Emergency in prima linea a Mosul per curare le vittime del conflitto

L’intervento dei medici italiani a Erbil per supportare il sistema sanitario nazionale iracheno e fornire cure medico-chirurgiche gratuite alla popolazione

Rossella Palma

“Arrivare all’ospedale in lacrime, stringendo la tua unica figlia illesa tra le braccia e accompagnando il tuo unico figlio, ferito, ma ancora vivo. Sederti in un angolo, attonito, con lo sguardo perso, i vestiti sporchi, la barba lunga, la fame e la sete che
non senti più, con la piccola aggrappata al collo. E poi scoppiare a piangere. Hai tenuto tutto dentro nel lungo viaggio da Mosul a Erbil, tua moglie e gli altri tre figli sono morti durante i combattimenti e il dolore ti uccide. Passano i giorni, le condizioni di tuo figlio migliorano e la telefonata di un cugino ti fa sapere che una delle tue figlie, che credevi essere morta e avevi perso di vista al posto di primo soccorso, è viva! In quello scantinato, nel quale vi eravate rifugiati per giorni durante i combattimenti, al freddo, senza cibo, senza acqua e gravemente feriti, avevi prima assistito alla morte di tua moglie e poi avevi visto quella tua figlia spegnersi lentamente.
Eri convinto fosse morta.

“Quanto dolore e quanta tristezza,
quanta felicità e quanta rabbia.
Ho visto la guerra, ho visto per anni
le conseguenze di questa follia.
Non la capirò mai”

La telefonata ti ha colto alla sprovvista, sei corso a dirmelo, la bambina ha perso una gamba, ha subito delle ustioni e ti hanno riferito che si trova in un campo di sfollati fuori Mosul. Me lo hai detto in lacrime e ho pianto con te. Abbiamo organizzato la ricerca, mille telefonate ad amici, giornalisti, colleghi.
L’abbiamo trovata, i colleghi l’hanno portata all’ospedale più vicino, l’abbiamo messa su un’ambulanza e oggi è qui. Vi siete abbracciati e baciati, avete pianto, tutti e quattro stretti in un unico abbraccio.
E noi abbiamo pianto e gioito con voi.
Quanto dolore e quanta tristezza, quanta felicità e quanta rabbia. Ho visto la guerra, ho visto per anni le conseguenze di questa follia. Non la capirò mai e non esiste nulla a questo mondo che la possa giustificare, nulla che mi faccia credere che questa famiglia paghi un prezzo accettabile per queste guerre “necessarie o giuste”. Milioni di persone stanno perdendo tutto, centinaia non perderanno più nulla, perché sono morte. La guerra è ‘accettare di essere disumani’.”
Questa è la testimonianza di Michela Paschetto, Coordinatrice medica di Emergency. A causa dell’intensificarsi del conflitto a Mosul e del peggioramento della crisi umanitaria, il 15 gennaio, d’intesa con il Dipartimento di Salute del Kurdistan Iracheno, la struttura ha iniziato a lavorare presso l’Emergency Hospital, il Centro Chirurgico di Erbil, Nord Iraq, per garantire assistenza medico – chirurgica alle vittime del conflitto .Mesi e mesi di combattimenti – un’offensiva dell’esercito iracheno nel tentativo di strappare Mosul a Daesh (ISIS) – hanno ridotto allo stremo la popolazione, intrappolata tra le linee del fronte. Le aree abitate dai civili vengono attaccate indiscriminatamente e i residenti in fuga utilizzati come scudi umani.


