Yemen, la più grave crisi umanitaria al mondo

Non passa giorno che non si senta parlare della precaria situazione in Medio Oriente, tra guerre e terrorismo che hanno effetti disastrosi in paesi già profondamente deboli e instabili. La situazione in Yemen non è diversa da quelle cui siamo ormai tristemente abituati, eppure qualcosa di diverso c’è, ed è il modo in cui gli eventi si svolgono lontano dai riflettori.

Lo Yemen, infatti, è lo stato del Medio Oriente più povero ed è attraversato da anni da tensioni e conflitti tra fazioni in guerra tra loro. Il conflitto era iniziato come una guerra civile tra governo centrale e gli Houthi, il gruppo che rappresenta una minoranza religiosa sciita marginalizzata dalle politiche governative. Dal 2015 però, la situazione ha preso una piega completamente diversa, quando una coalizione di paesi del Golfo, guidata dall’Arabia Saudita, ha iniziato a bombardare indiscriminatamente il territorio yemenita. A tutto questo si aggiungono Daesh, un altro nome usato per indicare l’ISIS, e Al Qaeda che hanno occupato vaste aree del paese dove esercitano ancora ampio controllo. Le due organizzazioni terroristiche infatti, ma soprattutto Al Qaeda, occupano territori considerati strategici e per questo di vitale importanza come la penisola arabica, inoltre stanno traendo profitto dal conflitto vista la maggior libertà di agire che esso garantisce.    

Questa guerra e il collasso quasi totale della maggior parte dei servizi indispensabili per la popolazione, come ad esempio il servizio sanitario, hanno reso quella in Yemen la più grande crisi umanitaria al mondo. Nonostante la gravità della situazione, la crisi in cui versa questo Paese si è guadagnata l’appellativo di “dimenticata” vista la quasi totale mancanza di informazioni fornite da giornali e telegiornali. Raramente infatti sentiremo parlare di cosa stia accadendo in Yemen. Eppure il conflitto continua, anche se dietro le quinte, e in due anni ha già causato secondo stime ONU più di 50.000 morti e feriti e quasi tre milioni di sfollati.

Quali violazioni dei diritti umani nello Yemen?

Secondo Karline Kleijer, coordinatore dell’emergenza MSF per lo Yemen, le parti coinvolte nel conflitto mostrano regolarmente una “totale mancanza di rispetto per la protezione dei civili, delle strutture sanitarie, del personale medico e dei pazienti”.

È dall’inizio del conflitto, infatti, che i raid aerei colpiscono indiscriminatamente senza alcun rispetto di qualsivoglia diritto umanitario. Le bombe cadono continuamente su case e edifici pubblici di massima importanza per la popolazione, ormai allo stremo, come gli ospedali. Sono state colpite varie volte anche le strutture di Medici senza frontiere causando diverse perdite umane anche tra gli operatori della ONG che si è vista costretta ad abbandonare diverse parti del territorio per preservare l’incolumità del proprio staff.

Queste violazioni sono costantemente monitorate da Amnesty International che ne dà conto nei suoi rapporti periodici. L’ONG è infatti in prima linea nella denuncia di questi attacchi e delle ricorrenti violazioni dei diritti umani da parte di tutte le parti in conflitto. Il dito è puntato anche contro diversi paesi occidentali terzi al conflitto come gli Usa e i suoi alleati, tra cui l’italia, che continuano a fornire armi alle parti in conflitto e soprattutto all’Arabia Saudita, leader della coalizione dei paesi del golfo e una delle prime colpevoli degli attacchi ai danni dei civili. Questo paese infatti è spesso stato accusato, dalle parti in conflitto ma anche da parti terze ad esso, di bombardare indiscriminatamente il territorio Yemenita senza tener conto delle regole imposte dal diritto umanitario sulla tutela dei civili.

