La biodiversità agricola ed alimentare ora ha una tutela

Dopo un iter parlamentare iniziato già nello scorso anno e culminato prima con l’approvazione unanime alla Camera nel dicembre 2014 e poi al Senato nell’ottobre 2015 è entrata finalmente in vigore la legge n. 194/2015 a tutela della biodiversità italiana in campo agricolo e alimentare.

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Cosa protegge la legge sulla biodiversità agricola?

La legge si propone di proteggere le risorse genetiche locali dal rischio di estinzione o di erosione genetica, anche attraverso la tutela del territorio rurale per evitarne lo spopolamento e azioni che limitino l’inquinamento e la dispersione del patrimonio genetico..

L’istituzione del sistema previsto dalla legge avviene in linea con la disciplina internazionale e nazionale sulla materia:

  • Convenzione sulla biodiversità di Rio de Janeiro del 5 giugno 1992;
  • Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche per l’alimentazione e l’agricoltura di Roma del 3 novembre 2001;
  • Piano nazionale sulla biodiversità di interesse agricolo;
  • «Linee guida nazionali per la conservazione in situ, on farm ed ex situ della biodiversità vegetale, animale e microbica di interesse agrario»

I criteri ispiratori

La legge si ispira alla filosofia di Terra Madre, assegnando un valore preciso a concetti importanti come le risorse locali (ovvero vegetali e animali originari di uno specifico territorio oppure introdotti da lungo tempo nel territorio di riferimento), gli agricoltori e gli allevatori custodi (impegnati nella conservazione delle risorse locali soggette a estinzione) e le comunità del cibo (ovvero gruppi di agricoltori locali riuniti intorno a un progetto di difesa insieme a gruppi di acquisto, scuole, centri di ricerca, associazioni).

Significativo è anche il suo percorso: partita dalle comunità locali, dalle associazioni e dagli agricoltori, è una legge che ritorna ai territori e, in particolare, alle Regioni, alle quali fa da cornice e alle quali è domandato di normare e adeguarsi agli stimoli nazionali.

Quali le azioni concrete previste?

E’ previsto un sistema nazionale che si avvarrà di:

  • un’anagrafe nazionale della biodiversità agraria e alimentare, istituita presso il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali che raccoglierà tutti dati sulle risorse genetiche locali a rischio di estinzione, oggi dispersi in varie banche dati gestite da istituzioni o centri di ricerca differenti e non collegate tra loro,
  • la Rete nazionale della biodiversità agraria e alimentare , coordinata dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, d’intesa con le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano
  • il Portale nazionale della biodiversità agraria e alimentare , istituito sempre presso il Dicastero Agricolo, al fine di: costituire un sistema di banche dati interconnesse delle risorse genetiche locali di interesse alimentare ed agrario individuate, caratterizzate e presenti sul territorio nazionale; consentire la diffusione delle informazioni sulle risorse genetiche locali al fine di ottimizzare gli interventi volti alla loro tutela e gestione e consentire il monitoraggio dello stato di conservazione della biodiversità agraria e alimentare in Italia.
  • il Comitato permanente per la biodiversità di interesse agricolo ed alimentare (articolo 8), istituito presso il Mipaaf con il compito garantire il coordinamento delle azioni tra i diversi livelli di governo (Stato, regioni e province autonome) sulla materia della tutela della biodiversità di interesse agricolo e alimentare.

Per la valorizzazione e trasmissione delle conoscenze sulla biodiversità agraria e alimentare, al Ministero delle politiche agricole, alle regioni ed alle province autonome di Trento e di Bolzano viene demandato il compito di promuovere le attività degli agricoltori tese:

  • al recupero delle risorse genetiche vegetali locali
  • allo svolgimento di attività di prevenzione e di gestione del territorio necessarie al raggiungimento degli obiettivi di conservazione della biodiversità agraria e alimentare.

La legge 194 interviene sul Codice della proprietà industriale (articolo 45 del D. Lgs. n. 30/2005) per stabilire che non sono oggetto di brevetto le varietà vegetali iscritte all’Anagrafe nazionale della biodiversità di interesse agricolo e alimentare nonché le varietà dalle quali derivano produzioni contraddistinte dai marchi di denominazione di origine protetta, di indicazione geografica protetta o di specialità tradizionali garantite e da cui derivano i prodotti agroalimentari tradizionali.

