Famiglie arcobaleno: manuale per aspiranti genitori omosessuali

Costruire una famiglia è un desiderio che tutti hanno e che tutti dovrebbero poter realizzare, a prescindere dal proprio orientamento sessuale. Tuttavia, se in alcuni Paesi coppie dello stesso sesso godono già degli stessi diritti delle coppie eterosessuali, potendo liberamente sposarsi e crescere figli, la situazione in Italia è ancora piuttosto arretrata. Quali opzioni esistono, dunque, per quanti sognano una famiglia arcobaleno?

 

Diventare mamme: la Procreazione Medicalmente Assistita

Quando due compagne desiderano diventare madri, la procreazione medicalmente assistita rappresenta la via principale. In Italia, però, la materia è regolata dalla legge 40/2004, che consente di accedere a questa pratica solo a coppie composte da individui di sesso diverso. L’unica alternativa è quindi quella di rivolgersi a cliniche estere. Fortunatamente, anche solo considerando il panorama europeo, il numero di Paesi in cui la fecondazione assistita è consentita anche alle famiglie omosessuali, o comunque a donne single, è ampio: Belgio, Danimarca, Finlandia, Gran Bretagna, Grecia, Olanda e Spagna. Nella maggior parte di questi, la donazione dei gameti avviene in forma anonima e non è possibile conoscere l’identità del padre biologico. Fanno eccezione Olanda e Finlandia, dove sono stati istituiti registri dei donatori cui i figli hanno il diritto di accedere una volta compiuti, rispettivamente, sedici e diciotto anni.

 

Ma veniamo alle questioni pratiche. Come trovare la clinica adatta e, soprattutto, come trovare un donatore di seme? Esistono diverse centri, in Italia, che si occupano di accompagnare le future madri in questo percorso, mettendole in contatto con le strutture estere e assistendole fino al momento dell’operazione. Il donatore verrà poi scelto tra gli iscritti alla Banca del Seme.

 

I costi sono diversi da Paese a Paese e, soprattutto, in base alla tecnica utilizzata. La soluzione più economica è la fecondazione intrauterina, sconsigliata però alle donne di età superiore ai trentacinque anni, in quanto sono maggiori le possibilità che la fecondazione non vada a buon fine. La spesa totale varia da poche centinaia di euro a 1000-1500 euro, tenendo presente che il prezzo include anche eventuali terapie ormonali da attuare prima dell’intervento. I costi aumentano ulteriormente se la tecnica prescelta è la fecondazione in vitro (IVF), che garantisce tassi di successo più alti: si va in media dai 3000 ai 6000 euro, arrivando fino a 8000 nel caso in cui l’aspirante mamma abbia bisogno anche di una donazione di ovuli.

 

Esiste infine un’ulteriore possibilità, meno costosa (si parte da circa 200€), ma dai risultati più incerti: la home-insemination. Varie banche del seme, prime fra tutte la Cryos, la più grande a livello mondiale, permettono infatti di scegliere un donatore sul loro sito internet e farsi spedire direttamente a casa un kit completo per l’auto-inseminazione.

 

Diventare papà: la maternità surrogata

Se le coppie lesbiche hanno a disposizione diverse opzioni tra cui scegliere, gli aspiranti padri devono per forza ricorrere alla cosiddetta “gestazione per altri”, o GPA. Questo, però, comporta trovare una donna disposta a portare in grembo un bambino che, al momento della nascita, sarà riconosciuto come figlio della coppia e nei confronti del quale la madre naturale perderà ogni diritto.

Nella maggior parte dei Paesi, Italia inclusa, la maternità surrogata è vietata per legge e, anche dove è consentita, possono solitamente accedervi soltanto le coppie eterosessuali. Le realtà in cui, al momento, questa pratica è aperta anche ai gay sono, di fatto, solo alcuni Stati americani e canadesi e, a livello europeo, il Regno Unito, a patto che almeno un membro della coppia vi risieda. In questi Paesi esistono numerose organizzazioni che seguono e aiutano i futuri genitori in tutte le tappe, sia dal punto di vista medico che legale, costituendo inoltre una sorta di ponte tra la coppia e la gestante. I costi sono piuttosto elevati, compresi tra i 100.000 e 150.000 euro, e bisogna tenere presente che saranno necessari alcuni viaggi nel Paese prescelto per avviare le procedure e conoscere la madre surrogata. Una volta nato, sarà possibile portare casa il bambino solo dopo alcune settimane, necessarie per sbrigare le pratiche burocratiche e far avere al neonato il passaporto: i nati negli Stati Uniti e in Canada, infatti, ne acquisiranno automaticamente la nazionalità, grazie alla previsione costituzionale dello ius soli, ovvero il diritto di cittadinanza per tutte le persone nate sul suolo di suddetti Paesi.

famiglie arcobaleno due papà

 

La step-child adoption, un fondamentale passo in avanti

In campo legale il problema principale per le coppie omosessuali resta quello di vedere riconosciuta la responsabilità genitoriale a entrambi i membri. Per le istituzioni italiane, infatti, risulta essere genitore solo colui o colei che ha un legame biologico diretto col bambino, mentre l’altro coniuge, dal punto di vista legale, nulla è che un estraneo. E mentre per le famiglie tradizionali esiste la possibilità di ricorrere alla cosiddetta step-child adoption, l’adozione del figliastro, al momento di approvare la legge sulle unioni civili non si è riusciti ad estendere questa possibilità anche alle coppie omosessuali.

 

Importanti passi avanti si stanno però compiendo per via giurisprudenziale, con diversi tribunali che si sono pronunciati a favore del riconoscimento della potestà genitoriale ad entrambi i membri di famiglie gay o lesbiche. Fondamentale è stata inoltre la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che, nel 2013, ha stabilito che la negazione del riconoscimento della responsabilità genitoriale per ragioni legate all’orientamento sessuale costituisce una discriminazione e una violazione del diritto di famiglia.

 

Famiglie arcobaleno: un diritto di tutti

 

L’idea che il diritto alla genitorialità possa spettare anche a coppie composte da individui dello stesso sesso incontra ancora oggi, nel nostro Paese, molte resistenze. Le forze conservatrici, prime fra tutte la Chiesa, continuano a sostenere la necessità di avere sia un padre che una madre per il corretto sviluppo psicologico ed emotivo del bambino, nonostante siano molti gli studi che hanno tentato di confutare tale opinione. Fin dal 2006 l’American Association of Pediatrics, associazione statunitense che conta oltre 60.000 pediatri, si è impegnata a sottolineare il fatto che i figli cresciuti da coppie omosessuali si sviluppano esattamente come quelli nati da relazioni “tradizionali” e che il benessere del bambino dipende da fattori quali la qualità del loro rapporto con i genitori, la presenza di strumenti di sostegno socio-economici e, soprattutto, dalla capacità dei padri e delle madri di svolgere il proprio compito educativo. Capacità che nulla ha a che fare con il loro essere omosessuali. Come ha sostenuto Abbie Goldberg, psicologa ricercatrice alla Clark University in Massachussets, le coppie dello stesso sesso necessariamente scelgono di diventare genitori e hanno quindi altissimi livelli di motivazione, impegno e dedizione. Gay e lesbiche devono quindi essere messi nelle condizioni di poter accedere a tutte quelle pratiche che possono aiutarli a coronare il proprio sogno di costruire una famiglia, senza che ciò diventi fonte di pregiudizi, preclusioni e discriminazioni.

 

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