“Il disabile? Soggetto attivo e non solo da proteggere”

Vincenzo Zoccano

Vincenzo Zoccano

Vincenzo Zoccano è il Presidente della consulta delle associazioni dei disabili per il Friuli Venezia Giulia. È, inoltre, docente di informatica preSSo l’Istituto regionale per ciechi Rittmeyer

 Ilenia Cassanelli

 

 

Vincenzo Zoccano, esponente del mondo della disabilità, si colloca tra i massimi esperti nel campo delle politiche per i disabili e nelle tecnologie assistive in quanto docente di informatica presso l’Istituto Regionale per Ciechi Rittmeyer, nonché presidente della Consulta Regionale delle Associazioni dei Disabili della Regione Friuli Venezia Giulia.

Abbiamo avuto il piacere di incontrarlo. Senza troppi giri di parole, ha messo in chiaro vari argomenti e problemi che riguardano le barriere architettoniche e, soprattutto, quelle mentali che limitano il pensiero delle persone.

Presidente, che impatto ha il vostro lavoro all’interno della Regione?
“Si è portati a pensare alla persona con disabilità come utente da proteggere. Noi lavoriamo per promuovere l’individuo come soggetto attivo di questa società. La nostra Consulta è l’unico organismo in Italia, riconosciuto per legge dal Friuli Venezia Giulia, che, in virtù del suo statuto speciale, consente all’associazione il parere preventivo sugli atti sia normativi, sia amministrativi, quindi leggi e regolamenti che impattano sulla disabilità. Rappresentiamo la lobby principale, anche se, ultimamente, in Italia, questa parola viene male interpretata. Ricopriamo il ruolo di portavoce delle associazioni dei disabili in modo da dare alla Regione la possibilità di promuovere tutti i processi decisionali concertati e concordati da noi. Non è poco. Dovrebbero saperlo fare anche altre organizzazioni, ultimamente latitanti… Questo Paese sta considerando sempre meno i gruppi d’influenza. Dovrebbe, invece, affidarsi a loro perché guidano e orientano i processi politico-decisionali di uno Stato civile”.

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Una delle tante falle nel sistema italiano.

“Un grande errore commesso in passato è stato quello di aver unito la sanità con il sociale. Non possono stare assieme. I soldi per il sociale non ci sono mai quando è in gioco la salute di tutti. Secondo me sono due linee di indirizzo che dialogano tra di loro, ma andrebbero gestite separatamente. Il grande dramma di questo Paese è che i vari organi istituzionali dello stesso ente, in materia di disabilità, ma non solo, non comunicano affatto. Questo tema è emerso anche al Comitato Onu di Ginevra: tra le 64 raccomandazioni rivolte all’Italia, era tra i primi della lista in ordine di importanza. Bisognerebbe costituire un organismo indipendente che faccia da collante e da coordinamento tra i Ministeri a livello di Governo centrale e tra gli Assessorati a livello di Enti locali e Regioni. Questo, solo questo permetterebbe di ottimizzare le risorse, umane ed economiche, e promuoverebbe processi decisionali intelligenti. In Italia, inoltre, i servizi per le persone con disabilità sono molto disomogenei. Non tutti possono usufruire degli stessi diritti, ma i diritti dovrebbero essere uguali per tutti. Qui andrebbe fatta una grande riflessione…”.

Per quanto riguarda le strutture locali, come siamo messi?
“Se dico che siamo messi bene faccio contenti gli Enti pubblici, ma non sarei del tutto sincero… Non posso nemmeno dire che siamo in una brutta situazione perché l’impegno c’è e bisogna ammettere che Trieste, dal punto di vista geografico, non aiuta. Tutti i politici con i quali mi interfaccio quotidianamente affermano che, quando si parla di disabilità, bisogna abbattere le barriere architettoniche. Certo, è vero! Ma ancor prima di ridurre gli ostacoli fisici occorre annullare le barriere culturali. Se non facciamo uno sforzo politico-culturale per indurre a progettare in maniera accessibile, non solo ai disabili, ma a tutti, non otterremo mai nulla. I limiti sono, prima di tutto, nella testa delle persone. Quando ciò verrà compreso, forse ci potrà essere una svolta. Secondo lei, cosa scelgono le persone tra un ascensore e una rampa di 200 gradini? Un altro argomento che mi preme molto è rappresentato dalle barriere digitali. I siti web accessibili anche alle persone con disabilità sono più frequentati degli altri. Sa perché? Sono più fluidi, favoriscono la velocità in quanto meno colmi, sono semplici. I siti web sono pieni di tutto, un’informazione viene ripetuta all’ossessione. Lo ripeto: il problema di fondo è costituito dalla barriera culturale, quella mentale”.

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Cosa pensa del no alle Olimpiadi di Roma 2024? Avrebbero potuto portare molte nuove strutture a norma per le persone disabili.
“In Italia si attendono le Olimpiadi per costruire le cose… Se vengano poi realizzate o meno, non mi appassiona più di tanto. Ovviamente è un’occasione persa, ma per l’economia e la visibilità dell’Italia in generale. Le strutture devono essere costruite secondo criteri di buon senso e indipendentemente da questo tipo di eventi. Non mi piace pensare che si sia cercato di strumentalizzare le Paralimpiadi per incentivare lo svolgimento di quest’evento”.

 

Ilenia Cassanelli, Collaboratrice di City Sport 

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