Milioni di bambini non registrati

Angela Caporale, Caporedattrice di SocialNews

Un terzo dei bambini che vengono alla luce non vengono registrati: questa mancanza implica l’impossibilità di fruire di determinati diritti. L’UNICEF, da sempre in prima linea, ha testato alcuni metodi innovativi e tecnologici per ridurre l’impatto del problema e offrire un futuro migliore ai bambini

Fonte: mamme.it

Fonte: mamme.it

Un terzo dei bambini del mondo sono invisibili. Circa 230milioni di bambini non sono stati registrati alla nascita. Potrebbe sembrare una mancanza puramente burocratica, ma questa assenza può comportare una vera e propria negazione di un’ampia gamma di diritti, dall’assistenza sanitaria all’accesso alla scuola, dalla sicurezza sociale alla possibilità di riunificazione con la famiglia in caso di disastri ambientali o migrazioni. Il problema si aggrava se si tiene in considerazione che spesso anche i bambini registrati non ricevono poi alcuna prova dell’avvenuta registrazione. Nel mondo un bambino su 7 non dispone di alcun certificato rendendo pressoché vana la registazione.

La situazione più drammatica si riscontra nell’Africa Sud-Sahariana (dove, in Somalia, viene registrati solo tre  bambini su 100) e in Asia Meridionale, in particolare in India, Pakistan e Bangladesh. In queste due aree, inoltre, circa la metà dei bambini registrati non ha il certificato di nascita. Negli ultimi anni, invece, un segnale positivo viene lanciato dall’America Latina che in meno di 10 anni ha quasi interamente risolto il problema portando il tasso di registrazione medio alle soglie del 90 %.

Le ragioni sembrano essere molteplici. La disinformazione gioca un ruolo significativo. Infatti spesso le famiglie più povere percepiscono le spese di registrazione come un extra non necessario. Inoltre per concludere la pratica, spesso è necessario percorrere ampie distanze, a piedi o su mezzi di trasporto di fortuna, per raggiungere l’ufficio più vicino. Il tutto rappresenta un costo eccessivo per famiglie che vivono sotto la soglia della povertà.

Anche la storia e la tradizione fanno la loro parte: il sistema di registrazione è un’eredità del colonialismo non ancora completamente assorbita nel tessuto sociale, soprattutto in Africa. L’appartenenza ad una tribù viene considerata ancora sufficiente per garantire al nuovo nato tutto ciò di cui ha bisogno. Ad essa vanno aggiunti i conflitti tra gruppi ed etnie che, da un lato, aumentano il rischio di ritorsioni contro bambini registrati come appartenenti ad un gruppo o religione e, dall’altro, disincentivano i governi a potenziale il sistema di registrazione: un bambino non registrato è un cittadino che non voterà mai, di conseguenza la non registrazione diventa un metodo per tenere sotto controllo gli equilibri etnici dal punto di vista politico.

Vista la situazione di instabilità, vi sono famiglie che scelgono di non registrare i nuovi nati per proteggerli dal rischio di discriminazioni o persecuzioni. Infine ci sono uffici che semplicemente non rilasciano i certificati.

Il quadro della situazione presenta quindi un ampio numero di criticità sulle quali l’UNICEF insieme ad una rete di associazioni e organizzazioni non governative è attiva ormai da anni. Uno dei progetti più innovativi è quello che prevede la registrazione tramite SMS. Attivo in Kosovo lo UNICEF Innovation labs ha ottenuto un buon riscontro da parte della popolazione e dei risultati rilevanti. In Africa è stato avviato un progetto pilota, denominato MobileVRS, in Uganda. È presto per poter valutare i risultati, ma proposte del genere potrebbero decisamente semplificare le pratiche e garantire ai bambini un futuro migliore.

Sì, perché questo è il cuore del problema. Senza un certificato di nascita, senza un nome registrato, un bambino è esposto ad angherie, rischi e pericoli ed è solo, senza diritti, di fronte alla vita. Una vita che rischia di diventare soltanto il fantasma di ciò che potrebbe essere realmente.

Angela Caporale

Giornalista pubblicista dal 2015, ha vissuto (e studiato) a Udine, Padova, Bologna e Parigi. Collabora con @uxilia e Socialnews dall’autunno 2011, è caporedattrice della rivista dal 2014. Giornalista, social media manager, addetta stampa freelance, si occupa prevalentemente di sociale e diritti umani. È caporedattore della rivista SocialNews in formato sia cartaceo che online, e Social media manager. 

Tags:

Rispondi