Social Network: positivi o negativi?

Foto: www.wakeupnews.eu

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Internet, Facebook, Netlog, Twitter…Una persona anziana si chiederebbe: “Cosa sono tutti questi nomi? Alieni? O insulti?”. Niente di tutto ciò: sono solo dei Social Network fra i più utilizzati, per comunicare tra loro, dai giovani d’oggi. Giovani che, per la maggior parte, spendono parecchio (anzi, troppo) tempo davanti ad un computer o ad altre realtà virtuali che, come si sa, tendono a far credere possibile ciò che in realtà è impossibile. Ecco che, di conseguenza, nascono dei “miti”, se così si possono definire, falsi: il superuomo che non ha bisogno di chiedere nulla a nessuno, la ragazzina bella e formosa che cambia vestiti e fidanzatini giorno per giorno credendo che ciò che indossava ieri oggi è fuori moda, il ragazzino secchione, lentigginoso con gli occhiali, che rappresenta la valvola di sfogo del gruppo da cui è sempre preso in giro, rappresentano solo una parte di questi “miti” che spopolano tra i Teen Agers e che sono pure il tema centrale di molti telefilm e soap odierni. Citando soap e telefilm non si può certamente omettere la televisione come mezzo di comunicazione talvolta negativo: in effetti non sempre si guardano programmi istruttivi e ciò aiuta le persone a farsi delle idee negative rispetto alla realtà che le circonda (i programmi televisivi demenziali e stupidi nel vero senso della parola sono, al giorno d’oggi, molto più diffusi e sempre più seguiti). E c’è pure chi minimizza tutto ciò: infatti Paolo Murialdi, nel suo libro Il giornale, pubblicato dalla società editrice Il Mulino afferma che “I direttori rispondono alle critiche dicendo che il mondo è cambiato e che loro (i giovani) sono cresciuto nell’era della televisione”(pag91).
Ma seguendo tutti questi miti si è realmente originali? No, proprio no: c’è che sostiene che si è solo “dei caproni” che seguono gli esempi propinati dalle persone che stanno sopra di noi, le quali vogliono fare della collettività i propri burattini. Questo è per realizzare i propri scopi a spese nostre ed è qui che ci si dovrebbe soffermare: tutti, e dico tutti, dovremmo lasciare perdere ciò che viene detto dai mass-madia. Certo, lo dicono in molti e lo si sente dire di continuo, ma finché nessuno lo fa veramente, nulla può cambiare. E’ vero, verranno toccati gli interessi di molti e tutti questi si lamenteranno di ciò, ma ciò non deve proprio essere tenuti in considerazione. C’è anche da tener conto che molti miti sono già radicati nelle vite degli uomini: bisogna analizzare e capire se questi mito sono “Costruttivi”, che danno una buona immagine di sé ed imitandoli si può fare del bene per la comunità (possono essere gli inventori, gli uomini di pace e così via), oppure no.
Può esistere qualche modo per eliminare, o comunque per cercare di rendere meno influenti, i miti negativi, si quelli attuali che quelli già radicati nelle vite degli uomini? Una soluzione è cercare di eliminare i miti non costruttivi, i “falsi miti”. E’ sicuramente una cosa non semplice, ovvio, ma che potrebbe essere fonte per portare a termine qualcosa di buono.
Tutto ciò deve però partire dall’alto, dai nostri governanti e dalle persone che sono un esempio per la comunità: è solo così che si può sperare di migliorare eliminando la negatività trasmessa dai mass-media. In questo caso l’azione politica, svolta dai partiti politici con l’appoggio della popolazione, ha un ruolo determinante nella scelta di modelli da seguire, soprattutto per i giovani che, come ho già detto e come è risaputo, in molti casi, non hanno quella criticità per poter scegliere cosa è giusto e cosa è sbagliato. Ed è qui che ritorna la domanda: perché i giovani (come gli d’altronde gli adulti e gli anziani) molte volte non hanno capacità di critica? Si ha la risposta che ho dato inizialmente: vi sono persone a cui fa comodo fare sapere solo ciò che vogliono, e non c’è risposta migliore per fare capire come la società moderna si è ridotta: in mano a pochi, tra l’altro molti dei quali sono delle persone sbagliate a cui affidare la propria vita e la propria nazione. Come afferma Paolo Murialdi, nel suo già sopra citato testo Il giornale “(…)con riflessione sui quotidiani i più in vista appaiono schierati politicamente: a volte in modi palesi, a volte in modi coperti. Questa condizione ha accresciuto l’importanza degli editori, detti anche Opinionisti. (…) Sta al lettore valutare se l’impegno a essere informato viene realizzato in modi corretti o, almeno, soddisfacenti.”(PAG. 34-35).

di Mauro Farina

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