Primo Levi: “…l’infezione serpeggia…”

di Tiziana Mazzaglia @TMazzaglia

Primo Levi autore di numerosi libri ancora editi dalla Einaudi, reduce di Auschwitz, testimone dell’inaudito massacro umano. Morto suicida l’11 Aprile 1987.

Primo Levi (1919-1987) Poeta, chimico, scrittore. Fonte google

Primo Levi (1919-1987) Poeta, chimico, scrittore. Fonte google

Primo Levi nato il 31 luglio 1919 e morto suicida l’11 Aprile del 1987 a Torino. Di lui conosciamo le sue opere, in cui possiamo delineare anche lui stesso, attraverso le esperienze testimoniate: Se questo è un uomo; La tregua; La chiave a stella; I sommersi e i salvati; Se non ora, quando?; Il sistema periodico. Poeta, chimico, scrittore torinese, reduce di Auschwitz, testimone del più grande sterminio di massa. Scriveva, infatti: «Auschwitz è fuori di noi, ma è intorno a noi. La peste si è spenta, ma l’infezione serpeggia». I suoi occhi avevano visto scenari indimenticabili di sacrifici umani, frutto di menti profondamente malate. Salvo solo per la sua cultura, infine, muore suicida. Era riuscito a sopravvivere al massacro che, però gli aveva piantato radici profonde di male nell’ anima. Esperienza indelebile di sofferenza spinta oltre i limiti della crudeltà, una sorta di veleno che invade l’animo e lo intossica al punto tale di condurlo al suicidio. Una tematica nota nella cultura teatrale spagnola del Cinquecento e ripresa anche dal maestro Jerzy Grotowskij nell’ opera teatrale Il principe costante. Quando l’essere umano è attorniato di male e sofferenza la interiorizza dentro se stesso finendo per farsi del male, in una sorta di alleanza con chi lo circonda. Tematica trattata anche da Dante Alighieri, nell’ Inferno con la figura del conte Ugolino. Primo Levi ha spento la sua anima, ma nessuno potrà spegnere il suo ricordo e la sua testimonianza. I suoi libri sono tuttora editi dalla casa editrice Einaudi e sono letti in tutte le scuole, per non dimenticare e fare memoria di come la follia umana può essere pericolosa. Storie e vicende vergognose lette oggi nella sofferenza di quanto stanno rivivendo i nostri contemporanei in Siria e Levi aveva scritto: «Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre».

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