Diverse ONG tra cui Oxfam e Amnesty si sono già mobilitate per chiedere lo stop a questa vendita indiscriminata di armi ma il giro d’affari per i paesi fornitori, che ammonta, nei due anni di conflitto, secondo dati raccolti da Amnesty a più di 5 miliardi di dollari (l’Italia si “limita” ad un giro d’affari di 40 milioni), è troppo elevato per essere  fermato con facilità. Sono stati inoltre denunciati, sempre da Amnesty International, l’uso e la vendita di bombe a grappolo il cui uso è vietato dalla convenzione ONU del 2008. Queste armi sono però prodotte negli USA e Brasile che si sono rifiutati di aderire alla convenzione.  

yemen ospedale msf bombe

La crisi umanitaria: colera, povertà e insicurezza alimentare

Non è facile stimare le dimensioni di questa crisi visto che la maggior parte delle strutture amministrative, tra cui gli ospedali, sono completamente al collasso. Secondo dati ONU però il 60% della popolazione (16 milioni di persone) necessita di assistenza internazionale e 12 milioni di individui sono a rischio insicurezza alimentare. Alcuni attacchi sono stati diretti anche a infrastrutture di vitale importanza per l’approvvigionamento di cibo della popolazione come un magazzino usato come deposito per alimenti di Oxfam, ONG specializzata nell’approvvigionamento di alimenti e altri beni di prima necessità in situazioni di emergenza o grave povertà.

Anche le infrastrutture che mettevano in collegamento gli aiuti esteri e il territorio yemenita non sono state risparmiate come ad esempio il porto di Hudaydah, uno dei principali del paese. La distruzione delle vie di collegamento con l’estero crea una situazione d’emergenza ancora più critica se si tiene conto che lo Yemen normalmente importa circa il 90% del proprio fabbisogno alimentare. Le fazioni in guerra inoltre limitano l’accesso degli aiuti a buona parte della popolazione nel territorio yemenita impedendo alle ONG e a altri aiuti provenienti dall’estero di raggiungere la popolazione tramite blocchi navali e aerei. Questo e la mancanza di acqua hanno creato una gravissima carestia che sta affamando buona parte della popolazione e stando sempre a cifre ONU 7 milioni di yemeniti, tra cui 2,3 milioni di bambini con meno di cinque anni, sono “sull’orlo della fame” e il 60% della popolazione non sa dove reperire il cibo.

campo profughi yemen

Quali sono le condizioni sanitarie oggi nello Yemen?

Medici Senza Frontiere e la Croce Rossa denunciano periodicamente le precarie condizioni sanitarie sul territorio yemenita aggravate dalla carestia e dalla quasi totale mancanza d’acqua che impedisce il rispetto delle basilari norme igieniche. Buona parte della popolazione, secondo alcune stime il numero supera i 14 milioni, non ha accesso all’acqua potabile. La mancanza, inoltre, di un governo centrale stabile e i continui raid aerei indiscriminati hanno portato al collasso il sistema sanitario portato avanti ormai quasi esclusivamente da Croce Rossa e Msf, ma anche loro hanno difficoltà vista l’impossibilità a raggiungere parte del territorio. Le strade infatti non permettono un pronto intervento in gran parte del Paese visti i tempi di percorrenza che le pessime condizioni delle infrastrutture causano, in aggiunta i raid aerei e i blocchi stradali da parte delle diverse fazioni rendono gli spostamenti pericolosi e a dir poco complicati.

Dal 17 aprile 2017, come se non bastasse, è stata registrata anche un’epidemia di colera che ha già iniziato a mietere vittime e che per fine anno potrebbe raddoppiare addirittura il numero degli infetti: secondo Oxfam infatti con la stagione delle piogge i casi potrebbero salire fino a 600 mila. Questa malattia in realtà con le giuste cure e il giusto livello di igiene, secondo dati Unicef potrebbe essere affrontata più facilmente e quasi il 99% delle persone infette guarirebbe.

La rapida diffusione dell’epidemia è estremamente allarmante”, afferma Ghassan Abou Chaar, capo missione di MSF in Yemen. “Prima dello scoppio, il sistema sanitario era già al collasso e le esigenze in termini di salute delle persone erano enormi. Per riportare sotto controllo l’epidemia, non basta semplicemente trattare chi raggiunge le strutture sanitarie. Bisogna anche affrontare l’origine della malattia, migliorando la qualità dell’acqua potabile e l’igiene e lavorando nelle comunità per evitare nuovi casi”.

Questa epidemia è praticamente senza precedenti, Oxfam denuncia infatti che il numero di infetti è il più alto mai registrato al mondo in un solo anno.

Purtroppo per adesso non ci resta che sperare che la situazione si sblocchi e che la popolazione yemenita possa al più presto tornare il più possibile alla normalità.

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