Biancavilla, fotografia di un paese ad alto rischio

Michela Arnò

È stata scoperta proprio in Sicilia, in questo Comune alle pendici Sud Ovest dell’Etna, la fluoro-edenite, un minerale cancerogeno molto simile all’amianto. Di origine vulcanica e impiegato nell’edilizia negli anni ’50, è considerato il responsabile dell’anomala incidenza di mesoteliomi alla pleura tra gli abitanti della zona e di morti che avvengono da oltre vent’anni

A Biancavilla, paese di 24.000 abitanti alle pendici dell’Etna, a 30 km da Catania, si muore dal 1988. La causa è dell’inquinamento da fluoro-edenite, minerale cancerogeno dai caratteri chimici, fisici e morfologici molto simili ai minerali fibrosi appartenenti al gruppo dell’amianto. Causa mesoteliomi pleurici e peritoneali.
L’esistenza di fluoro-edenite è stata scoperta e accertata per la prima volta al mondo proprio a Biancavilla, nel corso di un’indagine ambientale dell’area iniziata nel 1997. Il minerale deriva dalla cava scavata alle pendici del Monte Calvario, sito alle porte del Comune, di origine vulcanica, le cui nubi e le cui polveri sottili sprigionate durante gli scavi hanno coperto per anni il paese. Dalla cava, nel periodo compreso fra la fine degli anni ’50 e il 1998, è stato ricavato pietrisco lavico con cui è stata fabbricata la quasi totalità delle abitazioni del centro a partire dal boom edilizio degli anni ’60.
È, tuttavia, soltanto dal 2001 che le indagini mineralogiche hanno permesso l’individuazione di questa nuova specie minerale, prima sconosciuta in natura: la fluoro-edenite appunto. Si è così aperto un caso di vero e proprio inquinamento ambientale da sorgente naturale.
Accanto a questo drammatico scenario è comparso anche il fenomeno delle micro discariche abusive di eternit, contenente amianto, disseminate per le campagne del Comune.
Tutti questi fattori fanno di Biancavilla un paese ad alto rischio. Secondo i dati raccolti dall’Assessorato Regionale alla Salute, i casi di malattie tumorali riscontrati (mesotelioma pleurico, nello specifico) risultano superiori di nove volte rispetto al normale per gli uomini e di otto per le donne. La media complessiva è di quindici casi all’anno mentre per le malattie respiratorie croniche e circolatorie i rilevamenti evidenziano un rischio più elevato, del triplo rispetto ad altri Comuni etnei.
Per la fluoro-edenite non esistono, a tutt’oggi, una legislazione e una regolamentazione. Queste permetterebbero, infatti, di conseguire un livello adeguato di sicurezza e la bonifica delle aree interessate. Proprio a causa dei vuoti normativi, nel 2004 il Ministero dell’Ambiente ha qualificato il comune di Biancavilla come “Sito di Interesse Nazionale”, adottando la normativa in materia di bonifica dei siti inquinati da amianto.
A partire dal 2004, quindi, è stato redatto e attuato il Piano di Caratterizzazione e dello studio della presenza di fibre dal Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale dell’Università di Catania, su incarico del Commissario delegato Sindaco di Biancavilla.
Il Piano prevedeva una rete di monitoraggio ambientale,
personale e meteo climatica sulla qualità dell’aria e indagini delle acque di falda nei pozzi privati interni al sito.
Ciò si somma ai progetti di bonifica previsti dal Ministero dell’Ambiente, comprendenti la bitumatura delle strade periferiche e di campagna in terra battuta, la bonifica totale del territorio della cava e gli incentivi per ricoprire le facciate delle abitazioni con vernici speciali. Ad oggi, però, poco è stato fatto. Tanti progetti, idee e speranze concretizzatisi solo nell’asfaltatura delle strade sterrate. L’intervento ha determinato la diminuzione dei valori nelle rilevazioni della fibra killer, ma null’altro è stato attuato per scuole, edifici pubblici o abitazioni comuni.
E la gente continua ad ammalarsi e a morire, proprio come Giovanni Galvagno, ultima vittima, la quarantasettesima secondo le statistiche, scomparsa lo scorso mese di ottobre a quarantacinque anni. Si era fatto portavoce della causa tra le associazioni anti-amianto in prima persona presentando, l’anno passato, apposita denuncia ai Carabinieri circa le vasche e le tettoie di amianto disseminate nelle vie periferiche e documentando tutto con numerose foto.
Da parte dell’amministrazione comunale rimane comunque la speranza di poter realizzare un grande parco di venti ettari che ricopra il Monte Calvario e che metta quindi la parola fine a questo incubo. Pare, però, che respirare aria pulita rimanga ancora un’utopia, mancando le risorse economiche.
Cosa si può fare, allora, per salvaguardare la salute dei cittadini biancavillesi? La risposta arriva dall’Assessorato alla Salute della Regione Sicilia: «È importante che venga garantita una sorveglianza epidemiologica continua con l’utilizzo delle fonti informative correnti rese oggi disponibili a livello regionale. Tale azione viene garantita dalla Regione attraverso il potenziamento e il ricorso alla rete dei registri di patologia già attivati nell’area. Peraltro, per quanto riguarda gli aspetti di prevenzione, specie in contesti di rischio ambientale, appare opportuno che venga garantito un approccio globale di promozione della salute che non restringa l’attenzione ad uno solo dei possibili determinanti ma consideri in maniera complessiva tutti i fattori di rischio che incidono sul territorio e verso cui sono efficaci programmi di prevenzione, educazione sanitaria, sorveglianza degli stili di vita e di diagnosi precoce. Sotto tale profilo la Regione, attraverso il Piano Prevenzionale regionale ha avviato, attraverso le Aziende Sanitarie, i programmi di sorveglianza e promozione della salute nel campo dei fattori di rischio modificabili e il potenziamento dello screening oncologico, oltre alla razionalizzazione dell’offerta territoriale diagnostico assistenziale. La Regione ha varato un programma organico di intervento per il controllo dei problemi di salute rilevanti emersi nelle aree a rischio ambientale sulla base delle previsioni dell’art. 6 della L. R. 5/99. In tale documento, in particolare per quanto riguarda la sorveglianza sanitaria dei soggetti esposti ad amianto, viene raccomandata l’adozione di analoghi protocolli anche nel sito di Biancavilla. Va ribadito, tuttavia, che l’elemento prioritario per la tutela della salute in aree a rischio ambientale è costituito dalla riduzione dell’esposizione operata attraverso gli interventi di bonifica che competono ad altro ramo di Amministrazione con particolare riferimento alle autorità ambientali. È del tutto evidente che, in assenza o nel ritardo di tale fondamentale elemento, ogni ulteriore intervento potrebbe vedere vanificata la propria efficacia, stante il perdurare dell’esposizione alle fonti potenzialmente nocive per la salute».

Michela Arnò
Collaboratrice SocialNews on-line

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