Internet e i social abbattono le barriere linguistiche

Quando Mark Zuckerberg annunciò nel 2004 la nascita di Facebook era praticamente impossibile immaginare che un semplice social network potesse trasformarsi in una piattaforma per il marketing, la rassegna stampa, ma soprattutto per abbattere le barriere linguistiche e diseguaglianze sociali. Oggi questo è solo uno dei tanti strumenti tramite cui le persone di tutto il mondo possono fare conversazione, socializzare e mettere in pratica quel senso di comunità e solidarietà che spesso nella vita quotidiana sembra svanire. Tra gli altri ci sono Twitter e conversationexchange.

Maria Grazia Sanna

Credits photo: pinterest.com

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“Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole” inizia così l’XI Capitolo della Genesi della Bibbia che racconta la storia della costruzione della Torre di Babele, sinché per volontà divina, almeno secondo la leggenda, la torre fu distrutta e le persone furono destinate a parlare lingue differenti. Una tale diversità ci riporta sino ai giorni nostri: gli esseri umani, come allora, non possono comunicare ma mantengono quel desiderio di diventare una comunità e avere lo stesso idioma che gli permetta di costruire e raggiungere mete sempre più alte. Facebook, Twitter, Conversationexchange.com sembrano così presentare l’occasione perfetta per tuffarsi in quel mondo di confusione e con il tempo darsi una seconda possibilità per comprendersi nuovamente come nel XII secolo a.C.

Siamo infatti ora nel 2016 e sono passati 11 anni dalla creazione di Facebook, poco più di un mese, invece, dalla nascita di Max, la prima figlia della coppia Mark Zuckerberg e Priscilla Chan, e dall’annuncio dell’ideatore di una delle aziende più influenti della Silicon Valley di devolvere il 99% delle azioni per la filantropia. La lunga lettera rivolta alla neonata in cui il giovane imprenditore esprime l’esigenza di creare un mondo migliore per lei e le generazioni future rivela soprattutto il sogno di un progetto ambizioso: unire sempre più le persone di tutto il mondo. Proprio ciò che Facebook ha iniziato a fare sin dal 2004 partendo da una piccola comunità universitaria per raggiungere i 5 continenti.

Sono così numerosi oggi i gruppi online creati apposta per permettere a viaggiatori smarriti di incontrare persone residenti o altri avventurosi alla ricerca di amici e per apprendere la loro lingua o ancora quelli di scambio linguistico come “Learn tamil language” o “Learn french”. Questi consentono alle persone desiderose di praticare qualsiasi lingua anche minoritaria, ma impossibilitate a recarsi in loco per mettersi alla prova, di migliorare la loro fluency e imparare espressioni che un traduttore o programma predisposto non potrebbe insegnargli.

I traduttori gratuiti come babel e gli strumenti di Facebook e Google e presto anche Twitter sono infatti utili per una traduzione istantanea in un momento in cui gli utenti si accontentano sempre meno dell’informazione nazionale, ma allo stesso tempo non garantiscono una vera e propria conoscenza e nemmeno quell’idea utopica di comprensione dell’altro che risulta tutt’ora violata dalla creazione di barriere fatte di filo spinato tra i diversi paesi.

Abbattere le barriere linguistiche richiede uno sforzo maggiore: ricercare spazi, luoghi in cui comunicare con le persone nel loro idioma ed impegnarsi per insegnargli il proprio. Proprio come accade su facebook e sul sito conversationexchange.com che riprende la formula del vecchio amico di penna nella versione 2.0.

In quest’ultimo persone provenienti da ogni parte del globo e istruite su diverse lingue ricercano altri volenterosi di apprendere ma anche di insegnare tramite mail, skype, whatsapp e qualsiasi forma di messaggistica, il tutto semplicemente per il desiderio di comprendersi. Allargando il proprio range di conoscenze ci si avvicina a quel punto, in maniera più naturale e imparziale, anche ad una cultura che dal di fuori può apparire incomprensibile e la si assorbe al punto tale da sentirsi parte.

Internet offre perciò, come tutti gli strumenti, occasioni immense: unire le persone e aiutarle ad aprire gli occhi verso il mondo che si trova al di fuori dei propri confini è una di queste ma per arrivare sin qui occorre tempo e soprattutto l’umiltà di non sentirsi mai completi o superiori. Non tutti sono disposti a questo processo di condivisione, in caso contrario la parola integrazione sarebbe solo indice di benessere e sviluppo piuttosto che di speculazione e annullamento della dignità altrui.  Come ha detto lo stesso Zuckerberg, “c’è molto che possiamo fare affinché la nuova generazione viva in un mondo migliore”.  Aspirare a traguardi con superbia, dimostra la leggenda, si rivelerebbe un fallimento che piuttosto che unire divide.

Maria Grazia Sanna

Nata a Sassari il 14/08/1991, attualmente studio Comunicazione pubblica e d'impresa a Bologna e scrivo per Social News cercando di trovare connubio tra teoria e pratica. Appassionata di viaggi, cultura e politiche, ricerco sempre nuovi stimoli nelle esperienze quotidiane e in quelle all'estero. Ho vissuto in Francia come tirocinante, in Belgio come studentessa Erasmus e a Londra come ragazza alla pari ma questo è solo l'inizio. 

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