Bellezza e cordialità sconfiggono gli stereotipi

Mohamed Maalel

L’Albania è una terra ricca di storia e di cultura. Negli ultimi anni numerosi imprenditori (anche italiani) hanno cominciato ad investire in questo Paese. Il Pil è iniziato a crescere

Un meraviglioso scorcio della costa albanese dalle montagne sovrastanti

Un meraviglioso scorcio della costa albanese dalle montagne sovrastanti

L’Albania è un’unione di diverse storie, di diversi uomini: nata al tempo degli Illiri, ha conosciuto la civiltà greca, romana e bizantina. Ciononostante, il popolo albanese è riuscito a mantenere una propria identità ben distinta dalle altre, tra lingua e folclore della tradizione popolare. Ciò dimostra come questa etnia si sia dimostrata, sin dalle origini, ospitale verso le altre culture straniere, vivendo pacificamente con Cristiani, Musulmani ed Ebrei.
Il Paese è un mix di religioni, stili, culture e paesaggi, dai Musulmani sunniti agli Ortodossi albanesi, dalle spiagge idillia che alle vette di montagne rocciose e ai campi destinati alla coltura intensiva. Ricca di storia e di cultura, l’Albania cerca costantemente di rendersi uno Stato pari agli altri. Purtroppo, la situazione economica negativa del Paese rende questo processo lento e complesso. Tuttavia, organizzazioni internazionali quali il Fondo Monetario Internazionale si stanno fortemente impegnando affinché quello che è considerato uno “Stato in via di sviluppo” si diriga verso un’economia
di mercato.
La causa principale del rallentamento del mercato è da attribuirsi al turbolento passato. Il crollo del regime comunista, in sincronia con il crollo dei regimi comunisti dei Paesi dell’Est, ha sdoganato gli Albanesi da un isolamento durato oltre cinquant’anni. La caduta delle barriere politiche e l’aprirsi di concrete possibilità di vivere in Occidente hanno avuto un ruolo centrale nei fattori di mobilitazione dei flussi emigratori. Con la caduta del regime comunista, l’Albania, infatti, ha conosciuto un’accelerazione dei flussi di emigrazione internazionale così consistente da renderla una delle Nazioni più interessate da tale fenomeno in tutto il mondo.
L’emigrazione albanese è, però, particolare, sia per il modo violento e spettacolare in cui si è svolta, sia per gli stereotipi, le problematiche, la paura, l’insicurezza e il sospetto che l’hanno accompagnata in tutti questi anni.
L’Albania è sempre stata rappresentata come un mondo sconosciuto e gli Albanesi sono sempre stati descritti come persone provenienti da un mondo chiuso e immerso nella preistoria dei valori. Analizzando alcuni dati si viene a conoscenza di situazioni che potrebbero spiegare il perché della nascita di tali stereotipi. Un primo elemento fa riferimento alle discriminazioni di natura sessuale: l’omosessualità non è accettata ed è condannata da leggi morali e sociali. Un altro fattore preoccupante è l’alto tasso di violenza domestica, poco noto all’opinione pubblica: donne e bambini ne rappresentano le vittime. La situazione è aggravata dall’assenza di un sistema giudiziario sufficientemente maturo da affrontare e risolvere anche i, sia pur pochi, casi denunciati.
C’è poi l’alcolismo, diffuso soprattutto tra i giovani. La radicale trasformazione socio-economica post comunista, infine, ha portato l’Albania a dover affrontare fenomeni sociali prima sconosciuti, come quello drammatico del traffico di esseri umani, in particolare l’avviamento alla prostituzione. Considerando tutti questi problemi, appare nitido il ritratto di uno Stato debole, con leggi poco garantiste e molti problemi da risolvere. Tuttavia, non si possono attribuire a queste realtà poco rosee i pregiudizi rivolti all’Albania e agli Albanesi: anche in Italia assistiamo all’omofobia, seppure in misura minore, all’alcolismo e al femminicidio. E anche la violenza di genere è tristemente attuale. Quando il telegiornale dà notizia di una rapina compiuta da un Albanese, la colpa ricade sull’intera nazionalità e non sulla persona considerata nella sua unicità. Questo è il vero dato preoccupante. È in questo modo che si crea lo stereotipo dell’immigrato criminale, violento ed assassino. Più della metà delle notizie sugli immigrati è di questo tipo. Lo stereotipo positivo agisce molto di meno e solitamente riguarda un singolo individuo, la vittima di un sopruso, magari una donna. Questi casi, inoltre, vengono trattati in modo frettoloso. Se si presta attenzione solo e soltanto alla nazionalità dei colpevoli di un reato, o del protagonista di un gesto eroico, si rischia di sminuire l’individualità, positiva o negativa che sia, di una persona, col risultato di creare una categorizzazione inutile e pericolosa, capace soltanto di fomentare pregiudizi su un Paese, come l’Albania, ricco di bellezza e potenzialità.

Mohamed Maalel
Collaboratore di SocialNews

Mohamed Maalel

Metà pugliese, metà tunisino. Classe 1993, studia Scienze della Comunicazione presso l’Università degli studi di Bari. Blogger, divoratore seriale di libri ha cercato sempre di tenersi le mani ed il cervello occupati diplomandosi in un alberghiero, acquisendo un B2 in inglese presso il Trinity College di Londra nel 2011 e partecipando ad un progetto formativo che l’ha portato due mesi a Dublino, la terra delle grandi opportunità per i piccoli sognatori . Ed è proprio a Dublino che l’amore per la scrittura ed il giornalismo è maturato, grazie alla collaborazione con il giornale italo-irlandese “Italia Stampa”. Dalla madre italiana ha imparato il significato dei sacrifici, dal padre tunisino che la guerra è puro nutrimento spinto da interessi altrui. 

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