Il Partito “Diritto e Giustizia”: un nuovo sincretismo ideologico in Polonia

Il nuovo governo di Varsavia porta il paese sempre più lontano dall’Europa. Come si è arrivati a questo punto?

Carla Tonini

Diritto e Giustizia” (PiS) è il partito fondato dai fratelli Lech e Jarosław Kaczyński nel 2001. Formalmente è una forza di centro-destra, nata dall’unione delle frange democratico-cristiane di “Alleanza Elettorale Solidarnosć” (AWS) e dell’”Intesa di centro” (PC). Nel Parlamento europeo il PiS fa parte del gruppo parlamentare dei Conservatori e Riformisti Europei.
In realtà, il PiS non ha un orientamento politico preciso; è la somma di caratteristiche risultanti dall’apporto di diverse idee politiche: cattoliche, marxiste, liberali. In ogni caso, non si tratta di un’ideologia stabile, ma di un insieme di elementi che possono essere di volta in volta aggiunti, ritirati e poi rimessi in gioco.
Alla sua nascita, il PiS era un partito dal profilo cristiano-democratico, per il quale l’economia doveva sottostare alla regolamentazione pubblica, pur mantenendosi in una condizione di libero mercato, e lo Stato doveva fondarsi sui valori della famiglia tradizionale e della solidarietà cristiana. L’enfasi principale del programma era posta sulla lotta alla corruzione, la cui causa era vista nel perdurare della presenza, nell’amministrazione dello Stato, dei comunisti e dei loro complici, in primo luogo i liberali di Piattaforma civica (PO). Nel 2005, le parole d’ordine della “resa dei conti con il passato” e della nascita di uno “Stato nuovo”, ripulito dei “resti del comunismo”, consentì a Diritto e Giustizia di sconfiggere sia i socialdemocratici al potere, sia l’opposizione liberale di Piattaforma civica (PO). Il primo Governo del PiS ebbe, però, breve durata e fu travolto da numerosi scandali, come era successo al precedente guidato dai socialdemocratici.
I due anni al potere servirono comunque al partito dei Kaczyński per avviare la cosiddetta lustracja, che obbligava tutti i dipendenti dell’amministrazione statale nati prima del 1972 – circa 700.000 persone – a dichiarare l’eventuale collaborazione con i servizi segreti del passato regime comunista.


Ideologo e stratega di Diritto e Giustizia è il Presidente del PiS, Jarosław Kaczyński, il quale, a differenza del fratello Lech, eletto dapprima Sindaco di Varsavia e, successivamente, Presidente della Repubblica, non ha mai voluto candidarsi alle alte cariche statali, preferendo il ruolo di Presidente del partito dal quale dettare le linee politiche al Presidente della Repubblica, Andrzej Duda, ed al Primo Ministro, Beata Szydło. A Jarosław si deve la creazione di quella particolare forma di sincretismo politico, un misto di socialismo, clericalismo, capitalismo di stato e libero mercato, che ha permesso al PiS la duplice vittoria alle elezioni presidenziali e parlamentari del 2015. Il modello di Stato a cui si ispira Kaczyński è basato su un Governo autoritario che unisce il controllo delle istituzioni statali – la magistratura, i servizi segreti e i media – all’assistenzialismo e a politiche redistributive, come il salario minimo garantito e le medicine gratis per gli anziani. All’interventismo in economia – controllo statale sulle imprese strategiche – si unisce il conservatorismo di ispirazione cattolica – rifiuto dell’eutanasia, dell’educazione sessuale nelle scuole, della procreazione in vitro, dell’aborto. Sulla scena internazionale, Diritto e Giustizia è atlantista – vede nella NATO una protezione contro l’espansionismo russo – e moderatamente euroscettico – è contrario all’Unione Europea federale, ma favorevole ad un’“Europa delle Nazioni”, in cui, ai singoli Paesi, è lasciata ampia autonomia nelle scelte di politica interna.
Il collante di tutte queste componenti è il nazionalismo: lo Stato deve intervenire per “polonizzare” l’economia – ricomprando le banche e le imprese in mano agli stranieri – e la società – sostenendo la fertilità delle donne polacche contro il pericolo di un aumento demografico dovuto agli immigrati provenienti dall’Africa o dall’Asia.
La politica pro-familiare, con la promessa di tre milioni di case a basso costo per le giovani coppie che vogliono sposarsi e fare figli, il prolungamento del congedo di maternità, il sostegno finanziario alle famiglie numerose e alle madri che rinunciano ad interrompere la gravidanza, rappresenta uno dei capisaldi del programma di governo del PiS.
Sulla scena internazionale, Kaczyński sostiene che la Polonia deve tornare ad assumere un ruolo di primo piano, corrispondente all’importanza strategica che riveste come Stato cuscinetto nei confronti dell’espansionismo russo ed al potenziale economico di un Paese in grande sviluppo. Per questo il presidente del PiS ritiene necessaria anche una trasformazione culturale nello Stato, sottoposto, da parte dei Governi liberali e post-comunisti, alla cosiddetta “pedagogia della vergogna”, che ha decostruito i “miti nazionali” e indebolito il “patriottismo” e l’”idea di Nazione”.
Dopo la sconfitta alle elezioni del 2005, Diritto e Giustizia ha cercato di modernizzare la propria immagine in modo da attrarre fasce al di fuori del suo elettorato tradizionale, composto da anziani e persone residenti in zone rurali. Durante la campagna per le elezioni parlamentari del 2015, ha promesso più lavoro per i giovani, reso possibile dal ritorno dell’età pensionabile a 60 anni per le donne e a 65 per gli uomini, e più guadagni agli imprenditori, grazie al’introduzione del sistema fiscale proporzionale. Questa strategia si è dimostrata vincente sia alle elezioni presidenziali del giugno 2015, sia alle politiche del successivo mese di novembre.
I successi del partito non sarebbero stati possibili senza la personalità di Jaroslaw Kaczyński, il quale, sia nella vita privata, sia in quella pubblica, incarna i valori di una parte consistente della società polacca. Figlio di attivisti della resistenza antinazista e anticomunista, Jaroslaw ha fatto parte, assieme al fratello Lech, dell’opposizione al regime comunista riunita intorno al sindacato Solidarność. Conduce una vita da asceta, è scapolo – ha vissuto con la madre sino alla sua morte, nel 2010 – non possiede il telefono cellulare, ha aperto solo di recente un conto corrente in banca, rifugge dagli incontri mondani preferendo passare le serate a casa, non hai mai viaggiato all’estero.

