Cittadinanza attiva a scuola: sì o no?

Ma i docenti delle scuole come rispondono alla realizzazione di progetti e percorsi che stimolano l’osservazione e il dibattito tra gli studenti? Abbiamo intervistato i professori coinvolti da @uxilia

Angela Caporale, caporedattrice di SocialNews

Quale elemento del progetto ritiene più interessante e costruttivo?

Docente scuola primaria:”Affrontare argomenti profondi come i diritti e la cittadinanza è stato interessante. Soprattutto, farlo assieme agli altri, attraverso la discussione collettiva e per mezzo di attività rappresentative concrete è stato molto coinvolgente per i ragazzi.”

Docente 1 scuola secondaria di primo grado: “A mio avviso, il punto di forza del “Progetto @uxilia” va ricercato nel metodo di “educazione non formale” utilizzato, valorizzando le capacità e le doti individuali come ricchezza da condividere con il gruppo dei pari e con il mondo degli adulti e garantendo ai ragazzi la possibilità di esprimersi liberamente durante le attività proposte per far emergere il loro vissuto personale e la loro visione del mondo. “Rendere i ragazzi consapevoli di essere titolari di diritti e di doveri” e di poter contribuire attivamente alla costruzione di una società migliore è il perno attorno al quale costruire ulteriori spazi e percorsi di  formazione e di crescita.”

Docente 2 scuola secondaria di primo grado: “Certamente il lavoro di gruppo: aver favorito un dialogo, un confronto, la condivisione e la realizzazione di un progetto. In secondo luogo, l’attività svolta ha permesso ai ragazzi di esprimere le loro sensazioni, le loro impressioni in un contesto libero e non valutativo.”

Ha riconosciuto la sua classe durante le attività? Guardando i collage o soffermandosi a riflettere sulle attività svolte, ha riconosciuto i suoi studenti? Ha osservato alcune caratteristiche inaspettate?

Docente scuola primaria: “Alcuni aspetti, nell’agire e nei “prodotti” realizzati, erano riconoscibili e fotografavano bene le diverse personalità. Si sono manifestati anche atteggiamenti inattesi, a volte sorprendenti, rivelando aspetti della personalità che in situazioni scolastiche abituali non emergono facilmente. Questa scoperta non vale solo per l’insegnante: alcuni alunni hanno avuto la stessa impressione, affermando che, nelle attività, avevano scoperto, nei propri compagni, qualcosa che prima non conoscevano.”

Docente 1 scuola secondaria di primo grado: “Il mio giudizio, derivante dal confronto tra situazioni e atteggiamenti osservati in classe durante le lezioni curricolari e le dinamiche relazionali osservate, invece, durante il laboratorio di cittadinanza attiva, riguarda solo un piccolo gruppo di alunni poiché non tutti i ragazzi coinvolti nel progetto frequentano le classi nelle quali insegno. Relativamente ai suddetti alunni, ho potuto cogliere, durante le attività laboratoriali proposte da @uxilia, tratti della loro personalità che già conoscevo e che mi aspettavo di osservare, come, ad esempio, la disponibilità o, al contrario, la scarsa apertura al dialogo e al confronto con i pari dimostrata da alcuni alunni, insieme ad altri aspetti e sfumature come, ad esempio, le aspettative e i bisogni manifestati dagli alunni nei confronti degli adulti e della società in cui vivono. Sono emersi spunti di riflessione e di analisi importanti, che non sempre, per vari motivi, è possibile ricercare e cogliere durante le attività curricolari.”

Docente 2 scuola secondaria di primo grado: “Come osservatore diretto, ma libero da incombenze didattiche, ho avuto modo di conoscere espressioni, individuare atteggiamenti, comportamenti relazionali degli alunni per me altrimenti difficili da percepire. Ho riconosciuto alcune dinamiche, ne ho osservate altre, nuove, scaturite dagli stimoli proposti dalle attività, individuali e svolte in piccoli gruppi. Sono rimasto favorevolmente sorpreso da quanto emerso in seguito alla realizzazione dei collage perché alcuni ragazzi hanno liberamente raccontato il loro mondo emotivo, riuscendo a far emergere la propria sensibilità.”

Si è sentito in grado di mettersi in gioco insieme ai suoi studenti nelle attività proposte? Ritiene sarebbero utili anche in gruppi di adulti o tra insegnanti?

Docente scuola primaria: “La mia partecipazione è stata molto rilassata, mi sono sentito a mio agio durante tutte le attività, non ho mai avuto la sensazione di dover “difendere” o giustificare qualcosa. Non so se questo significa “mettersi in gioco”, ma è stata un’esperienza piacevole e produttiva anche per me.

