Diritto d’asilo: come potrebbe essere riformato?

Nelle prima parte di questo articolo abbiamo analizzato come nasce storicamente e giuridicamente il diritto d’asilo e come è attualmente regolamentato in Italia. Il 3 agosto di quest’anno durante un’audizione davanti al comitato parlamentare di controllo sull’attuazione dell’accordo di Schengen il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha anticipato una proposta del governo per riformare questa normativa, per il momento la legge è ancora allo studio del dipartimento per gli affari giuridici e amministrativi (Dagl) della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ma attraverso il testo dell’audizione è possibile coglierne gli aspetti essenziali.

La proposta nasce dalla constatazione che da gennaio a maggio del 2016 sono stati presentati presso i Tribunali italiani 15.008 ricorsi da parte di richiedenti asilo contro i provvedimenti di diniego delle commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale, a cui è demandato l’esame delle domande, ed il numero dei ricorsi cresce di circa 3500 nuovi ricorsi al mese; le definizioni di tali procedimenti, invece, nello stesso periodo sono circa mille e hanno una bassissima percentuale di accoglimento; questo enorme disallineamento tra il numero dei ricorsi ed il numero delle sentenze (1 a 15) rischia di creare un arretrato notevole in un procedimento la cui durata in primo grado è in media di sei mesi (tempo ragionevole se comparato alla lunghezza media di un processo civile).

riforma diritto d'asilo

Fonte: internazionale

La riforma si propone, dunque, di velocizzare ulteriormente questa procedura ed il suo punto principale è l’eliminazione del grado di appello per chi ha ricevuto un diniego dell’asilo in primo grado.

Punti focali della riforma sono:

  1. La creazione di tribunali di primo grado specializzati in richieste d’ asilo;
  2. Il rafforzamento, tramite assunzione di nuovo personale, degli uffici che si occupano delle richieste d’asilo;
  3. La soppressione del grado di appello contro la decisione di primo grado del tribunale;
  4. Il “rito sommario di cognizione” verrà sostituito da un rito camerale senza udienza, dove il giudice visionerà la videoregistrazione del colloquio del richiedente asilo davanti alla commissione territoriale.

Sono molti i dubbi che questa proposta di riforma solleva: ad esempio, l’eliminazione dell’udienza renderebbe impossibile per il giudice di primo grado esaminare dal vivo la richiesta del richiedente asilo, poiché la riforma prevede solo l’utilizzo di una videoregistrazione: non vi sarebbe alcuna possibilità né di ascoltare il richiedente asilo, né di porgli delle domande per poter meglio analizzare la sua delicata situazione.

L’abolizione dell’appello, poi, affiderebbe al giudice di primo grado un’enorme responsabilità decisionale, eliminando un secondo grado di giudizio e finendo per limitare fortemente un diritto costituzionalmente garantito .

Il tutto, inoltre, porterebbe alla creazione di un diritto “speciale” per gli stranieri, con un diverso trattamento riservato loro rispetto ai cittadini italiani.

Come sempre la neccessità di dare una risposta certa e veloce confligge con l’accuratezza dell’esame della domanda e coniugare le due opposte esigenze non è facile: l’Associazione italiana studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) ha elaborato proposte alternative a quella del governo, come, ad esempio, aumentare il numero dei tribunali in grado di valutare i ricorsi e introdurre altre vie legali per ottenere il permesso di soggiorno, quali il visto per lavoro o per studio.

Come sempre la necessità di dare una risposta certa e veloce confligge con l’accuratezza dell’esame della domanda e coniugare le due opposte esigenze non è facile: l’Associazione italiana studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) ha elaborato proposte alternative a quella del governo, come, ad esempio, aumentare il numero dei tribunali in grado di valutare i ricorsi e introdurre altre vie legali per ottenere il permesso di soggiorno, quali il visto per lavoro o per studio.

Vedremo nell’evoluzione dei prossimi mesi come si orienterà il pendolo dell’azione legislativa e se, tra rapidità ed approfondimento, sia possibile trovare un giusto equilibrio affinchè “lo straniero al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana,” abbia ancora diritto d’asilo nel territorio della Repubblica.

Gea Arcella

Gea Arcella

Nata a Pompei, dopo gli studi classici svolti a Torre Annunziata, si è laureata in Giurisprudenza presso l'Università di Trieste nel 1987. Nel 2007 ha conseguito con lode un master di II livello presso l'Università “Tor Vergata” di Roma in Comunicazione Istituzionale con supporto digitale. E' notaio in provincia di Udine e prima della nomina a notaio ha svolto per alcuni anni la professione di avvocato. Per curiosità intellettuale si è avvicinata al mondo di Internet e delle nuove tecnologie e dal 2001 collabora con il Consiglio Nazionale del Notariato quale componente della Commissione Informatica . Già professore a contratto presso l'Università Carlo Bò di Urbino di Informatica giuridica e cultore della materia presso la cattedra di diritto Civile della medesima Università, attualmente è docente presso la Scuola di Notariato Triveneto e Presso la Scuola delle Professioni legali di Padova di Informatica giuridica e svolge attività formative sia interne che esterne al Notariato. E' socia di diverse associazioni sia culturali che orientate al sociale, crede che compito di chi ha ricevuto è restituire, a partire dalla propria comunità. 

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