L’uomo e la terra (homo- humus): un binomio inscindibile

La correlazione fra i due termini è evidente nella lingua latina ma anche nell’ebraico è possibile trovare un parallelismo tra la parola adamah ed il termine adam

di Francesca Muscia 1C Liceo Classico F. Petrarca

La parola “uomo” deriva dal vocabolo latino homo, hominis, strettamente legato al termine humus, “terra”, in particolare terra umida, acquosa (da humor o umor), quindi coltivabile. Anche nell’Ebraico è possibile trovare un parallelismo tra la parola adamah (terra) ed il termine adam (uomo). E’ chiaro il richiamo alla descrizione della creazione dell’uomo contenuta nella Genesi, secondo la quale il primo uomo (Adamo) fu creato da Dio dalla terra: “Dio allora plasmò l’uomo con la polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita. E l’uomo divenne un essere vivente”.

La relazione tra uomo e terra viene trattata da importanti autori latini, quali Varrone ed Ennio.

Varrone, infatti, afferma (1): “Principes dei Caelum et Terra […]. Haec duo Caelum et Terra, quod anima et corpus. Humidum et frigidum terra, sive ut ova parire solet genus pennis condecoratun, non animam, ut ait Ennius (2) et post indevenit divinitus pullis ipsa animam sive, ut Zenon Citeus animalium semen ignis is qui anima ac mens. (3) […] Quibus unicti Caelum et Terra omnia ex se genuerunt, quod per hos natura frigori miscet calorem atque humori aritudinem. Recte igitur Pacuius quod ait animam aether adiugat (4). Et Ennius terram corpus quae dederit, ipsam capere, neque dispendi facere hilum. (5) Animae et corporis discessus quod natis is exitus, inde exitium, ut cum in unum ineunt, initia. Inde omne corpus ubi nimius ardor aut humor, aut interit aut, si maner, sterile. Cui testis aestas et hiems, quod in altera aer ardet et spica aret, in altera natura ad nascenda cum imbre et frigore luctare non volt et potius vere expectat. Igitur causa nascendi duplex: ignis et aqua”. (Gli dèi supremi sono il Cielo e la Terra […]. Questa coppia di dèi è quello che per noi è l’anima e il corpo. La Terra rappresenta l’elemento umido e freddo, come dice Ennio, la razza dei pennuti suole produrre le uova, non l’anima e poi l’anima viene dopo, da sé, agli uccelli, e come dice Zenone di Cizio: la semenza degli esseri animati è il fuoco, quello che costituisce l’anima e la mente […]. Con la loro congiunzione, il Cielo e la Terra hanno creato tutti gli esseri perché, per mezzo loro, la natura mescola il caldo al freddo e il secco all’umido.) Giustamente, dunque, Pacuvio precisa che l’etere tiene avvinta l’anima al corpo ed Ennio aggiunge che la terra si riprende il corpo che ha dato e non ne fa il minimo spreco.

La separazione tra anima e corpo rappresenta l’exitus (la fine) dei viventi. Da qui deriva il termine exitium (distruzione). Quando ineunt (si uniscono), ne determinano gli initia (nascita). Perciò, quando il suo calore è eccessivo, o eccessiva è la sua umidità, l’organismo muore o, se rimane in vita, diventa sterile. Ne costituiscono prova l’estate e l’inverno. Due sono, dunque, gli elementi che condizionano la vita: il fuoco e l’acqua. (6)

Di Ennio sono giunti a noi solo pochi frammenti riguardanti l’argomento. Tuttavia, in due versi del proemio degli Annales, afferma: “Terraque corpus quae dedit ipsa capit neque dispendi facit hilum”.

La struttura grammaticale è leggermente diversa da quella riportata da Varrone e ad essa meglio si adatta la traduzione del Traglia.

