L’accordo di riservatezza: l’arma di Weinstein e dei suoi compari

Gli avvenimenti che hanno coinvolto Harvey Weinstein hanno messo in luce una modalità di potere sempre percepita ma che poche volte è salita all’onore delle cronache come ora. Il New York Times, The New Yorker, tutto il web e vari tabloid stanno raccontando gli abusi di questo produttore verso le donne con cui aveva rapporti professionali. Molte attrici nel settore cinematografico lo hanno accusato di aggressioni sessuali e persino di violenza. Weinstein ha fondato Miramax, ha vinto un Oscar per aver prodotto Shakespeare in love. Ora è stato licenziato dal consiglio di amministrazione della sua compagnia ed espulso dalla Academy Motion Picture Arts and Sciences.Il fenomeno però, come detto, non è isolato a questo caso. Con l’hashtag #MeToo e #Quellavoltache donne in tutto il mondo hanno condiviso le molestie sessuali subite nei loro ambienti lavorativi. Una realtà che evidenzia l’abuso di potere, la misoginia e la considerazione della donna come oggetto. La violenza sessuale purtroppo è una malattia generalizzata e transculturale e avrebbe bisogno di un’attenzione globale che forse ora comincia ad essere presa in considerazione. Ma la realtà e il dramma superano a volte la fantasia o la semplice dignità umana.

Viene da domandarsi come sia possibile che il caso Weinstein non sia venuto alla luce prima e che le donne accettino passivamente questi sopprusi. In certi casi l’idea che il concedersi per ottenere un maggiore successo sia stata la ragione di tutto è passata nella mente di molti. Certo le vittime di Weinstein non hanno denunciato i comportamenti del produttore permettendo una spirale di violenza progressiva su altre vittime. Ma pochi mettono l’accento su una pratica sempre più diffusa negli ambienti dove denaro e potere dettano le regole del gioco: l’accordo di riservatezza. Il non-disclosure agreement è un negoziato giuridico con il quale le parti si impegnano a mantenerle segrete specifiche clausole in esso contenute. In altre parole è un contratto attraverso il quale le parti decidono di non svelare le informazioni indicate dall’accordo. Questo è diventato uno strumento giuridico onnipresente per moli scopi, come la protezione dei segreti commerciali o delle informazioni finanziarie riservate. Anche semplicemente in un’intervista televisiva o in un meeting è diventata pratica comune. Ma sembra che sia proprio questa l’arma che gli orchi utilizzavano per poter fare il bello e cattivo tempo con le loro vittime.

Molte donne in passato si sono ribellate contro potenti molestatori intentando cause contro di loro ma spesso sono finite a doversi accontentare di un patteggiamento a porte chiuse che comprende un accordo di non divulgazione, pena ingenti sanzioni pecuniarie. Cathy Schulman, regista cinematografico vincitore dell’Oscar, presidente del gruppo di advocacy Women, ha dichiarato che tali accordi fanno parte di una cultura silenziosa a Hollywood. Ma questa pratica è molto comune, le clausole di non divulgazione nei contratti di lavoro e negli accordi di disoccupazione sono, per esempio, un meccanismo che impedisce ai dipendenti o ex-dipendenti di sfidare le amministrazioni di cui facevano parte.

Non parliamo poi delle azioni legali di potenti aziende contro chi, come giornalista o associazione vuole ottenere verità e giustizia. Le testate giornalistiche devono impiegare ingenti risorse per lavorare esclusivamente sulla storia per mesi, al fine di renderla inattaccabile. Chiunque denuncia – singoli, associazioni, sindacati – devono essere in grado di fronteggiare ogni sfida legale che si presenterà. Ma, dramma nel dramma, ogni azione contro questo sistema perverso comporta l’arduo compito di convincere le vittime, comprensibilmente riluttanti, a parlare contro coloro che hanno i motivi e i mezzi per schiacciarle.

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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