Sarebbe meglio nascere in…

Nascere in Italia, piuttosto che in Francia, o in Norvegia, fa sicuramente la differenza. Questo in quanto le politiche per la famiglia sono, molto spesso, differenti nei vari paesi europei e l’Italia, che ha il triste primato del penultimo posto in Europa negli aiuti per le famiglie. I servizi per gli asili nidi sono insufficienti e costosi e la regolamentazione per i congedi è ancora ferma a come lo era una decina d’anni fa. Paesi vicini a noi, come Austria e Germania, hanno messo da parte il modello “Male Breadwinner”, ancora molto radicato in Italia, che prevede il padre al lavoro e la madre ad accudire i figli, introducendo congedi per la paternità e aumentando i servizi per l’infanzia: in questo modo si è creata una voragine ampia tra le famiglie italiane e quelle tedesche o austriache. Un altro paese invece, la Francia, ci fa ammirare la lungimiranza per aver puntato sullo sviluppo demografico che l’ha portata ad essere una nazione che ha raggiunto il tasso naturale di sostituzione della popolazione. La Francia offre aiuti economici e soprattutto servizi di cura d’avanguardia ed oggi può vantare il record del tasso di natalità in Europa.

Ma quanto costane le famiglie italiane? Secondo un’elaborazione dei dati Eurostat sia ha la spesa sociale: soltanto 281€ annui pro-capite, contro la media europea di 561€, che in percentuale è pari all’1,2% del PIL italiano contro la media europea del 2,2%, che arriva al 3% nei paesi scandinavie di lingua tedesca: 807€ della Finlandia, 863 dell’Austria, 825 della Germania, 622 della Francia; pare, seguendo questi dati, che nel nostro bel paese si investa di più sulle politiche pensionistiche, sposando una politica legata alle aspettative di solidarietà familiare, in cui la donna si prende cura dei figli, degli anziani e dei disabili. È questa una condizione che il nostro paese condivide con gli altri paesi della zona del Mediterraneo, in cui gli aiuti alle famiglie sono considerati un costo, e non un investimento. Spendono più di noi Ungheria, Slovenia e Cipro. Ci seguono in coda il Portogallo e gli altri paesi dell’Est Europa. I costi di cui si parla includono i trasferimenti monetari diretti, come gli assegni familiari, che mentre in Italia sono di basso importo e dipendono dal reddito, in Germania (il “Kindergeld”, la paghetta del bambino) ha un importo considerevole e viene assegnato a tutti, senza distinzioni di reddito; al pari della Germania c’è la Francia, ma a partire solo dal secondo figlio. Se si guardano gli asili nido, il 27% dei bambini francesi vi trova posto, insieme al 13% dei bambini tedeschi e al 12% dei bambini austriaci; in Italia solo 7 bambini su 100 vi trovano posto, con costi talmente elevati che uno dei due stipendi dei genitori, generalmente quello della madre, è destinato a pagare la retta mensile. Non bisogna dimenticare che i servizi di cura per la prima infanzia sono una condizione necessaria per il rientro della madre al lavoro, e non è un caso che un terzo delle madri italiane rinunci all’attività lavorativa che svolgeva prima della maternità, il tutto per accudire i figli.

Per quanto riguarda i congedi, in Italia, per madri con un contratto a tempo indeterminato, sono previsti un congedo di maternità di 5 mesi, retribuito all’80% dello stipendio e un congedo facoltativo, retribuitola 30%, fino a un massimo di 10 mesi; per madri che sono lavoratrici autonome o con un contratto a tempo determinato, vi è un congedo che può raggiungere 3 mesi. Anche qui il divario con austriaci, tedesche e francesi è veramente enorme: l’Austria ha un congedo che va dai 15 ai 30 mesi e che invoglia il padre, in quanto quando a stare a casa col figlio è quest’ultimo, gli sono concessi ulteriori 3 o 6 mesi.

La Francia invece è ancora più avanzata: oltre al Prime, un premio di 890€ (dato fino a un reddito de 43.363€) per la nascita del figlio, la famiglia può contare su un assegno di 177,95€, pagato mensilmente, dalla nascita per i primi tre anni di vita del bambino e un aiuto economico per chi decide di assumere una baby-sitter a domicilio, fino al compimento sesto anno di vita del bambino; se poi un genitore decide di stare a casa totalmente dal lavoro riceverà un assegno mensile di 552€ per sei mesi, ma se decide di lavorare part-time riceverà un assegno di 139€.

Resta solo che guardare all’Italia come un paese sconfortante in cui fare figli: il valore dei nostri assegni basta a malapena a fare un spesa settimanale al supermercato; si pensi che una madre single francese riceve dallo stato un assegno di 800€, una madre single italiana ne riceve uno di soli 130€. E’ per questo motivo che le famiglie monogenitoriali rappresentano la nuova povertà, e non nemmeno difficile da credere.

Si può solo pensare che in Italia fare un figlio, oltre che una gioia, può essere pure un guaio e ciò spiega perché l’Italia vanta un record negativo per quanto riguarda il tasso di natalità, che è poi il più basso d’Europa.

Fonte: Periodico “Axtur”, giornale ufficiale della cooperativa Sociale Dolce.

di Mauro Farina

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