Storia di Hamid. Quando l’immigrazione è sinonimo di integrazione

Ogni anno arrivano a Venezia tanti minori non accompagnati da Paesi come Iran e Afghanistan. Grazie al progetto “Terre di Mezzo” gestito da Cooperativa Elleuno riescono a trovare in Italia la propria “America”

integrazioneQuesta è la storia di Hamid, uno dei tanti minori non accompagnati che ogni anno sbarca a Venezia alla ricerca della propria “America”. Una volta arrivati in Laguna, questi ragazzi, senza parenti in Italia, vengono presi in cura dal Comune che per loro ha avviato il progetto “Terre di Mezzo”, attivo dal 2008 e gestito da Cooperativa Elleuno. La storia di Hamid, così come la stragrande maggioranza dei profughi minorenni che arrivano a Venezia e che fanno parte del progetto, è, per fortuna, a lieto fine.

Hamid Nazari, afgano, arriva in Laguna ancora minorenne. Fugge dall’Afghanistan all’età di due anni. Una vita d’inferno la sua: la madre, colpevole di aver sposato un uomo di un’altra etnia, viene uccisa dai suoi stessi fratelli; il padre muore poco dopo di crepacuore, in Iran, dove era scappato con il figlio per fuggire all’odio etnico. Hamid cresce troppo in fretta per la sua età, in Iran vive anni di miseria tra lavori infami, da qui la decisione di partire verso nuovi lidi. Ed eccolo arrivare a Venezia, appena adolescente: per sfuggire ai controlli alle dogane, si nasconde sotto un camion. Le forze dell’ordine lo trovano al limite della sopravvivenza. Non parla una sola parola d’italiano ed è, ovviamente, spaventato. Ma grazie a “Terre di Mezzo”, nel giro di pochi anni, Hamid si diploma, trova amici e si fidanza con una ragazza italiana. Oggi lavora come gelataio. Insomma, è proprio a Venezia che scopre la sua “America.

Con il progetto “Terre di Mezzo” si cerca di ricostruire l’identità familiare dei minori, di accoglierli e di costruire loro un percorso di formazione e integrazione il più possibile personalizzato, che culminerà, una volta raggiunti i 18 anni d’età, nella fase di “sganciamento” con i ragazzi in grado di gestire la loro vita in massima autonomia.

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