Pensare al cibo come nutrimento e linguaggio universale della vita

La salute dei cittadini rappresenta una priorità per il nostro Paese, sancita anche dalla nostra Costituzione

di Rita Calderini

Nella sua prima parte, Diritti e Doveri dei Cittadini, Titolo II: Rapporti Etico-Sociali, all’art. 32, la Costituzione tutela ”la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività e garantisce cure”. La salute dei cittadini rappresenta una priorità per il nostro Paese. Viene riconosciuta come diritto di libertà, quindi diritto soggettivo, e come diritto sociale da garantire, meglio definibile come “interesse della collettività”. Il “bene salute” è riconducibile ad un valore primario e, come tale, trova la sua applicazione nel diritto all’integrità psico-fisica, nel diritto alla difesa da malattie che si esplica nei trattamenti sanitari obbligatori, nel diritto alla salute come libertà di cura e nel diritto a determinate prestazioni con i suoi rapporti con le organizzazioni sanitarie e con il Sistema Sanitario nazionale. In giurisprudenza troviamo molti casi di tutela e risarcimento del danno biologico per lesione dell’integrità psico-fisica dell’individuo. Associato vi è anche il tema del riconoscimento e della tutela ad un ambiente di vita salubre. Il secondo comma dell’art. 32 stabilisce che “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge”. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana. Addentrarsi nei particolari di questo argomento porta a toccare principi etici e morali di una vastità enorme. Aprirebbe un’argomentazione troppo ampia e non esaustiva dell’importanza di questo settore. In questa sede, mi limito a considerare l’argomento per l’importanza che la salute dell’individuo comporta per sé stesso e per l’intera comunità di appartenenza. Siccome l’alimentazione costituisce il primo e fondamentale mezzo per mantenere l’uomo in vita e in salute, desidero evidenziare che, purtroppo, il cibo non è garantito a tutta l’umanità ed ancora oggi si muore di fame o a causa di malnutrizione.

Molti Stati adottano una politica sanitaria a tutela dei propri cittadini. Considerando la Comunità Europea, per esempio, tra i suoi principali obiettivi emerge quello di prevenire le malattie e promuovere stili di vita più sani, il benessere, l’informazione e l’educazione in materia di salute. Si tratta di finalità perseguite in tutto il mondo con normative nazionali e locali specifiche per ogni territorio. Ciononostante, permane ancora l’emergenza sanitaria e alimentare. Questo è il grande paradosso della nostra epoca: esistono circa 900 milioni di persone che patiscono la malnutrizione e la fame, e altrettante, circa, che, invece, subiscono i danni di un’alimentazione eccessiva e disordinata. La malnutrizione non riguarda solo i Paesi poveri di risorse territoriali, industriali ed economiche, che restano, comunque, i più colpiti. Oggi la malnutrizione si abbatte anche su anziani o cittadini di Paesi colpiti da crisi economiche, soggetti che non riescono a coprire le spese con i loro introiti mensili. Gli eccessi, invece, dilagano un po’ in tutto il mondo, con casi estremi in America. Sovrappeso ed obesità impattano sui sistemi sanitari per gli elevati costi assistenziali ad essi correlati. La tutela della salute coinvolge a 360 gradi i popoli e le Nazioni, i sistemi produttivi, le leggi di mercato, i sistemi del Welfare, la ricerca scientifica, la politica e l’educazione. Assume un carattere etico, morale e sociale. Da essa si possono definire l’efficienza ed il benessere psico-fisico di un intera popolazione.

L’atto alimentare possiede, pertanto, un significato che va al di là della semplice funzione nutritiva. Il modo particolare in cui si apprendono le abitudini alimentari sin dall’infanzia, tramite l’educazione, nell’ambiente familiare e si trasmettono di generazione in generazione con le tradizioni culinarie, risulta strettamente correlato alla cultura e può esserne considerato una sua espressione, come il linguaggio.

Nutrirsi diventa un mezzo di comunicazione e di identificazione sociale, assumendo, di volta in volta, valori simbolici differenti in relazione alle ispirazioni nazionali, ideologiche, culturali e religiose degli individui.

Osservare determinate regole e non altre identifica l’appartenenza ad una comunità ed una cultura. L’alimentazione non può essere confinata a semplice consumo per la sussistenza, diventa la risultante di processi fenomenici, psicologici, procedurali, è sacralità e misticismo, nutrimento per la vita terrena e tempra per lo spirito diretto alla vita eterna. Se pensiamo all’uomo come capace di dominare i suoi desideri istintivi verso il cibo, attribuiamo valore al concetto kantiano che definisce la cultura come strumento di superamento dei vincoli naturali per trascendere la natura stessa (istinto di sopravvivenza) e creare significati. Se facciamo prevalere l’idea che la cultura rappresenti un costrutto della realtà e non un dato, gli individui che la interpretano costantemente e la generano danno senso e identità a ciò che producono. Il cibo rientra in una loro attività, diventando esso stesso cultura. Se viviamo in un ambiente già trasformato da coloro i quali ci hanno preceduti e siamo capaci di adottare i sistemi creati precedentemente per orientarci nel mondo circostante, significa che siamo capaci di servirci di “mezzi” per raggiungere i nostri scopi (artefatti). Tali, pertanto, possono essere considerate anche le ricette poiché adottano una serie di accorgimenti in grado di rendere il cibo da crudo a cotto, arricchito di spezie o privato di alcune parti, da non commestibile ad edibile. Esse mediano la natura della materia prima naturale e la rendono nutritiva ed anche culturale. Mi piace ricordare Marshall McLuhan, il quale, nei suoi studi sugli effetti dei mezzi di comunicazione, sosteneva che il “medium è il messaggio”. Sebbene lui parlasse dei mezzi tecnologici, è interessante poter pensare al cibo proprio in questi termini.

Nutrire l’uomo significa nutrire fisico e spirito, corpo e intelletto. Chi soddisfa il bisogno primario di energia si può dedicare alla ricerca e alla salvaguardia di chi il cibo non ce l’ha secondo un processo culturale che nobilita l’uomo nel suo ambiente. Si possono considerare le materie prime, diverse e dislocate nei vari contesti geografici, mezzo per comunicare universalmente il diritto alla salute, il diritto alla vita. Cibo come valore fine, linguaggio per il significato universale di dignità umana.

Angela Caporale

Giornalista pubblicista dal 2015, ha vissuto (e studiato) a Udine, Padova, Bologna e Parigi. Collabora con @uxilia e Socialnews dall’autunno 2011, è caporedattrice della rivista dal 2014. Giornalista, social media manager, addetta stampa freelance, si occupa prevalentemente di sociale e diritti umani. È caporedattore della rivista SocialNews in formato sia cartaceo che online, e Social media manager. 

Tags:

Rispondi