Una formazione per gli adulti in questo campo sarebbe senz’altro utile, ovviamente con altre modalità. Imparare a lavorare in gruppo (spesso un punto debole degli insegnanti) e a far collaborare i ragazzi nelle attività didattiche è un’abilità pedagogica che dovrebbe essere continuamente aggiornata.”

Docente 1 scuola secondaria di primo grado: “Alcune delle attività proposte rappresentano un arricchimento ed un ulteriore approfondimento dell’offerta formativa rivolta agli studenti che già frequentano il mio laboratorio pomeridiano di “Educazione alla cittadinanza”. Di conseguenza, nel progetto ho vissuto un coinvolgimento diretto e attivo e il lavoro svolto in collaborazione con @uxilia è servito da stimolo all’autovalutazione e alla crescita professionale. Ritengo che le attività proposte, se rivolte a gruppi di docenti ben motivati, eserciterebbero ricadute positive sulle dinamiche relazionali, sia tra i docenti stessi, sia tra insegnanti e alunni, ed anche sull’efficacia della didattica curricolare.

Docente 2 scuola secondaria di primo grado: “Quotidianamente mi metto in gioco come docente assieme ai miei allievi. L’ho fatto anche in quei momenti che sono stati per me occasione di osservazione, analisi e riflessione, anche sul mio operato dal punto di vista educativo. Con Federica il dialogo è stato costante, aperto e collaborativo. Gli adulti fanno molta più fatica a mettersi in gioco. Servirebbe eccome! Ma ritengo sarebbe ancora più difficile “sbloccare” personalità forti, abituate ad indossare maschere, a chiudersi a riccio in situazioni di difficoltà o a rendersi impermeabili di fronte ad osservazioni, giudizi, commenti.”

Se fosse possibile, riproporrebbe il progetto? Per quali ragioni?

Docente scuola primaria: “Sì, soprattutto per il coinvolgimento osservato in tutti i partecipanti. Credo sia stata un’esperienza che li ha fatti crescere e maturare una maggiore consapevolezza di sé e degli altri.”

Docente 1 scuola secondaria di primo grado: “Se possibile, riproporrei il progetto per tutti gli aspetti positivi illustrati nelle risposte precedenti ed anche perché ritengo che gli alunni abbiano bisogno di confrontarsi direttamente con le associazioni che operano sul territorio e/o a livello internazionale. Vanno promossi l’educazione alla convivenza civile e lo sviluppo delle capacità imprescindibilmente richieste ai giovani che si preparano a diventare cittadini attivi in una società sempre più complessa e plurale.”

Docente 2 scuola secondaria di primo grado: “Riproporrei il progetto all’inizio di un ciclo scolastico (prima media, prima superiore) con la finalità di accelerare la conoscenza tra gli alunni della stessa classe e favorire dinamiche di lavoro di gruppo, specie laddove i docenti sono restii a sperimentare il cooperative learning o altri approcci didattici inclusivi.”

Dalla lettura dei questionari di rilevazione somministrati agli alunni si evince un feedback positivo:

Ti sono piaciute le attività svolte durante gli incontri? Perché?

S., 10 anni: “Sì, molto. Anche se ci conosciamo da cinque anni, ho scoperto molte cose dei compagni che non sapevo. Inoltre, in questi incontri, ho potuto fare pace con una compagna con cui avevo litigato”.

S., 11 anni: “Sì. Mi hanno insegnato a stare assieme agli altri, a conoscersi meglio, a capire meglio l’importanza di ogni singolo diritto, a divertirsi insieme e, soprattutto, a conoscere l’importanza del nome”.

C., 10 anni: “Sì. Mi è piaciuto lavorare in gruppo perché era bello ascoltare le idee degli altri e sapere cosa pensano”.

A., 14 anni: “Mi sono piaciute perché, oltre al fatto che erano coinvolgenti, ho potuto capire quanto sono fortunato”.

T., 11 anni: “Sì, perché sono lavori che aiutano ad ampliare le nostre amicizie e il nostro sapere”.

A., 10 anni: “Mi sono piaciute le attività perché erano molto interessanti per capire bene questi argomenti che all’inizio neanche conoscevo.”

S., 12 anni: “Sì, mi sono piaciute perché, a differenza delle attività scolastiche, abbiamo comunicato tra di noi”.

P., 10 anni:“Sì, mi sono piaciute perché abbiamo scoperto l’importanza di essere buoni cittadini”.

Angela Caporale

Giornalista pubblicista dal 2015, ha vissuto (e studiato) a Udine, Padova, Bologna e Parigi. Collabora con @uxilia e Socialnews dall’autunno 2011, è caporedattrice della rivista dal 2014. Giornalista, social media manager, addetta stampa freelance, si occupa prevalentemente di sociale e diritti umani. È caporedattore della rivista SocialNews in formato sia cartaceo che online, e Social media manager. 

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