Riqualificazione urbana a colpi di cultura: “Resistere è creare”

La città in cui viviamo, che sia quella in cui siamo nati o no, diventa a poco a poco una sorta di grande mamma di cemento e asfalto. Adotta i nuovi arrivati, culla gli amici di sempre, accoglie con un sorriso chi ritorna dopo un lunghissimo giro per il mondo. A volte un po’ la si trascura, e comincia a non essere più quella di un tempo. Emerge quello che viene, generalmente, definito come  “degrado”, cominciano i quartieri e le strade da evitare, comincia a non essere più la stessa. E quando una mamma non è più la stessa, bisogna prendersene cura. Con una carezza, rifare le brutte strade, i quartieri non più brillanti come una volta. Rivestire i marciapiedi, fare il bagno agli edifici. Creare qualcosa di bello attraverso la cultura, l’impegno, l’amore e risorgere, come una fenice, dalle ceneri che l’avevano imbruttita. Così comincia la riqualificazione urbana con l’unico tema possibile: la cultura.

Cultura del cibo, dell’arte, della condivisione. Spazi off limits diventano fiori all’occhiello di una città che vuole ripartire dall’inizio, sempre più distante dal concetto di abbandono. L’idea è quella di ricostruire l’immagine danneggiata di interi quartieri attraverso la cultura. Assemblare i pezzi per colorare e migliorare con l’arte in ogni sua forma: vere e proprie opere d’arte sui muri, iniziative culinarie mirate alla condivisione di spazi notevoli, riciclo e riutilizzo di materiali. Non arrendersi mai all’idea che non si possa essere migliori di così, e quindi resistere per cambiare, per creare.

Riqualificazione culturale: l’esempio di Bologna

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Benvenuti/Corriere di Bologna

Ci sono poi realtà pioniere nell’ambito della riqualificazione urbana. Questione di priorità o di necessità, tra queste spicca Bologna che, in pochi anni, sta cambiando faccia ad alcune zone abbandonate a loro stesse. L’ultimo esempio è il Guasto Village, che prende il nome dalla via che è stata totalmente ‘ristrutturata’, via del Guasto appunto, che si trova proprio di fronte piazza Verdi, bellissima ma abbandonata a bivacchi e passanti. Dovrebbe essere il quartiere della cultura per eccellenza, dal momento che proprio lì sorge il Teatro Comunale e poco più avanti, in via Zamboni, c’è la sede principale dell’Alma Mater Studiorum, l’Università di Bologna tra le prime in Italia e tra le più antiche d’Europa. Invece proprio questa zona è completamente abbandonata dal decoro che invece si trova a pochi passi da lì, in pieno centro. Bottiglie di vetro per terra, siringhe, risse, puzza di urina. Residenti che chiedono aiuto, stremati dalle condizioni del quartiere. E questo ha acceso un’idea estremamente brillante, volta a restituire quella bellezza perduta. Così nasce il progetto autofinanziato nato con la collaborazione dell’associazione Serendippo e del “Comitato del Guasto di Bentivoglio” formato dai residenti che, attraverso meravigliose opere d’arte, hanno completamente trasformato la strada più evitata della zona. Adesso è fotografata e ammirata, e ha l’attenzione che merita. Dice il presidente dell’associazione Etta Polico: “L’arte si impone come elemento di coesione, di condivisione”. E come dargli torto?

Ad arricchire questo bellissimo progetto artistico, una serie di container che la sera danno vita al Guasto Village, con bar, gallerie d’arte, un’edicola dedicata all’editoria indipendente, un negozio di vinili. Il tutto accompagnato dalla musica live che Radio Città del Capo trasmette ogni sera. Il Guasto Village occuperà la zona attorno via del Guasto fino al 30 settembre 2017, ed è gestito dal Teatro Comunale e dall’associazione Peacocklab. Questo è un perfetto esempio di un’iniziativa che coniuga arte, intrattenimento, socialità, condivisione in un’unica opera di riqualificazione.

guasto village bologna

 

Ma da Bologna non è tutto. Il Mercato Sonato, ex mercato rionale del quartiere San Donato (non certamente uno di quelli considerati ricchi e sicuri), è il primo spazio pubblico in Italia interamente autogestito da un’orchestra giovanile, la Senzaspine, con obiettivo quello di ridare una centralità urbana alla musica classica. Ultimo, ma non davvero ultimo, Dynamo, velostazione parcheggio custodito per bici e progetto nato da un’idea dell’associazione Salvaciclisti-Bologna. Quest’ultima si occupa di campagne di comunicazione ed eventi di promozione in difesa del ciclismo urbano, molto diffuso a Bologna.

La cultura è la chiave per la rigenerazione urbana, l’unico mezzo possibile. Apre un mondo di condivisione restituendo ai cittadini degli spazi fino a quel momento rimasti sepolti nell’incuria e nella rassegnazione. Crea uno spazio in cui tutti possono entrare e divertirsi in modi diversi, rilassarsi in un ambiente accogliente e colorato in un incredibile percorso di inclusione sociale, come un’unica grande famiglia. La riqualificazione è prima di tutto resistenza verso un clima stagnante, è trasformazione e bellezza, creazione. Come, del resto, afferma l’assessore alla cultura del capoluogo emiliano Matteo Lepore: “Resistere è creare”.

 

Luana Targia

Luana Targia nasce a Palermo nel 1993. Studia lingue, e nel 2016 si laurea in Scienze della comunicazione per i media e le istituzioni all'Università degli studi di Palermo. L'incertezza per il futuro la porta a Londra per due mesi, dove lavora come ragazza alla pari e vive la Brexit in diretta. Torna a casa consapevole che non ci rimarrà per molto, e infatti pochi mesi dopo si trasferisce a Bologna per intraprendere il percorso di laurea magistrale in Comunicazione pubblica e d'impresa. Ama leggere e scrivere, è appassionata alle cause perse, ai diritti umani, alla lotta alla mafia. Probabilmente scrivere è l'unica arma che possiede. 

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