Lo scrigno dell’arte: Arte della Scultura Antica

Lo scultore mostra di aver assimilato con dovizia la lezione dei grandi maestri del passato con particolare attenzione a Michelangelo.

E come dice Michelangelo in alcuni scritti, dove enuncia il concetto di scultura: “ La figura è presente nella mente dell’artista e nella materia, la scultura non è un fare, ma togliere materia. La figura non è visibile, ma esiste, la bravura dell’artista sta nel far emergere”. Michelangelo ancora parla della roccia come Platone parla dell’anima: “ Man mano che si toglie materia dalla roccia emerge la figura. Così l’idea (la figura) è imprigionata nella materia. Come la nostra anima è imprigionata nel nostro corpo”. (Fedone di Platone). Michelangelo riprende questo concetto e lo fa proprio rapportando il corpo e l’anima alla materia e alla forma.

Lo stesso Vasari nel paragrafo dedicato alla Scultura, capitolo I dice: “ La scultura è un’arte che, levando il superfluo della materia suggetta, la riduce a quella forma di corpo che nell’idea dello artefice è disegnata”.

Ma come arriva alla forma definitiva Morandini?

Appurato che la scultura non è un arte istintiva, ma di profonda ricerca e studio, Morandini schizza un disegno preparatorio, crea un piccolo modellino già in marmo o gesso, poi lo ingrandisce e procede direttamente nel creare l’opera risolutiva.

Egli con flex sottrae e con il martello pneumatico per gradina va a modellare e dominare la pietra cercando le corrette armonizzazioni delle parti ed gli equilibri.

A volte però, come è successo per la realizzazione delle onde, salta la realizzazione del modello per passare direttamente dallo schizzo alla fase esecutiva.

Giorgio, una volta sgrezzata la pietra e appuntata la forma passa alla cura del particolare, al far uscire la luce dalle sue sculture, cosicché la levigatezza della lavorazione crea superfici su cui la luce scivola in maniera avvolgente e ne mette in risalto la delicatezza degli effetti plastici.

Il riferimento realistico lascia così spazio all’astrazione e diviene sintesi di ragione ed emozione, astrazione e realismo, nascono forme protese verso la libertà e la vita, cariche di forza vitale rimarcate dalla compenetrazione tra pieni e vuoti, levigato e opaco, assottigliato e robusto.

Acqua dunque come pietra, Elemento umido (legame) e Freddo (contenere), incarna lo stato liquido della flessibilità, del rinascimento della materia, la quale tutta ricettività e inerzia, si muove secondo le impressioni ricevute. L’acqua è privilegiata rispetto agli altri elementi, perché, nella sua imprevedibilità possiede tanto la calma, la gravità e la profondità abissale della terra madre, della pietra, quanto l’inquietudine dell’aria e la mobilità del fuoco.

L’alto livello di rispetto raggiunto dall’artista verso gli elementi da lui raffigurati e la materia che scolpisce gli fa raggiungere livelli di comunicazione d’altissimo spessore che va oltre la fisicità, traducendo dinamicamente il suo moto interiore.

 

Per Giorgio la memoria della pietra ha un valore ancestrale che si collega direttamente al mito.

I miti sono la nostra infanzia interiore, la nostra creatività, sono racconti sacri, scritti, che accompagnano la nostra vita e si riversano sempre su ciò che facciamo, ecco le radici profonde che riemergono e sta solo ad animi sensibili ed eletti a dar forma in sintesi a temi della vita così profondi come gli abissi.

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