Incontriamo i giovani anche sui social network

Laura Redolfi

“È opportuno rafforzare anche i fattori di protezione dei ragazzi, come l’autostima buona, la capacità di far fronte alle difficoltà, la gestione delle emozioni, la corretta percezione delle proprie abilità”

Dopo un percorso di formazione specificamente dedicato a noi giovani psicologi, a metà del secondo anno di sviluppo delle attività collegate al progetto “Un intervento psicosociale sui fattori di rischio per l’abuso di sostanze dopanti nei contesti giovanili”, finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Gioventù, Bando Giovani Protagonisti 2009 e in collaborazione con @uxilia Onlus, sono stati realizzati diversi interventi da parte di psicologi nelle scuole superiori di numerose regioni d’Italia. In collaborazione con altri colleghi, la sottoscritta ha avuto l’onore di svolgere i propri interventi di disseminazione in Sardegna.
Il fenomeno del doping è pericolosamente diffuso non soltanto nell’agonismo, ma anche a livello amatoriale, dove i controlli sono rarissimi e i pericoli sono forse anche maggiori: spesso, i prodotti vengono acquistati su internet e senza una conoscenza precisa sulla provenienza e sull’esatta composizione. Ma non si tratta soltanto di utilizzare sostanze. Esistono anche strategie alternative, come la (auto) trasfusione del sangue o la semplice alterazione del campione da sottoporre all’esame anti-doping. Sostanze o metodi, il doping rappresenta un sistema sleale per cercare di migliorare la propria prestazione, oltre che una pratica nociva per la propria salute. Le sostanze impiegate possono, infatti, causare seri danni irreversibili. Se chi “si dopa” è uno sportivo a livello agonistico, va incontro anche a sanzioni come la revoca dei titoli e dei premi vinti, multe, squalifiche. Rischia anche sanzioni penali e la reclusione.
L’obiettivo del progetto è stato, quindi, quello di formare ed informare i giovani delle scuole superiori sui rischi legati all’uso delle sostanze dopanti.
Giovani che, invece di impegnarsi con le proprie risorse o che pensano di non essere abbastanza capaci per raggiungere i risultati desiderati, possono decidere di ricorrere al doping.
Grazie all’impegno dei colleghi psicologi è stato redatto un programma informativo ed educativo per trasferire un messaggio dai contenuti specifici come la corretta pratica sportiva pulita ed i potenziali danni derivanti dall’assunzione di sostanze dopanti. Il metodo è stato scelto in modo da riuscire a coinvolgere al massimo i ragazzi: buste con parole chiave che sollevavano discussioni, giochi con le citazioni di persone famose per le quali bisognava indovinare “chi l’ha detto?”, video-testimonianze, domande aperte in modo da favorire la condivisione di esperienze personali. Gli argomenti sono stati scelti in modo da coprire al meglio il tema principale: i rischi legati all’uso delle sostanze dopanti. Sono stati discussi ed illustrati i concetti fondamentali come sport e doping, la definizione e il ruolo della WADA (Word Anti-Doping Agency). In breve, sono stati illustrati le sostanze e i metodi dopanti, i loro effetti sulla salute, le sanzioni previste nello sport e, infine, le alternative possibili al doping. Per valutare il livello di conoscenza del fenomeno (pre-test) e l’apprendimento (post-test) oltre che l’efficacia dell’intervento, è stato somministrato un questionario anonimo subito prima e dopo l’intervento condotto dallo psicologo.
Certamente, per un argomento così importante, la sensibilizzazione e la trasmissione di informazioni sul fenomeno rappresentano un passo decisivo.
Il coinvolgimento attivo delle scuole, che durante l’adolescenza assumono un ruolo cruciale nella formazione dei ragazzi, è indispensabile. Tuttavia, la sola prevenzione non può essere sufficiente. Il mondo dello sport, ad ogni livello, gli allenatori, gli insegnanti di educazione fisica, i vari canali di comunicazione di massa, come mass-media ed internet (e, perché no? i social network) appaiono fondamentali per la loro capacità di trasmettere messaggi con i quali si può incidere sui valori che determinano i comportamenti. E per potenziare l’effetto della prevenzione attraverso i metodi informativi, sarebbe opportuno rafforzare anche i fattori di protezione dei ragazzi, come l’autostima buona, la capacità di far fronte alle difficoltà, la gestione delle emozioni, la corretta percezione delle proprie abilità. Un rapporto di fiducia con l’allenatore o con l’insegnante di educazione fisica può far sì che, attraverso le lodi e le critiche giuste, la discussione delle difficoltà, la buona comunicazione, il giovane sportivo si senta capace e con le giuste aspettative prima di una gara.
La battaglia contro il doping deve quindi divenire un’attività che coinvolga più organizzazioni, dello sport e del sociale, e che viaggi attraverso i diversi canali di comunicazione. Necessita di informazione e formazione e deve coinvolgere non solo gli sportivi, ma l’intera sfera educativa.

Laura Redolfi
Psicologa, collaboratrice di Auxilia Onlus per il progetto

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