Da sempre, dunque, l’uomo ha immaginato uno stretto legame tra sé e la terra. Questo concetto deriva, probabilmente, da una serie di quesiti a cui l’uomo in origine dovette trovare una risposta. Domande sull’esistenza, il motivo della sua presenza sulla Terra, il fatto di essere dotato di una coscienza e di essere diverso da qualsiasi altro animale per la capacità di ragionare e poter formulare questi stessi pensieri. Il primo impulso fu quello di trovare un riscontro nell’ambiente a lui circostante. Fu proprio dall’osservazione degli elementi che costituivano questo sistema perfettamente funzionante che l’uomo elaborò diverse teorie riguardanti la propria origine. Egli comparò la sua natura con quella esterna stabilendo delle corrispondenze. Due erano i fattori esterni più importanti: la terra e il cielo. Varrone, infatti, asserisce che, grazie a loro, la natura mescola il caldo al freddo e il secco all’umido, dando origine a tutti gli esseri viventi. Essendo lontano, il cielo è sempre stato visto come qualcosa di misterioso – e si sa che ciò che non si conosce spaventa – ma anche maestoso e degno di ammirazione. Nella maggior parte delle culture il cielo è il luogo in cui risiede l’entità divina. Il fatto che, nella Genesi, Dio soffi sul viso di Adamo per donargli un alito vitale è molto significativo: ciò che consente la vita viene da Dio, quindi dal cielo. L’alito di cui si parla potrebbe essere l’anima. E’ questo il concetto che ci descrive Varrone quando afferma che il cielo e la terra sono per noi l’anima e il corpo. La terra, elemento concreto e direttamente percepibile, rappresenta, appunto, la materia di cui tutti gli esseri umani sono fatti. Sempre nel De lingua Latina, Varrone precisa (7): “Terra ops, quod hic omne opus est hac opus ad vivendum, et ideo dicitur Ops mater, quod terra mater. Haec enim Terris gentis omnis peperit et resumit denuo, quae dat cibaria, ut ait Ennius (8), quae quod gerit fruges, Ceres (9); antiquis enim quod nunc G C. Idem hi dei Caelum et Terra Iupiter et Iuno […”].

Ops (l’abbondanza) s’identifica con la Terra, perché sulla Terra si svolge ogni opera (opus) e di essa si ha bisogno (opus est) per vivere; per questa ragione si dice <Ops Madre> come <Terra Madre>. Essa è, infatti, quella che, su ogni continente, fa nascere tutte le genti e di nuovo a sé le richiama, quella che fornisce gli alimenti, come dice Ennio, quella che, poiché gerit (produce) le messi, è chiamata Ceres (Cerere); per gli antichi, infatti, il segno C assumeva il valore dell’attuale G. Questi dèi, il Cielo e la Terra, s’identificano con Giove e Giunone […]”

In un’altra sua opera, il De Re Rustica (Liber Primus, De agricultura, v. 5) riprende il concetto: “Primum, qui omnis fructos agri culturae caelo et terra continet, Iovem et Tellurem: itaque, quod ii parentes magni dicuntur, Iuppiter pater appellatur, Tellus terra mater”. (10) (Innanzitutto invocherò Giove e la Terra, nelle cui mani sta, in cielo e in terra, ogni frutto dell’agricoltura; pertanto, poiché queste due divinità si chiamano i Grandi Genitori, Giove è chiamato il Padre, la Terra la Madre).

La terra umida (humus) è l’ambiente adatto alla coltivazione. Anche in questo caso emerge un aspetto interessante che pone in relazione l’uomo e la terra. Il verbo latino coltivare (colo,-is, colui, cultum, colere) assume diversi significati: esprime, ovviamente, l’atto di lavorare la terra, ma anche il senso di abitare, onorare e, affiancato al vocabolo vitam, vivere. Pertanto, la coltivazione non viene intesa solo come agricoltura, ma anche come cultura dell’animo o, ancora, culto religioso. Del resto, è intuibile la comune radice etimologica.

La parola humus potrebbe essere correlata anche al campo alimentare. Un piatto molto antico, diffusissimo ancora oggi in Israele, originariamente nato, appunto, in Medio Oriente, è l’hummus. Si tratta di una sorta di salsa a base di ceci condita con sesamo, olio d’oliva, limone, paprica, cumino e prezzemolo, il cui nome antico in Greco era χούμους (humus). E’ possibile sia ricollegabile al vocabolo χος (hus), che significa terra, fango.

(1) De Lingua Latina, vv. 59-60-61

(2) Di questo poeta si sa solo ciò che ci dice di lui Varrone

(3) SVF, I, fr.126

(4) TRF, v. 94

(5) Cfr. Ann., vv. 6-7

(6) traduzione a cura di Antonio Traglia, da “Opere di Marco Terenzio Varrone”, classici Utet

(7) De Lingua Latina, vv.64-65

(8) Varia, v. 48

(9) Ib, v. 50

(10) Già nell’antica tradizione religiosa greco-latina Giove (Zeus) rappresentava il Cielo e Giunone la Terra, dalle cui sacre nozze nascono tutte le cose.

Note e traduzioni da: “Opere di Marco Terenzio Varrone” a cura di Antonio Traglia, classici latini, ed. UTET, 1974.

Angela Caporale

Giornalista pubblicista dal 2015, ha vissuto (e studiato) a Udine, Padova, Bologna e Parigi. Collabora con @uxilia e Socialnews dall’autunno 2011, è caporedattrice della rivista dal 2014. Giornalista, social media manager, addetta stampa freelance, si occupa prevalentemente di sociale e diritti umani. È caporedattore della rivista SocialNews in formato sia cartaceo che online, e Social media manager. 

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