano Antonio Martino intitolato “Valentin”. Anche Martino si è recato nella città romena a raccogliere testimonianze da chi le fogne le vive tutti i giorni, e soprattutto dai minori che in questo mondo ci stanno crescendo.

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Ceaușescu e il decreto 770

Nel 1966, il leader del partito comunista romeno Nicolae Ceaușescu decise di emanare il cosiddetto decreto 770 finalizzato a promuovere la crescita demografica del paese. Dietro a questo decreto c’era, infatti, l’idea del “più si è e più si conta” considerazione che ovviamente faceva gola al partito comunista. Vennero quindi banditi tutti i tipi di contraccettivi, presenti solo sul mercato nero e a prezzi proibitivi, venne vietato l’aborto tranne che per ristrette categorie di donne, come quelle sopra i 45 anni o quelli che presentavano una gravidanza a rischio. Inoltre, come se non bastasse, vennero applicate delle tasse speciali per chi non aveva un numero elevato di figli.

Tutto questo, era imposto con la minaccia della reclusione. Il decreto ebbe sicuramente successo visto che le cronache tramandano notizie di uno dei più grandi boom demografici della storia, con un aumento delle nascite superiore al 100% tra il 1967 e il 1968. Si parla di circa 2 milioni di nuovi nati che portarono alla necessità di costruire asili, scuole e soprattutto orfanotrofi visto gli oltre 170.000 abbandoni. Inoltre, la povertà e la necessità di lavorare anche da parte delle donne, avevano reso gli aborti clandestini all’ordine del giorno. Alcuni studi hanno calcolato infatti circa 4 milioni di aborti clandestini che finivano spesso con il causare gravi danni o direttamente la morte alle donne che vi ricorrevano. Si stima che il numero di donne morte per queste pratiche superi le morti avvenute per le persecuzioni politiche, nei confronti di donne, durante l’intera dittatura.

La popolazione delle fogne di Bucarest è, a tutti gli effetti, una diretta conseguenza di questa politica demografica mirata alla crescita, ma priva della capacità di accogliere tutti questi nuovi nati nella società rumena. Negli orfanotrofi le condizioni di vita erano terribili e i maltrattamenti all’ordine del giorno, per questo molti, moltissimi, bambini preferivano scappare, finendo però a vivere per strada. A queste prime persone, oggi ormai adulte, si sono uniti, via via, i bambini che nel tempo continuavano a scappare dagli orfanotrofi o che si trovavano direttamente per strada per motivi familiari.

Quotidianità nelle fogne: tra luci psichedeliche e droga

C’è un detto tra coloro che vivono sottoterra ed è: “A dieci anni sei giovane, a vent’anni sei vecchio, a trent’anni sei morto” e forse già questo riesce a farci capire a grandi linee cosa voglia dire vivere li.

Le fogne di Bucarest sono fatte da corridoi, cunicoli e stanze, più o meno ampie, intervallate da grosse tubature che scaldano gli ambienti vicini. Alcuni giornalisti che hanno avuto la possibilità di visitarli, li hanno descritti come discoteche infernali. Le stanze usate come spazi comuni sono infatti, veramente come le discoteche cui siamo abituati, vista la musica a palla e le luci psichedeliche, ma per il resto sembrano più quelle che, in effetti, uno si aspetterebbe di trovare all’inferno visto il calore, l’umidità, le siringhe e i preservativi sparsi un po’ dappertutto.

La temperatura in questi luoghi è molto elevata e la forte umidità, accompagnata dall’odore tutt’altro che piacevole, rende quasi impossibile, per una persona non abituata, restarci per più di qualche minuto. Il resto delle stanze, invece, sono delle vere e proprie camere da letto disseminate, anche queste, di spazzatura e siringhe, e ricoperte da coperte rovinate e sporche.

Sono luoghi che si animano per lo più di notte visto che di giorno i loro abitanti girano per la città, chiedendo l’elemosina o frugando nella spazzatura, usata per reperire tutto quello di cui hanno bisogno. È una vita fatta di violenze in cui, soprattutto i bambini, vengono usati per rapporti sessuali a pagamento da turisti che a volte si recano là proprio per questo. È inoltre, e soprattutto, una vita di droga in tutte le sue forme, tra cui spicca l’aurolac una vernice sintetica dalle forti qualità allucinogene che viene sniffata da tutti, ragazzini compresi, ma che ha forti ripercussioni sulla salute delle persone che ne fanno uso. È la droga più popolare in questo mondo perchè costa poco (meno di un euro a bottiglia) e permette di evadere dalla realtà. Il dimenticare la propria situazione è l’obiettivo che spinge queste persone a rifugiarsi nella droga e negli effetti che questa procura.

Sono molto usate anche le droghe endovenose, e per questo non stupisce una percentuale di sieropositivi che supera il 90% tra le persone che abitano nelle fogne. Inoltre, tra queste persone, sono alte anche le percentuali di chi è stato almeno una volta in prigione per motivi collegati al furto o alla droga.

Questo mondo sommerso non è infatti sconosciuto alle autorità, o al resto degli abitanti di Bucarest, ma non è mai stato fatto molto in proposito. Le forze dell’ordine hanno provato ogni tanto a chiudere i tombini, per cercare di impedire l’accesso alle fogne, ma chi ci abitava non ha mai impiegato molto tempo a trovare un altro modo per entrare, oppure hanno provato anche a fare dei raid contro questi abitanti, ma anche queste misure non hanno cambiato la situazione. Questa “tolleranza” si può vedere anche nel fatto che conoscono “Bruce Lee” e in caso di necessità è a lui che si rivolgono. Lo stesso capita con i servizi sociali o le organizzazioni umanitarie che, nonostante non approvino lo stile di vita di “Bruce Lee”, soprattutto in fatto di droga, riconoscono il suo operato e la necessità di qualcuno che gestisca la situazione e la comunità che si è venuta a creare nel sottosuolo.

Il problema, quindi, non è di facile risoluzione, e forse, l’unica possibilità è un intervento più incisivo da parte delle autorità che, con un piano di intervento più efficace, riuscirebbero molto probabilmente a migliorare la situazione. Per ottenere questo, però, prima bisogna raggiungere una sensibilizzazione maggiore nei confronti di queste persone, permettendo così di trovare maggior supporto e aiuti alla loro causa.

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