Malawi: crescono le speranze di vita per i bambini nel cuore dell’Africa

Progetti incentrati su acqua, alimentazione e sanità hanno segnato l’inizio di un lungo processo di sviluppo per questa regione, bagnata dal terzo lago più grande dell’Africa. È migliorata la speranza di vita della popolazione e si è registrata, soprattutto tra i bambini di età inferiore ai cinque anni, una diminuzione del numero di decessi

Maria Grazia Sanna

http://www.falmi.org/

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“Paesi ad elevata mortalità”: sono stati identificati così, in occasione del summit delle Nazioni Unite del 2000, gli Stati caratterizzati da una media pari o superiore a 40 decessi ogni 1.000 bambini nati vivi. Di fronte a questa situazione allarmante, nel corso del summit 150 leader mondiali e 23 organizzazioni internazionali si sono posti l’obiettivo di ridurre di due terzi i livelli di mortalità infantile entro i successivi 15 anni, diminuendo, così, il pesante divario esistente con i Paesi sviluppati, come Norvegia e Islanda. Il momento del bilancio è ormai arrivato: pare che un barlume di speranza si sia acceso in otto degli Stati gravati dal dramma dell’elevata mortalità infantile. In particolare, nel cuore caldo dell’Africa, si è segnalato il Malawi.

Secondo quanto riportato nel dossier “Level and trends in child mortality”, si evidenzia che, nel 2015, è sopravvissuto il 70% di bambini in più rispetto alla media registrata ad inizio secolo.
Due sorrisi ogni tre piccole ed innocenti creature hanno ancora una chance di continuare a vivere ed a realizzare i propri sogni. Il miglioramento non poteva avvenire senza la stretta collaborazione tra organizzazioni internazionali, locali e Governo, adoperatisi per far perdere al Malawi la nomea di “Paese tra i più sottosviluppati al mondo”. Nel 2000, infatti, l’aspettativa di vita non superava i 50 anni e problemi di carattere economico impedivano di migliorare l’educazione, il sistema sanitario e la protezione ambientale. Tutto ciò influiva sul numero dei decessi tra i bambini, che si attestava a 174 ogni 1.000 nascite. In quel periodo, malattie infettive e condizioni patologiche come polmoniti, dissenteria, malaria, meningite, tetano, HIV determinavano ancora un esito fatale.
In più, una significativa percentuale di bambini soffriva di denutrizione. Tra il 2008 e il 2012, ciò ha causato 82.000 decessi. Da non dimenticare, infine, le diverse complicanze associate al momento del parto, responsabili delle morti nell’arco delle prime 24 ore di vita. Questo quadro, rimasto sostanzialmente stabile per decenni, ha subito un’evoluzione a partire dal 2000. Lo sviluppo di diversi progetti ha determinato un progressivo miglioramento delle condizioni di vita dei bambini.

Il programma di Save the children per l’aumento della produzione agricola delle famiglie ha favorito l’incremento della disponibilità di cibo. Ugualmente significative le iniziative di educazione a beneficio delle madri sulla cura e sulla nutrizione dei bambini o la creazione di servizi ricreativi e di apprendimento a questi ultimi riservati. Ma è sul fronte dell’emergenza sanitaria che si è osservata la svolta determinante: grazie alla diffusione delle vaccinazioni da parte dell’Unicef in tutte le aree più vulnerabili, incluso proprio il Malawi, si è vinta la lotta contro malattie mortali come malaria e aids.

A favore delle risorse idriche è intervenuta, invece, la Banca Europea: nel 2009 ha accordato un prestito di 15,75 milioni affinché almeno 720.000 persone beneficiassero dell’approvvigionamento di acqua potabile e, al tempo stesso, 470.000 residenti nelle aree più povere avessero accesso a strutture igienico-sanitarie. Progetti incentrati su acqua, alimentazione e sanità hanno segnato l’inizio di un lungo processo di sviluppo per questa regione, bagnata dal terzo lago più grande dell’Africa. È migliorata la speranza di vita della popolazione, attestatasi, nel 2013, a 60 anni e si è registrata, soprattutto tra i bambini di età inferiore ai cinque anni, una diminuzione del numero di decessi, passato dai 242 ogni 1.000 nascite del 1990 ai 64 del 2015. Su scala mondiale, il trend positivo è risultato ancora più evidente: dai 12,7 milioni di decessi infantili all’anno del 1990 si è arrivati ai 5,9 del 2015. I sopravvissuti sono, quindi, quasi il 50% in più, ma il successo parziale non permette ancora di festeggiare. Ogni giorno, infatti, muoiono ancora 16.000 bambini di età inferiore ai cinque anni. Il “primato” spetta sempre all’Africa sub-sahariana, dove 1 bambino su 12 non sopravvive a causa della mancanza delle strutture sanitarie più elementari. Ecco perché, tra gli obiettivi della nuova agenda 2030, rimane quello di portare tutte le Nazioni allo stesso livello dei Paesi maggiormente sviluppati in ordine al dato sulla mortalità infantile. Tra gli obiettivi si aggiunge anche quello di cancellare completamente fame e povertà. Obiettivi ambiziosi, soprattutto per il Malawi.
Ma, come affermò Ginott, “I bambini sono come cemento umido: tutto ciò che li colpisce lascia un’impronta”. Facciamo in modo che le nostre azioni diano loro la possibilità di segnare la terra con passi sempre più grandi e veloci. Soprattutto, facciamo in modo che dispongano ancora di risorse da sfruttare saggiamente.


Maria Grazia Sanna, 
collaboratrice di SocialNews

Maria Grazia Sanna

Nata a Sassari il 14/08/1991, attualmente studio Comunicazione pubblica e d'impresa a Bologna e scrivo per Social News cercando di trovare connubio tra teoria e pratica. Appassionata di viaggi, cultura e politiche, ricerco sempre nuovi stimoli nelle esperienze quotidiane e in quelle all'estero. Ho vissuto in Francia come tirocinante, in Belgio come studentessa Erasmus e a Londra come ragazza alla pari ma questo è solo l'inizio. 

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