Dopo la morte di Lech, avvenuta nel 2010 nell’incidente aereo che lo trasportava in Ucraina, Jaroslaw veste rigorosamente di nero e si dedica a celebrare la memoria del fratello. A questo aspetto severo e riservato della vita privata, Kaczyński unisce rare apparizioni pubbliche, durante le quali rivolge pacati appelli all’unità di tutte le forze politiche per il bene del Paese assieme ad attacchi veementi contro i liberali di Piattaforma civica, considerati “nemici della Patria”. Durante le sedute del partito, che ricordano molto quelle del Comitato centrale del partito comunista polacco, ripete frasi stereotipate come “siamo sulla strada del cambiamento” o “faremo grandi cose”, interrotte da continue ovazioni da parte degli astanti.
Nel primo anno di Governo, Diritto e Giustizia ha realizzato alcuni importanti punti del proprio programma.
In campo istituzionale, ha assoggettato il Tribunale costituzionale all’esecutivo – aumentando il numero dei giudici nominati dal Governo – ha assunto il controllo della televisione pubblica, ha epurato i servizi segreti e l’esercito. Se approvata, la nuova legge sulla “de-comunistizzazione” dell’amministrazione statale preannuncia la resa dei conti con ciò che resta dei veri o presunti collaboratori con il passato regime comunista.
In campo economico, il Governo di Beata Szydło ha tassato le compagnie straniere operanti nei settori delle banche, delle telecomunicazioni e della distribuzione alimentare e ha iniziato la “ripolonizzazione” degli istituti di credito, comprando da Unicredit oltre il 40% delle azioni della Pekao. La retorica sulla necessità di limitare la presenza di capitale straniero nel Paese non impedisce però al Governo di continuare ad attrarre investimenti dall’estero, soprattutto da parte dell’odiata Germania, la quale, nel 2016, ha investito nell’economia polacca un capitale corrispondente al 18% del PiL.
La Szydlo ha anche introdotto misure di politica sociale: nell’aprile del 2016 è stato avviato il programma “Famiglia 500 plus” che prevede, a prescindere dal reddito, un sussidio mensile di 500 zloty (114 euro) per il secondo e i successivi figli, fino al loro diciottesimo anno di età. Sino a dicembre 2015, sono state ben 2.500.000 le famiglie beneficiarie del programma. In novembre il Governo ha approvato le misure per abbassare l’età pensionabile, ha innalzato il salario minimo dei lavoratori a tempo pieno, ha approvato l’elenco dei medicinali gratuiti per gli ultra settantacinquenni.
Sono tutte misure molto costose e, nella maggior parte dei casi, poco efficaci, tanto che l’esecutivo ha dovuto fare passi indietro rispetto ad alcune misure annunciate, come l’introduzione dell’aliquota fiscale unica, o rimandarne altre, come l’abbassamento dell’età pensionabile.
Per quanto riguarda la politica familiare, l’incentivo monetario non è sufficiente ad aumentare la natalità; in Polonia, come nel resto del mondo, l’unico incentivo che spingerebbe le donne ad avere più di un figlio sarebbe il miglioramento dei servizi per l’infanzia, come nidi e scuole materne. In alcuni casi, il Governo si è arreso di fronte alle proteste sociali, come è successo nel caso dei cortei organizzati dalle donne polacche contro un ulteriore inasprimento della legge sull’interruzione della gravidanza, già ora una della più restrittive del mondo occidentale.
Né le proteste dell’opposizione interna, organizzata nel Comitato in difesa della Democrazia (KOD), né quelle degli organismi internazionali – la Commissione Europea ha chiesto a più riprese alla Polonia di revocare i cambiamenti introdotti nel funzionamento della Corte costituzionale – sembrano preoccupare l’esecutivo a guida PiS. Nel Paese, Diritto e Giustizia non ha concorrenti: l’opposizione liberale è divisa in due distinti partiti, Piattaforma civica e la nuova formazione “Moderna”, la sinistra è praticamente scomparsa dalla scena politica. I partiti dell’opposizione sono lacerati da conflitti interni, mancano di un programma alternativo a quello del Governo e di leader autorevoli e continuano ad essere coinvolti in scandali e in accuse di corruzione. In Parlamento, PiS ha la maggioranza assoluta e, su certi provvedimenti, può contare sul sostegno dei partiti di estrema destra. Le sanzioni ricevute dall’Unione Europea non sono vincolanti e il fatto che i termini per adeguarsi alle raccomandazioni della Commissione Europea siano continuamente prorogati rafforza nel Governo polacco la convinzione di essere impunibile e nei cittadini polacchi l’idea che l’Unione Europea sia un corpo estraneo che si intromette negli affari interni di uno Stato sovrano.

Carla Tonini, docente di Storia dell’Europa Orientale presso l’Alma Mater, Università di Bologna

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