Viene inoltre istituito a decorrere dall’anno 2015 il Fondo per la tutela della biodiversità agraria e alimentare destinato a sostenere le azioni degli agricoltori e degli allevatori nell’ambito delle disposizioni previste del provvedimento in esame. L’utilizzo del Fondo viene consentito anche per gli indennizzi ai produttori agricoli che hanno subito danni provocati da forme di contaminazione da organismi geneticamente modificati coltivati in violazione dei divieti stabiliti dalle disposizioni vigenti.

La legge, inoltre, presta particolare attenzione alle sementi (che, se iscritte nel registro nazionale delle varietà da conservazione, possono essere vendute direttamente dai coltivatori custodi e scambiate all’interno della rete) e all’educazione degli studenti e dei consumatori attraverso la promozione di formazione e di iniziative culturali (come campagne, itinerari, attività con le scuole o progetti innovativi sulla biodiversità agraria).

Il Ministero delle politiche agricole, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, promuovono, infatti, l’istituzione di comunità del cibo e della biodiversità agraria e alimentare.

Queste comunità, frutto di specifici accordi possono occuparsi:

a) dello studio, del recupero e della trasmissione di conoscenze sulle risorse genetiche locali;

b) della realizzazione di forme di filiera corta, di vendita diretta, di scambio e di acquisto di prodotti agricoli e alimentari nell’ambito di circuiti locali;

c) dello studio e della diffusione di pratiche proprie dell’agricoltura biologica e di altri sistemi colturali a basso impatto ambientale e volti al risparmio idrico, alla minore emissione di anidride carbonica, alla maggiore fertilità dei suoli e al minore utilizzo di imballaggi per la distribuzione e per la vendita dei prodotti;

d) dello studio, del recupero e della trasmissione dei saperi tradizionali relativi alle colture agrarie, alla naturale selezione delle sementi per fare fronte ai mutamenti climatici e alla corretta alimentazione;

e) della realizzazione di orti didattici, sociali, urbani e collettivi, quali strumenti di valorizzazione delle varietà locali, educazione all’ambiente e alle pratiche agricole, aggregazione sociale, riqualificazione delle aree dismesse o degradate e dei terreni agricoli inutilizzati.

Viene istituita la giornata della biodiversità agraria e alimentare nel giorno 20 maggio di ogni anno, dedicata a cerimonie, iniziative, incontri, seminari, in particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, per promuovere i valori universali della biodiversità agricola e le modalità di tutela e conservazione del patrimonio esistente .

Infine, si prevede che il piano triennale di attività del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria preveda interventi per la ricerca sulla biodiversità di interesse agricolo ed alimentare, sulle tecniche necessarie per favorirla, tutelarla e svilupparla nonché interventi finalizzati al recupero di pratiche corrette in riferimento all’alimentazione umana, all’alimentazione animale con prodotti non geneticamente modificati e al risparmio idrico.

La biodiversità riparte dai territori ed dal nostro patrimonio agro-alimentare: l’Expo 2015 non è passato invano.

 

Gea Arcella

Nata a Pompei, dopo gli studi classici svolti a Torre Annunziata, si è laureata in Giurisprudenza presso l'Università di Trieste nel 1987. Nel 2007 ha conseguito con lode un master di II livello presso l'Università “Tor Vergata” di Roma in Comunicazione Istituzionale con supporto digitale. E' notaio in provincia di Udine e prima della nomina a notaio ha svolto per alcuni anni la professione di avvocato. Per curiosità intellettuale si è avvicinata al mondo di Internet e delle nuove tecnologie e dal 2001 collabora con il Consiglio Nazionale del Notariato quale componente della Commissione Informatica . Già professore a contratto presso l'Università Carlo Bò di Urbino di Informatica giuridica e cultore della materia presso la cattedra di diritto Civile della medesima Università, attualmente è docente presso la Scuola di Notariato Triveneto e Presso la Scuola delle Professioni legali di Padova di Informatica giuridica e svolge attività formative sia interne che esterne al Notariato. E' socia di diverse associazioni sia culturali che orientate al sociale, crede che compito di chi ha ricevuto è restituire, a partire dalla propria comunità. 

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