Scuola e cultura per vincere l’abbandono

I “punti luce” di Save the Children Italia per garantire una maggiore inclusione sociale dei bambini provenienti da contesti socioculturali disagiati

Andrea Tomasella

Maggiore inclusione dei bambini provenienti da contesti socio-culturali disagiati, con lo scopo di facilitarne lo sviluppo emotivo e cognitivo. E’ questa la missione intrapresa da Save the Children Italia attraverso i suoi “Punti Luce”.
Per scoprirne di più, abbiamo parlato con Annapaola Specchio, coordinatrice nazionale “Punti Luce”, la quale ci ha illustrato la campagna “Illuminiamo il futuro” dedicata al contrasto della povertà educativa.
Conosciamoci. Parlaci un po’ di te.

Lavoro con Save the Children dal 2009. Sono arrivata partecipando ad una selezione per operatore legale in frontiera nel progetto Praesidium. Mi sono, successivamente, occupata di giustizia minorile e di povertà. Dal 2014, in particolare, ho lavorato sulla povertà educativa.

Che cosa si intende per povertà educativa?

La povertà educativa è la privazione, a danno dei bambini e degli adolescenti, della possibilità di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni.

La possibilità, quindi, di sviluppare le capacità non cognitive legate alla motivazione, all’autostima, alla sfera relazionale e sociale, determinanti per farsi strada nella vita.

Attraverso i “Punti Luce”, Save The Children è in prima linea per contrastare il fenomeno della povertà educativa. Com’è nata questa iniziativa e con quali obiettivi?

L’iniziativa è nata nel 2014 quando abbiamo lanciato la prima campagna “Illuminiamo il futuro”.
L’idea guida era quella di creare un percorso di sensibilizzazione a livello istituzionale e cittadino e di intervenire operativamente nei territori di maggiore disagio e complessità. Quale obiettivo desideriamo offrire opportunità a tutti i bambini ed a tutti i ragazzi che vivono nei contesti più complessi, all’interno dei quali l’assenza di servizi dedicati all’infanzia e alla cultura li pone in una condizione di privazione corrodendo le dimensioni della crescita. Ad oggi abbiamo aperto 20 Punti Luce in 12 Regioni, garantendo spazi ad alta densità educativa nei quali i bambini e i ragazzi di età compresa tra i 6 ed i 16 anni possono trovare gratuitamente opportunità educative che permettono loro di sperimentare e sognare. Nei nostri centri i bambini possono svolgere attività legate all’accompagnamento allo studio e all’utilizzo consapevole delle nuove tecnologie, ma vengono proposti anche l’invito alla lettura e laboratori di teatro, cinema, fotografia, giornalismo, musica e promozione di stili di vita sani.

Qual è la situazione in Italia riguardo alla povertà educativa e cosa può ancora essere fatto?
La situazione è preoccupante. I dati ci informano che oltre un milione di bambini vive in stato di povertà, crescendo in condizioni di svantaggio e deprivazione.Ciò determina un ritardo nell’apprendimento e nella crescita personale ed emotiva. Ne consegue che un numero preoccupante di ragazzi di 15 anni non raggiunge le competenze minime in matematica (1 su 4) e in lettura (1 su 5). Si tratta, quindi, di giovani tagliati fuori dal futuro. È necessario intervenire attraverso azioni basate su un unico quadro strategico, senza sovrapposizioni e interventi spot e a compartimenti stagni che determinano sprechi e inefficienze. Appare, inoltre, fondamentale che gli interventi siano monitorati e sottoposti a valutazione di impatto.

Esiste un divario fra nord e sud del Paese o la situazione è generalmente diffusa su tutto il territorio nazionale? Dove riscontrate le principali criticità e dove, invece, i maggiori segnali di miglioramento?
La situazione riguarda tutto il Paese, che presenta sacche di povertà e disagio da nord a sud.


Esistono zone nelle quali gli interventi sono più emergenziali, ma ogni realtà avverte la necessità di essere maggiormente supportata nello sviluppo fondamentale di una comunità educante che sappia seguire a 360° la crescita dei bambini. I segnali di miglioramento si registrano proprio dove funziona il lavoro di rete e di condivisione tra tutti i soggetti responsabili del bambino, dai servizi educativi (la scuola) ai servizi socio-sanitari e ai servizi sociali, qualora questi abbiano già in carico la famiglia, così come le parrocchie e tutte le associazioni già attive sul territorio.
Permettere a tutti i bambini di avere un’educazione, di esprimere la creatività e, magari, anche di coltivare una propria passione rappresenta un investimento nel loro futuro, ma anche in quello del Paese.

 

Questo tipo di consapevolezza è sufficientemente diffusa o c’è ancora del lavoro da fare?
C’è ancora molto da fare. Da un lato, infatti, i bambini non hanno proprio la possibilità anche solo di immaginare un futuro diverso perché non lo conoscono e perché non possono sperimentarsi ed essere curiosi; dall’altra, quando le famiglie vivono assillate dall’impossibilità di accedere alle offerte formative non possono generare nuove aspirazioni nei figli. Questo lo vediamo nella risposta che riceviamo nella partecipazione dei bambini e dei ragazzi alle attività proposte loro nei nostri Punti Luce e nell’entusiasmo che esprimono quando, attraverso le “doti educative”, hanno la possibilità di inseguire proprio un loro desiderio.

Esistono delle collaborazioni con cui portate avanti questo progetto (associazioni, comitati, istituzioni, ecc.) oppure è una campagna che vi vede soli?
Noi lavoriamo sempre con associazioni già presenti e radicate sul territorio in cui sviluppiamo i nostri progetti. Non ci sostituiamo a chi già esiste, anzi. Il nostro obiettivo è rafforzare le realtà presenti che svolgono quotidianamente un lavoro complesso ed essenziale. L’anno scorso, la nostra campagna ha abbracciato e coinvolto oltre 300 associazioni che hanno organizzato più di 400 eventi.
Intendiamo essere un motore trainante per il contrasto alla povertà educativa.

Un’ultima considerazione?
È fondamentale essere dalla parte di chi è più vulnerabile per restituire ai bambini il diritto di vivere la loro età e di crescere come cittadini liberi e consapevoli.

 

Andrea Tomasella, blogger e collaboratore di SocialNews e City Sport

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