Uno spazio tra la scuola e il fuori

Francesco Bitonti

La didattica attiva intende modificare in modo radicale i rapporti tra i tempi ed i luoghi dell’educazione: questi non vanno più distinti tra prima e dopo e dentro e fuori, ma tra esperienze e riflessione, attività complesse e lineari, esplorazione sperimentale e riflessione e consolidamento individuali.

Il “Parco Educativo Don Milani” nasce dalla costituzione di una rete educativa finalizzata a promuovere l’integrazione di diversi soggetti impegnati nel campo dell’educazione e dell’inclusione sociale: istituti di istruzione, istituzioni educative, istituzioni rappresentative ed associazioni di volontariato operanti sul territorio di Cosenza.

Quelli che seguono sono i principi ispiratori per la costituzione della rete e per le azioni messe in atto dai singoli soggetti. Il fenomeno della dispersione scolastica, inteso come inadeguata o insufficiente frequenza e scarso profitto degli allievi fino agli estremi della non frequenza e della bocciatura, richiede di essere monitorato in tempo reale ed affrontato in modo tempestivo. A tal fine, si concorda che le istituzioni scolastiche possono rivolgersi ad associazioni resesi disponibili nell’intento di raggiungere gli allievi e le famiglie per realizzare una conoscenza condivisa sulle problematiche riguardanti i contesti di vita.

Momenti critici per la dispersione sono quelli di passaggio, da individuarsi in relazione allo sviluppo psichico e sociale dei giovani e non solo in relazione ai passaggi formali delle scuole. In queste fasi, in cui il sé attraversa transizioni importanti, è necessario sostenere i giovani nelle forme adeguate all’età ed alla condizione personale. Le istituzioni consorziate, pertanto, concordano sulla necessità di approntare per queste fasi attività di sostegno alla genitorialità e di accompagnamento ed orientamento al sé in transizione.
Parimenti, si considera che la differenza tra ambiente sociale ed ambiente scolastico ed educativo ponga tutti i giovani, alcuni in particolare, in una situazione di ansia per il nuovo che devono incontrare, di difficoltà di adattamento a diversi modi di vivere le relazioni, a possibili conflitti tra condotte di vita. Per tale motivo, la dimensione dell’accoglienza svolta in forma di ascolto attivo e di osservazione rappresenta una dimensione quotidiana che richiede specifici rituali, nonché luoghi e configurazioni adeguati. Il ruolo degli educatori e delle organizzazioni di cittadinanza attiva è essenziale per lo svolgimento di questo compito, così come potrà risultare utile promuovere l’impegno degli appartenenti alle comunità di vita, quali collaboratori educativi, affinché passaggi e transizioni siano accompagnati anche da persone che condividono due culture, quella degli ambienti di vita e quella degli ambienti educativi. Si considera, infine, che la didattica attiva sia quella che consente a tutti, in particolare ai soggetti in difficoltà, di sviluppare appetenza per il conoscere e piacere di apprendere, le energie positive interiori che aiutano i giovani, insieme alle varie figure di accompagnamento, ad impegnarsi per migliorare se stessi e le relazioni in cui vivono.
Per didattica attiva si intende una didattica in cui l’operare, con la mente e con il corpo, venga posto alla base di quella speciale esperienza che è l’apprendimento, processo di interiorizzazione di strutture di pensiero basate sulla riflessione. Le istituzioni operano, quindi, per lo sviluppo congiunto di esperienze di questo tipo quali esperienze complesse e ricche di significazioni possibili da cui si dipartono attività di carattere più specializzato e lineari. Il laboratorio di didattica attiva costituisce la base di esperienza che consente la cooperazione – anche a distanza – tra docenti, famiglie, educatori, formatori alle professioni. La didattica attiva intende modificare in modo radicale i rapporti tra i tempi ed i luoghi dell’educazione: questi non vanno più distinti tra prima e dopo (pre-scuola, scuola, doposcuola) e dentro e fuori (scolastico extrascolastico, curricolare extracurricolare), ma tra esperienze e riflessione, attività complesse e lineari, esplorazione sperimentale e riflessione e consolidamento individuali. La didattica attiva rappresenta anche il principio regolativo delle relazioni tra istituzioni e figure professionali diverse, quali docenti, educatori, formatori, psicologi, pedagogisti, che cooperano in funzione della crescita dei giovani, aventi pari dignità e responsabilità, senza distinguersi in figure leader e gregarie o ausiliari. Si tratta di figure, quindi, che costituiscono una comunità legata da vincoli di reciprocità piuttosto che un’organizzazione gerarchica o parcellizzata.

Il progetto Parco educativo mette in rete diverse scuole della città di Cosenza ed alcune associazioni che operano, in particolare, con i Rom italiani, presenti a Cosenza dal secondo dopoguerra, e con i Rom rumeni, insediatisi come comunità a partire dagli anni 2000. Le attività del Parco educativo hanno visto, fino ad oggi, la partecipazione degli insegnanti delle scuole in rete e degli operatori e dei volontari che svolgono attività di sostegno allo studio, mediazione ed attività socio-educative.

