L’arte di Kandinskij cattura l’anima: Mostra a Palazzo Reale, Milano

di Tiziana Mazzaglia  @TMazzaglia

Mostra di Kandinskij a Palazzo Reale, Milano, fino al 27 aprile 2014. Oltre cento opere del fondatore della pittura astratta.

 

Accento in rosa (1926), particolare; Parigi, Centre Georges Pompidou.

Accento in rosa (1926), particolare; Parigi, Centre Georges Pompidou.

Milano ospita a Palazzo Reale più di cento opere del maestro Kandinskij, noto come il fondatore della pittura astratta. Attraverso fonti scritte, sappiamo che per Lui «il valore di un’opera d’arte consiste nel suo profetizzare un mondo» e che «in ogni autentica opera nuova viene ad esprimersi un mondo nuovo, ancora mai esistito». Non solo ci offre le Sue opere, ma ci insegna a guardarle osservandole. Ci parla di segni collegati alla psiche. Secondo Lui, infatti, vi è una terza dimensione capace di catturare la nostra attenzione in uno spazio psichico. Si tratta di una nozione di profondità che vede il quadro come una soglia di incontro tra l’ impressione interiore dell’artista e quella dell’ osservatore, fino al penetrare nell’opera stessa sentendosi catturare e prendendo così parte a ciò che è raffigurato. Kandinskij rompe con la tradizione di dipingere oggetti e figure che esistono nella realtà e crea la sua prima composizione di forme e colori totalmente emancipata dal problema della rappresentazione, attraverso quello che verrà definito astrattismo.  Si ha, così, il primo spazio interiore della storia della pittura, anche se il passaggio all’astrazione, che avverrà per slittamenti progressivi, non è ancora definitivo, né tonalizzante, almeno, fino al 1912. Il maestro ci propone uno spazio dove non esiste altro che forma ed energia, dove il segno sulla tela non solo ci fa vedere qualcosa, ma crea nel nostro animo un trasporto dell’anima, che permette di vivere il quadro stesso sotto forma di energia ed emozione. L’espressionismo resta sempre sostanzialmente figurativo e la sua attitudine visionaria e deformatrice è sempre carica di disagio esistenziale. Inoltre, mentre la teoria degli espressionisti definisce i suoi valori cromatici, per rapporto al nero e alla tenebra, il colore di Kandinskij e dei suoi amici prende corpo dall’esperienza fauve che, discendono dall’impressionismo, definisce, invece, ogni valore, per rapporto al bianco, ovvero alla luce. All’origine si parla di un’immagine senza oggetto che può dirsi invenzione dettata da un sentimento infantile, che miscela visibile e invisibile lasciando vibrare nella pittura nuove profondità.  L’opera “Improvvisazione XIX” ( o “Il suono azzurro”) del 1911 è divenuto un manifesto dell’ideale di armonia, come insieme di tensioni organizzate: ogni immagine deve essere sempre una tonalità che sappia sviluppare al proprio interno nuovi criteri mai esistiti, senza rifarsi alle combinazioni del mondo oggettivo. Possiamo definirlo un’artista indispensabile alla cura delle anime che sono alla ricerca di armonia.

Per informazioni: www.artpalazzoreale.it

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