“Abbiamo deciso di intervenire per rispondere alle crescenti necessità di chirurgia di guerra. La popolazione di Mosul convive con una guerra cruenta. Le persone bisognose di cure medico-chirurgiche arrivano con difficoltà presso gli ospedali. A loro volta, le strutture sanitarie locali, i medici, gli infermieri cercano di tenere il passo con il flusso dei feriti, in continuo aumento. Vogliamo essere sicuri che i civili colpiti dal conflitto abbiano accesso a cure gratuite e di qualità” spiega Emanuele Nannini,
Vice Coordinatore Ufficio Umanitario Emergency.
Gli ospedali vicini alle aree abitate sono inaccessibili o non funzionanti, molti pazienti muoiono a causa della mancanza di cure mediche immediate e dei lunghi tempi di trasferimento necessari per raggiungere strutture adeguate. Nonostante le autorità sanitarie nazionali stiano lavorando affinché possano ricevere cure mediche tempestive, al momento i feriti arrivano presso i cosiddetti Trauma Stabilization Points, vicini alle linee del fronte, nei quali viene fornita una prima assistenza per poi indirizzare i pazienti presso le strutture di assistenza sanitaria secondaria basate ad Erbil, che sono ormai insufficienti. Negli ultimi mesi, il numero di pazienti in arrivo all’Emergency Hospital è stato in costante aumento ed Emergency ha deciso di tornare ad Erbil per supportare il sistema sanitario nazionale, fornendo 24 ore su 24 cure medico – chirurgiche gratuite alla popolazione colpita. Lo fa tornando nell’ospedale che aveva costruito nel 1998 per le vittime di guerra e delle mine antiuomo e che ha condotto fino al 2005, quando ha trasferito la gestione del centro alle autorità sanitarie locali. “Dal 2005 torniamo a lavorare a Erbil, nello stesso Centro chirurgico che avevamo aperto nel 1998 e poi affidato alle autorità locali perché il Kurdistan sembrava un Paese stabile e sicuro” continua Nannini. “Oggi siamo di nuovo qui, a fare i conti con le terribili conseguenze di una delle più grandi e complesse crisi umanitarie degli ultimi tempi: il conflitto di Mosul”.
Come in tutti i progetti, Emergency si è occupata di ristrutturare l’ospedale, ampliandone il numero dei posti letto, passati da 24 a 68. Particolare attenzione sarà riservata alla formazione del personale medico in chirurgia di guerra, effettuata da personale internazionale, per allineare le procedure ospedaliere agli standard internazionali.
“’Tra qualche anno si commemoreranno anche le vittime di Mosul?’ mi sono chiesto, pensando a quanto vedo qui ogni giorno” racconta Giacomo Menaldo, Coordinatore Emergency in Iraq. “Ieri, tutto il popolo curdo si è fermato qualche minuto per commemorare il massacro di Halabja: nel 1988, migliaia di persone hanno perso la vita e altrettante hanno subito danni a causa dell’uso di armi chimiche.

Vedere i nostri colleghi curdi ricordare quell’evento insieme a centinaia di altre persone, davanti al cancello del nostro ospedale, ci ha impressionato e commosso. Sono cambiati i governi, ma la situazione non è cambiata: la guerra c’è sempre e c’è sempre gente che soffre. I combattimenti a Mosul hanno già causato migliaia di feriti e morti, il nostro ospedale è sempre pieno.
Nell’ultimo mese abbiamo fatto oltre 250 operazioni, più di 8 al giorno. Continuiamo a sostenere che la guerra non è ‘lo strumento per la risoluzione dei conflitti’. Semplicemente, non è uno strumento.
Porta solo sofferenza e altra violenza. Qui, all’Emergency Hospital di Erbil, lo vediamo ogni giorno”. Dal 1995, in Iraq, Emergency ha assistito quasi 700.000 persone (dati al 31 dicembre 2016) nei suoi due Centri chirurgici, nella rete di Centri sanitari e nel Centro di riabilitazione. L’intervento di Emergency in Iraq si è concentrato nel Kurdistan iracheno, al confine con Iran e Turchia, in una zona densamente minata. Attualmente, Emergency gestisce in Iraq un Centro di riabilitazione e reintegrazione sociale a Sulaimaniya, avviato nel 1998 constatata l’elevata presenza nell’area di persone amputate. Oltre alla cura dei pazienti e all’applicazione di protesi, Emergency favorisce il loro reinserimento nelle comunità di provenienza.
Dal 2014, inoltre, Emergency offre assistenza sanitaria ai profughi iracheni e siriani nei campi delle aree di Arbat e Kalar. I Centri sanitari di Emergency attualmente presenti in Iraq sono sei, quattro nell’area di Arbat e due nell’area di Kalar. A partire dal luglio del 2014, il nostro staff ha offerto cure presso il Centro sanitario di Aliawa, nell’area di Khanaqin, fino al passaggio di consegne con le autorità sanitarie locali effettuato nel febbraio del 2015. Nel 1995 Emergency ha riattivato l’ospedale di Choman, villaggio curdo al confine tra Iran e Iraq. L’area, abitata dai Curdi iracheni, era disseminata da più di 10 milioni di mine, anche di fabbricazione italiana. A Sulaimaniya e a Erbil, città allora controllate da due fazioni in lotta tra loro, nel 1996 e nel 1998 Emergency ha aperto due Centri chirurgici per fornire assistenza gratuita e di alta qualità. Nel tempo, entrambe le strutture sono state ampliate con unità specializzate nel trattamento delle ustioni e delle lesioni spinali.In tutto il Paese Emergency ha attivato una rete di 22 Posti di primo soccorso per offrire cure tempestive ai feriti e il loro trasferimento in ospedale in casi di emergenza.

Rossella Palma, Emergency





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