Le attività del Parco educativo sono portate avanti sotto forma volontaristica da parte sia degli educatori, sia nel caso dei formatori di Maestri di Strada. Questi accompagnano l’iniziativa fin dalla nascita, quando si è posto l’obiettivo di mettere in relazione il mondo del privato sociale con l’istituzione scolastica. Il presupposto di partenza è che i ragazzi frequentano l’ambiente scolastico e l’ambiente extra scolastico, ma spesso e volentieri questi due luoghi non si conoscono tra loro, né, tanto meno, gli operatori che ne fanno parte conoscono le rispettive attività svolte. Inizialmente, quindi, nelle formazioni condotte dal 2011, si è proceduto facendo incontrare queste persone invitandole a riflettere e a dialogare su questioni educative. I momenti di formazione hanno cadenza mensile e vedono la partecipazione di decine di insegnanti, volontari e anche genitori. Guidati da Cesare Moreno, questi ultimi si trovano a vivere quella che si chiama “riflessione in situazione” seduti in cerchio per almeno due ore. È questo, infatti, il punto più importante del Parco educativo: riunire le attività istruttive con quelle socio-educative e, allo stesso tempo, creare uno spazio in cui si possano condurre delle attività riflessive e complesse secondo metodi diversi dalla lezione frontale e secondo un’ottica laboratoriale attraverso la collaborazione di figure diverse, come insegnanti, educatori e volontari.

Per quanto riguarda le attività con i ragazzi, attualmente queste vengono portate avanti dalle singole associazioni. Nel Parco educativo, invece, vengono realizzate insieme le attività di formazione. In una fase successiva, lo spazio comune (un’ala di una scuola dismessa e ora di pertinenza del Comune) dovrebbe essere messo a disposizione di un’associazione temporanea di scopo da parte del Comune. Come già avvenuto nel Natale scorso, i ragazzi delle associazioni aderenti hanno avuto modo di partecipare alla costruzione di un albero di Natale realizzato interamente con bottiglie di plastica. Il lavoro è stato reso possibile mettendo insieme le varie realtà guidate da due artisti, i quali hanno costruito i pezzi dell’albero in vari contesti della città.

Di seguito, uno stralcio del report di questa attività, eseguita durante tre giorni nel dicembre del 2012.

“Nel primo pomeriggio, si spostano da tre sedi diverse della città verso il Parco educativo di via Degli Stadi tre gruppi di ragazzi ed educatori. Sono le associazioni Agesci, gruppo scout Cosenza 1, il Circolo culturale Popilia e il Moci ong. Insieme agli artisti dell’Officina Babilonia Gianluca e Vera, prendono parte alla costruzione dell’albero di Natale della città. Ci sono pure due studentesse del liceo Lucrezia della Valle. In qualità di tirocinanti, partecipano all’attività proposta. Si tratta del primo incontro all’interno di una struttura che intende vivere di esperienze integrate tra scuola, privato sociale e società civile. Siamo in 35, di cui 26 ragazzi di età compresa tra i 6 ed i 12 anni. Il lavoro si svolge tra la stanza 64 e una parte dell’ampio corridoio. Interamente realizzato con bottiglie di plastica, l’albero si sta costruendo grazie al lavoro di tanti altri ragazzi che appartengono ad associazioni che operano sul territorio. Per questo, oggi ne costruiamo un pezzo riuscendo a completare l’intero ciclo che va dalla pulizia delle bottiglie al taglio, fino all’assemblaggio con striscioline, fondi coi petali e pezzi interi.

Tutti partecipano con grande entusiasmo. Il lavoro manuale richiede tanta attenzione. Dopo un cerchio di presentazione, ci si divide in gruppi di lavoro seguiti ognuno da un adulto di riferimento. Molti ragazzi fanno conoscenza per la prima volta e gli educatori di ogni associazione diventano gli educatori del Parco educativo.

A turno, i ragazzi lavorano alle varie fasi produttive. Dal più piccolino al più grande, tutti sperimentano il taglio della bottiglia di un’acqua calabrese in cinque parti o il fondo da trasformare in margherita. Poi, qualcuno mostra di trovarsi particolarmente a suo agio con una morsa di legno ed un taglierino a mo’ di flessibile per realizzare le striscioline di plastica che vanno a decorare lo scheletro dell’albero composto da tre assi di legno e da una rete metallica.

Passa anche l’ora stabilita della merenda. Ci guardiamo, io e Gianluca. D’un fiato, i ragazzi attraversano un pomeriggio diverso, significativo: sanno che quello che stanno facendo ha un valore e che questo sarà il decoro di una parte della città. Dall’intelaiatura al pezzo rifinito si passa in circa due ore, il tempo necessario per amalgamare il gruppo e raggiungere l’obiettivo.

Siamo contenti perché l’attività è andata meglio delle aspettative. Ci sono due operatori che stanno girando il documentario della costruzione itinerante dell’albero. I ragazzi prendono in carico l’albero simbolo del Natale e di una vita che nasce e che si rinnova. Loro ne fanno parte e il Parco educativo è questo.”

Francesco Bitonti
Educatore volontario, Laureato in Scienze dell’Educazione e Scienze Politiche

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