Legality Band Project: “A colpi di rock parliamo di legalità e sosteniamo i giovani”

Da oltre un anno è nata una band musicale che, attraverso le note, promuove un progetto ad alto contenuto sociale ed economico, e soprattutto centrato sui giovani e l’occupazione giovanile.

di Ornella Esposito

 legality bandLanciare sassi che fanno male. Che devono fare male, colpire i giovani, scuoterli, fargli rimboccare le maniche. Questa è una delle mission di Legality Band, nata un anno fa, grazie alla caparbia passione di Francesco Maria Gallo, calabrese di origine e bolognese di adozione.

Una band che a colpi di rock (in italiano significa sasso, ndr), sta girando lo Stivale per promuovere il valore della legalità. Non solo. La Legality Band Project, attraverso le sette note, crea rumors intorno ai progetti di imprenditoria giovanile (legality project), vero core della band, che concretamente sostiene.

Insomma, non solo musica ma molto di più. Legality Band è un progetto volto ad aiutare i giovani nel loro presente («perché il futuro si crea nel presente», dice Francesco Maria Gallo), e a creare aggregazione positiva, sinergie, su territori difficili.

La nascita della band è legata all’esperienza umana e personale del suo frontman, Francesco Maria Gallo, figlio di un magistrato calabrese in prima linea contro la criminalità.

«Il mio destino – racconta sorridendo – sarebbe dovuto essere quello di laurearmi in giurisprudenza. Mi spedirono a Bologna per farmi studiare all’università, ma quando vi arrivai mi iscrissi invece a DAMS».

«Mio padre la prese molto male – continua con un sorriso affettuoso Francesco – poi man mano si rese conto che quella scelta mi faceva felice e mi sostenne. Lo fece in una maniera assai singolare: ogni volta che stavo preparando un esame mi chiedeva quali libri studiassi. Si comprava gli stessi libri, e li studiava contemporaneamente a me».

«In realtà avevo deciso di occuparmi del tema della giustizia e della legalità semplicemente da un altro punto di vista».

Ma l’impegno del frontman nasce molto prima, nella sua Calabria, con il rock popolare de i Calabrolesi: «Facevamo concerti nei luoghi fortemente contaminati dalla criminalità, ed eravamo centrati sul discorso antimafia. Io però mi accorgevo che oltre alla musica, importantissima, si doveva fare anche altro».

Francesco Maria Gallo, in poche parole, si era reso conto che per strappare i giovani alla criminalità, contro la quale si schierava a duri colpi di rock, bisognava offrire loro anche opportunità concrete di tipo lavorativo, aggregativo, culturale.

Così nasce, lo scorso anno, Legality Band Project. Infatti la vera novità della band sta in ciò che c’è non si vede immediatamente sul palco.

«Noi andiamo sui territori –prosegue Francesco –  e oltre a suonare, intessiamo relazioni con gli attori locali sani per la costruzione delle legality house, case di accoglienza per i giovani disoccupati (tantissimi in Italia), soprattutto al sud». «Con l’aiuto anche di Confindustria – spiega l’ideatore del progetto –  accompagnano i giovani verso la costituzione di un’impresa, li aiutiamo cioè nella fase di start-up attraverso consulenze, reperimento fondi, valutazione della sostenibilità d’impresa, monitoraggio. Il vincolo fondamentale è che l’impresa deve riferirsi al core economico del territorio ossia valorizzare le peculiarità di quella particolare area geografica».

L’idea è quella di diffondere un modello replicabile di economia sociale e etica, sotteso da un importante messaggio: l’economia legale è possibile e moltiplicabile.

A questo progetto, molto più ampio della sola musica, partecipa tutta la band composta, oltreché dal frontman (voce e chitarra), da altri sei musicisti, tra cui ben tre donne: Silvia Watke (chitarra solista), Andrea Basile (batteria), Sabrina Damiani (baso), Giuseppe Califano (piano), Anna Paola De Biase (sax), Loris Rossi (violoncello).

Tutti con esperienze musicali alla spalle molto diverse. La scelta di questo eclettismo non è casuale:«Vogliamo mostrare – dice Francesco – che le diversità riescono ad interagire in maniera armonica».

E sempre non a caso la musica della band è fortemente contaminata: «Ci deve essere necessariamente un passaggio di comunicazione tra vari linguaggi e  mezzi utilizzati per parlare».

Si passa infatti dal rock al pop, all’etno, contaminazioni che creano un mood travolgente, appassionato, vissuto, incazzato, innamorato.

I testi sono molto importanti per il loro contenuto altamente etico e sociale. Alcuni sono stati scritti dallo stesso cantante solista, altri sono testi molto noti come ad esempio “Ci vuole un fiore”(testo scritto da Gianni Rodari) o la famosa canzone per bambini “Il Caffè della Peppina”, soltanto cambiati nell’armonia e nel fraseggio musicale, e trasformati in canzoni di protesta.

La Legality Band Project ovviamente non poteva mancare alla Giornata mondiale contro la corruzione prevista per 9 Dicembre prossimo a Roma. Durante questa ricorrenza, celebrata con una manifestazione organizzata dal Ministero della Funzione Pubblica, proporrà una nuova canzone dal titolo “Svegliatevi” con la quale lancerà un altro sasso nello stagno dell’indifferenza e dell’illegalità.

Per info su LBP: www.legalitybandproject.org

 

Guarda i video: http://youtu.be/6DtCbrbVfgw

http://youtu.be/KeG_ubL186k

 

 

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